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 2013  maggio 19 Domenica calendario

FIGLI DI ASTEROIDI E GLACIAZIONI PENSIAMO CON GLI EMISFERI INVERTITI

Il libro di Michael Gazzaniga, Chi comanda? Scienza, mente e libero arbitrio (Codice edizioni) ci racconta, con buona capacità divulgativa, lo stato dell’arte neuroscientifica: cosa abbiamo capito della nostra mente. Come raffiguriamo il mondo? Siamo liberi? Quello che ho dentro (in fondo all’anima, per chi ci crede, o in fondo alla coscienza) è il prodotto di un omino che muove i fili, appunto, irriducibile perché sincero e autentico? Fino ad ora le suddette questioni sono state patrimonio delle scienze umanistiche e tuttavia, con un po’ di umiltà, bisogna riconoscere che le recenti scoperte della neuroscienza sono molto affascinanti.
Lo è anche il percorso metodologico. Infatti Gazzaniga ci suggerisce: per cercare queste risposte dobbiamo indagare non solo sulle reti neuronali — i capitoli più belli del libro ci spiegano che grazie all’emisfero destro elenchiamo le cose che vediamo, poi, con il sostegno dell’emisfero sinistro, le interpretiamo e spesso le interpretazioni dell’emisfero sinistro non concordano con quello destro — insomma, non solo su questo, ma è necessario esaminare anche i caotici accidenti che ci hanno portato fin qui.

La nostra mente non è una tabula rasa, pura e scintillante, al contrario è un prodotto derivato, il derivato di una particolare e caotica e contaminata storia evolutiva. Quindi, per raccontare il libro, è utile un breve riassunto dei fatti fin qui accertati. Il Big Bang risale a 13,7 miliardi di anni fa, la Terra è vecchia di 4,6 miliardi di anni, la vita sul nostro pianeta è apparsa (relativamente) presto, 3,8 miliardi di anni fa. Circa 130 milioni di anni fa, le gimnosperme (sequoie, conifere) cedettero il posto alle angiosperme (le piante da fiore). Le angiosperme si diffusero con grande facilità e crearono un sottobosco variegato, cioè con più nicchie evolutive: termiti, formiche, api e altri insetti eusociali — che come noi proteggono il nido e il territorio — nascono allora. Circa 5 milioni di anni fa un cambiamento climatico (il sollevamento dell’istmo di Panama) fu causa di un’era glaciale, così l’ambiente arboreo — umido e ombroso — cambiò aspetto: diventò savana.
In quest’ambiente alcune scimmie antropomorfe, che avevano sviluppato un’andatura bipede, acquisirono un vantaggio evolutivo. Bipedismo significa mani libere. Certo, anche mal di schiena e restringimento del canale del parto. Ovvero cuccioli con cervello piccolo. Ma in questa storia costi e benefici vanno considerati insieme: grazie all’infanzia e all’adolescenza il nostro piccolo cervello è stato (ed è) capace di imparare tanto. Di contro i cuccioli d’uomo necessitano di protezione, motivo per il quale si è imposta la coppia monogama (una deformazione, almeno rispetto alle altre specie). Per un milione e 200 mila anni il genere Homo è stato cacciatore-raccoglitore — la nostra mente si è sviluppata in gran parte allora, in funzione di un ambiente completamente diverso da quello attuale. Finché, 10 mila anni fa, siamo diventati agricoltori.
In questi millenni ci siamo battuti contro l’imponderabile e per cercare dei rimedi abbiamo dato la priorità al cosiddetto sistema uno (una modalità di ragionamento che ha origine nel Paleolitico, fondata sulla velocità, sul basso consumo di glucosio e sulla capacità di arrivare velocemente, tramite associazioni, alla conclusione). Invece, il sistema due (quello lento, analitico, ad alto consumo di glucosio), utile per ottenere misure più precise e quindi rimedi migliori, è entrato in funzione con difficoltà, e nonostante l’illuminismo e la nascita di un metodo (ragione fa rima con dimostrazione), siamo ancora qui a barcamenarci. Ci chiediamo: l’universo ha uno scopo? E qual è? Quello di creare degli esseri senzienti?
Molte religioni forniscono questa spiegazione, tuttavia reclamano un accesso alla conoscenza fondato solo su dichiarazioni. La verità è che l’universo è inefficace nel produrre umani. Come dire, veniamo fuori dopo che il 99,9999 per cento della storia cosmica si è già svolta. Per di più dobbiamo pure ringraziare catastrofi e asteroidi: se i dinosauri fossero vivi, noi saremmo qui? Insomma, chi siamo rispetto a tutto questo, chi siamo noi che per una settantina d’anni passeggiamo su questa Terra? Buona domanda. Siccome abbiamo strumenti nuovi, non ci resta, dice Gazzaniga, che analizzare la singole parti della nostra mente.
Che cosa otteniamo? Risposte definitive no. Ma una visione ad ampio spettro e misure più precise, quelle, il libro di Gazzaniga ce le garantisce.
Antonio Pascale