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 2013  maggio 20 Lunedì calendario

“IL GIORNO DELL’OPERAZIONE E’ IL LORO SECONDO COMPLEANNO”

I numeri raccontano quanto non sia un “fenomeno”, nè tantomeno così di nicchia. “Quanti pazienti seguo? Circa 1500, oltre 400 dei quali sono stati operati da me per diventare donna”. Lui è il professor Carlo Trobetta, urologo e andrologo alla Clinica universitaria di Trieste e direttore del Cedig, Centro per il supporto al disturbo delle identità di genere.
Professore, evocare Casablanca per questo tipo di operazioni, è quindi solo una leggenda...
Una volta era così, dal 1988 poi ci sono anche io insieme alla mia equipe.
Qual è il percorso seguito dai suoi pazienti?
Lungo e complesso. È necessario affrontare dei colloqui con un sessuologo, uno psicologo e un endocrinologo. Quindi un iter legale, nel quale bisogna essere fortunati: molti avvocati se ne approfittano economicamente. Poi arriva un test di vita reale, vuol dire vestirsi da donna, adottare un nome femminile, capire come si interagisce con il mondo. Infine è necessario aspettare una sentenza del tribunale.
A quel punto arrivano a lei.
Esatto, ci siamo noi.
Quali sono le prime domande che le rivolgono?
Mi chiedono informazioni sui tempi di recupero, sul grado di dolore da sopportare , quando finalmente potranno provare un orgasmo.
Prima si riferiva alla sua equipe.
Fondamentale. Ho iniziato a Sassari e la situazione era molto più improvvisata. Ora abbiamo delle specificità, dallo psicologo al fisioterapista che permettono di seguire tutte le fasi: prima, durante e il dopo intervento.
Qual è lo stato psicologico dei suoi pazienti?
Una disperazione così totale da renderla indescrivibile. Per questo invito sempre i miei studenti ad andare a visitarli prima dell’operazione, a parlare con loro.
Sono sostenuti dalle famiglie?
Più di prima. Tanti anni fa dovevano scappare di casa, o nascondersi per non rovinare la reputazione di genitori o fratelli. Oggi riscontro una maggiore accettazione. Ed è fondamentale per affrontare un percorso così complesso. Ma forse non sono la persona più adatta alla quale rivolgere questa domanda.
Perché, scusi?
Opero a Trieste e oltre il 99 per cento di chi mi contatta viene da fuori, anche da molto lontano. Vuol dire che si è informato, è andato su internet, ha letto, quindi fa parte di un substrato culturale superiore alla media.
Come reagiscono dopo l’intervento?
Prima cosa parliamo di un’operazione abbastanza lunga, varia dalle quattro alle sei ore, con forte perdita di sangue. Dopo di che è necessario concentrare in pochi giorni un’educazione sessuale che normalmente dura cinque anni.
In che senso?
Prendere confidenza con la propria parte intima attraverso il contatto delle mani, dal terzo giorno successivo all’intervento.
E cosa avviene?
Spesso scoppiano in pianti gi gioia, toccano vette di entusiasmo, successivamente di sorpresa. Piano piano trovano il giusto equilibrio.
Qualcuna si è mai pentita?
Sì, una volta. Una storia atroce: voleva intraprendere il percorso inverso.
Mentre di solito?
Tutte le altre pazienti arrivano a festeggiare la loro seconda vita: il compleanno è il giorno dell’operazione.