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 2013  maggio 20 Lunedì calendario

ECCO PERCHE’ AUMENTARE L’IVA E’ INUTILE

L’aumento dell’Iva dal 21 al 22 per cento dal 1º luglio può e deve esse­re scongiurato, perché si tratta di uno di quei classici casi in cui l’aumento dell’aliquota del tri­buto ne riduce il gettito più del suo ammontare e crea anche danni collaterali. Il gettito previ­sto è di 2 miliardi nel secondo semestre 2013 e di 4 miliardi nel 2014. La copertura quest’anno può essere trovata vendendo im­mobili pubblici per 2 miliardi, dato che il taglio del­le spese è destinato a coprire la perdita di 4 miliardi dell’Imu sulla prima casa. Bisogna evitare un danno analogo, seppure in proporzione mi­nore, a quello fatto con l’Imu, che ha da­to ­un gettito di 24 mi­liardi ma ha creato una depressione economica che ha fatto perdere più gettito di quello del­l’Imu generato se si considera la riduzio­ne nei consumi e quindi dell’introito dell’Iva, nelle vendi­te di immo­bili e quin­di nell’imposta di re­gistro, nell’occupazione e quindi nel reddito e nelle imposte sul reddito.
Nel caso dell’Imu essa ha dato 4 miliar­di in più della somma sperata. Posso­no smettere di crescere in futu­ro, perché la tassazione può ren­dere meno conveniente l’investimento immobiliare, ma nel frattempo il gettito dell’imposta a parità di aliquota non si con­trae ed è destinato ad aumenta­re se, affamati di denaro, i comu­ni rialzano le aliquote. Ma nel ca­so dell’aumento dell’Iva ordina­ria dal 21% al 22%, sarà il gettito di questo tributo a diminuire, probabilmente di una cifra che si mangerà quasi tutto l’aumen­to, mentre il Pil reale subirà una ulteriore flessione, anche per gli effetti psicologici negativi del­l’aumento. Il tasso di inflazione si accrescerà più che nel resto dell’Eurozona.
L’aliquota ordinaria Iva colpi­sce principalmente elettricità, gas, telefonia, vino, birra, liquo­ri; abbigliamento, calzature, ar­redamento, borse, valigie ed al­tri effetti personali; elettrodomestici, mobili, servizi domestici, detersivi, stoviglie e affini; lavan­deria e tintoria; giochi e giocatto­li, cancelleria, prodotti per la cu­ra personale, parrucchiere, istituti di bellezza; piante e fiori, gio­ielleria, bigiotteria e orologi; ra­dio, televisori, hi-fi e videoregistratori; computer, calcolatrici, auto, ricambi, lubrificanti, car­buranti, riparazioni di tutti i be­ni elencati, servizi di liberi pro­fessionisti. Nella misura in cui l’Iva si trasferirà nei prezzi, la massa dei consumatori ridurrà gli acquisti in proporzione, poi­ché che il loro reddito è un dato e il loro modesto risparmio non può essere ridotto (in gran parte si tratta di pagamento di rate di ammortamento di mutui sulle case e di premi di assicurazioni di previdenza integrativa).
Se poi il rincaro dell’1%rimar­rà sulle imprese anziché andare sul consumatore, come stimano molti, una parte delle impre­se sarà costretta a chiudere, per­ché i margini sono oramai all’os­so, un’altra aumenterà le vendi­te in nero. La Confcommercio stima che entro l’anno potrebbe­ro sparire 29mila esercizi al det­taglio in più del previsto. E la mortalità di imprese ci sarebbe anche nelle altre fasi. Il gettito per il 2013 di 2 miliardi è pari allo 0,125 del Pil, quello di 4 miliardi è lo 0,25. Ho già notato che è desiderabile e possibile una diversa copertura. Sottolineo che co­munque questa è una «mission impossibile», perché il gettito in più non ci sarà. Se ogni imposta indiretta generale potesse esse­re aumentata a piacere senza che il consumo si fletta, ciò vor­rebbe dire che i prezzi dei beni e servizi si possono sempre au­mentare senza che la loro domanda scenda e anche che la do­manda globale di consumi si può dilatare senza limiti nel red­dito. Il che è impossibile.
Per altro, la nuova tassazione come l’Imu degli immobili può servire a migliorare il saldo del bilancio tendenziale, corretto per gli effetti del ciclo, ciò assu­mendo che la depressione del Pil non ci sia stata, che nel 2013 ha un deficit di 1,8/2% (il calcolo può esser fatto con diversi modelli econometrici con diversi ri­sultati). È un esercizio assurdo, perché comporta di trascurare gli effetti negativi sull’andamen­to del Pil: Dobbiamo cercare di accrescerlo, è pericoloso ridur­lo ulteriormente con la pressio­ne fiscale.