Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  maggio 21 Martedì calendario

MARTEDÌ SCHIAFFO AI BOCCONI BOYS

Che brutta figura per i “Bocconi Boys”. È il premio Nobel Paul Krugman a sbeffeggiare pubblicamente Alberto Alesina e Silvia Ardagna (Boccony Boy and Girl, sarebbe più preciso). In una lunga analisi sul fallimento dell’austerity, pubblicata sulla New York Review of Books, Krugman ricorda che prima ancora dello scandalo Rogoff-Reinhart (i due economisti di Harvard beccati a sbagliare le addizioni) ci fu un altro studio sull’austerity che fece una misera fine. Era una ricerca firmata Alesina-Ardagna, pubblicata nel 2009. Lo studio voleva dimostrare che si possono attuare politiche di austerity senza che queste deprimano l’economia, anzi addirittura con l’effetto opposto di stimolare la ripresa. Ma ad un esame serio, scrive Krugman, la ricerca firmata Alesina-Ardagna “cascò a pezzi”. Un’analisi del Roosevelt Institute dimostrò che tutti gli esempi citati dai due bocconiani erano sbagliati: “Nessun caso di austerity che rilancia la crescita si è mai verificato nel mezzo di una recessione”. Il mistero, scrive Krugman, è perché degli studi già ampiamente screditati da tempo continuino a guidare le politiche europee. Nella sua risposta indica due sospetti: il moralismo di Angela Merkel e gli interessi dei creditori.