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 2013  maggio 20 Lunedì calendario

SCORPACCIATA DI BTP PER LE BANCHE

Nei dodici mesi terminati a marzo le banche italiane hanno puntato decisa­mente sui titoli di Stato, aumentando la loro esposizione di circa 72 miliardi. L’accelerazione è stata notevole a inizio anno (30 miliardi solo da dicembre). Nei portafogli delle banche, secondo i dati della Banca d’Italia, ci sono così circa 362 miliardi di euro contro i 290 di un anno prima. Un li­vello importante ma che, secondo l’istituto guidato dal gover­natore Ignazio Vi­sco, è ancora ben lontano dai massimi de­gli anni ’90. La scelta delle banche ha sostenuto le aste del Te­soro e le quotazioni sul secondario in questi mesi sempre difficili per la crisi del debito sovrano.
A far da contraltare, tuttavia, ci sono i prestiti alle imprese non finanziarie che sono scesi -nell’arco di tempo considera­to - di circa 29 miliardi di euro, mentre quelli alle famiglie sono diminuiti di 9 mi­liardi. I due subtotali ammontano rispet­tivamente a 855 e 606 miliardi per un valo­re complessivo di 1.461 miliardi (-2,55% su base annua).
«Non c’è domanda per investimenti ma per ristrutturare il debito e magari ri­pagare le tasse», spiega un banchiere. Le famiglie poi sono alle prese con un calo del reddito e, inoltre, le compravendite di immobili sono crollate. Certo, i tassi rappresentano un’altra barriera: a Roma e Milano un mutuo si paga il 3,9 contro il 2,8 di Berlino e addirittura le nostre azien­de pagano quasi il doppio (3,5%) di quel­le in Austria. Una differenza che risiede nel fatto che le banche stesse pagano il de­naro molto di più delle loro rivali. Dalle banche iniziano comunque ad arrivare segnali di disponibilità a far ricominciare la crescita degli impieghi nel 2013. La pu­lizia dei bilanci è stata fatta svalutando o azzerando i portafogli sotto spinta della Banca d’Italia. Quest’azione ora verrà estesa a livello europeo sotto l’egida del­la Bce per rassicurare i mercati che non ci sono perdite occulte nei bilanci degli isti­tuti del Vecchio Continente. Ma, in real­tà, solo una ripresa del pil e della performance delle aziende, può far invertire la tendenza.