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 2013  maggio 20 Lunedì calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 80

(Mimmo Franzinelli, «Il Giro d’Italia»)–

(vedi anche biblioteca in scheda
e database libro in scheda 2237392)


Gli anni d’oro del Giro d’Italia

Milano

Biciclette in circolazione a Milano nel 1893: 4.000; nel 1895 6.200.

Prezzi

Nel 1902 una bicicletta Bianchi costa dalle 290 lire per il modello economico alle 600 lire del modello «lusso extra da viaggio». Nel 1902 un operaio guadagna in media 2,5 lire al giorno.

Criminalità

«Nessuno dei nuovi congegni moderni ha assunto la straordinaria importanza del biciclo, sia come causa che come strumento del crimine; e a tal punto che se una volta si pretendeva (invero con un po’ di esagerazione) di trovare nella donna il movente di ogni delitto virile nel troppo celebrato «Cherchez la femme», si potrebbe con forse minor esagerazione sentenziare ora: Cercate il biciclo, in gran parte dei furti e delle grassazioni di giovani, soprattutto della buona società, almeno in Italia» (Cesare Lombroso, Il ciclismo nel delitto, 1900).

Preti

Pio X, che il 17 ottobre 1907 esprime all’arcivescovo di Milano Andrea Carlo Ferrari «la dolorosa impressione che lascia nei buoni e il disprezzo che suscita nei tristi il contegno di un prete in bicicletta».

Giornali

Nell’estate del 1908 sia La Gazzetta dello Sport sia il Corriere della Sera lanciano, ognuno per suo conto, l’idea di un Giro d’Italia. Ad appoggiare il Corriere sono il Touring Club e la ditta Bianchi, con la Gazzetta Angelo Gatti della Velocipedi Atala. Il 24 agosto il direttore della Gazzetta, Eugenio Camillo Costamagna, annuncia in prima pagina che nella primavera del 1909 si correrà il primo Giro d’Italia, con un tracciato di tremila chilometri e premi per 25.000 lire. Il Corriere è costretto ad accodarsi.

Partenza

La partenza poco prima delle tre di notte di giovedì 13 maggio. Dalle cronache della Gazzetta dello Sport: «Solo le 2.53. I piedi premono, i garretti scattano, il piccolo esercito di ciclisti si stacca. La folla scoppia in un lungo ululato di ammirazione, di entusiasmo, di augurio, di gioia. Un lampo, una luce bianchissima, abbagliante, che tutto avvolge e illumina come pieno meriggio. La schiera ciclistica sembra per un istante lunghissima, infinita, enorme».

Arrivo

L’arrivo della prima tappa a Bologna, all’ippodromo Zoppoli. Il gruppo giunge a notte inoltrata. Alla vista degli atleti la folla, che si era radunata fin da mezzogiorno, perde il controllo e invade la pista, confondendo così l’ordine d’arrivo. Il vincitore, Dario Beni, ha impiegato 14 ore e sei minuti per percorrere 397 chilometri.

Odissea

La stanchezza, gli incidenti e le strade impervie spingono molti corridori al ritiro oppure a chiedere un passaggio alle auto al seguito. Dalle cronache della Gazzetta: «Gajoni ci chiama disperatamente, ma non possiamo esser pietosi. Ceccarelli si sente male e vuol prendere la ferrovia, ma il poveraccio non ha i soldi: gli do venti lire. Alla sommità della salita troviamo l’amico Banfi: domanda sorridendo con che treno si parte per Napoli, poi dice di voler ritornare a Chieti, perché la tappa è troppo dura».

Oca

Nel 1919 il Gioco dell’Oca fa uscire una versione con le caselle corrispondenti alle tappe del giro d’Italia. Al numero 18, il ciclista esausto sosta tre giri; al 22, passaggio a livello; al 24 un raggio spezzato impone il pagamento della riparazione; al 27, smarrita la strada, top per cinque giri eccetera.

Mussolini

Quando Mussolini prende il potere nel 1922 la bicicletta è il mezzo di locomozione di gran lunga più diffuso: 1.100.000 esemplari. Le automobili in circolazione sono 41.000, le motociclette 36.800, 23.000 tra camion e autocarri.

Maglia rosa

Nel 1931 per la prima volta al capoclassifica viene data la maglia rosa, che lo rende riconoscibile alla folla e sponsorizza la Gazzetta dello Sport. Primo a indossarla, il 10 maggio, è Learco Guerra.

D’Annunzio

Nel 1936 la diciannovesima tappa si conclude a Gardone Riviera, in omaggio a Gabriele d’Annunzio, che saluta i corridori con ventuno cannonate (a salve) esplose dal Vittoriale. «Tutte le vittorie sportive debbono essere salutate col fuoco», urla il poeta.

Soldati

Alla vigilia del Giro del 1940, il direttore della Gazzetta Bruno Roghi scrive: «Chi fa sport è – in attesa e in potenza – un soldato» e mescola all’evento agonistico riflessioni sul «nuovo popolo germanico, uscito dalla palestra, con volto nuovo, che sbalordisce il mondo con le sue imprese», concludendo l’articolo così: «Il Giro d’Italia vuole essere – e sarà – una testimonianza maschia di ardimento, lealtà agonistica, fierezza!».

Robot

«Bartali è un uomo, Coppi un robot» (Malaparte).

Notizie tratte da: Mimmo Franzinelli, «Il Giro d’Italia», Feltrinelli, 20 euro.