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 2013  maggio 19 Domenica calendario

«QUEGLI INCONTRI CON CUCCIA E IL GIORNO DEL NOSTRO ABBRACCIO»

«Il professor Bazoli mi raccomandò una sola cosa: scriverla con passione». Nasce così «Una storia italiana, dal Banco Ambrosiano a Intesa Sanpaolo», libro nel quale Carlo Bellavite Pellegrini percorre la lunga «avventura» dell’istituto che, nato dalle ceneri di un fallimento, attraverso una serie di integrazioni e matrimoni diventa la prima banca del nostro Paese. La narrazione ha rispettato il mandato anche nel presentare un documento inedito di grande significato: i diari di Carlo Azeglio Ciampi, che da Governatore di Bankitalia ha fin dall’inizio puntato sull’autonomia dell’istituto e sul suo ruolo di polo aggregante. Pagine nelle quali si descrivono fatti, incontri, colloqui, progetti, sensazioni. E in cui si legge, alla data domenica 8 agosto 1982: «Da domani, in tutta Italia opererà il Nuovo Banco Ambrosiano».
Nelle 562 pagine del volume edito da il Mulino, che rappresenta la continuazione della «Storia del Banco Ambrosiano» (Laterza) scritta nel 2001 dallo stesso Bellavite Pellegrini, la storia della banca rifondata e sempre presieduta da Giovanni Bazoli si intreccia con quella del nostro Paese, in un percorso virtuoso costruito da uomini, relazioni personali, rapporti con le istituzioni, soluzioni perseguite non senza combattere ma sempre nella ricerca del consenso, una governance con una distinzione dei ruoli di presidente e consigliere delegato che ha anticipato le regole internazionali e assicurato una continuità che oggi non ha altri esempi nel nostro Paese.
Così dal crac del Banco di Roberto Calvi il 9 agosto 1982 nasce il Nuovo Banco Ambrosiano, che aggrega la Cattolica (1989) e diventa l’Ambroveneto, rileva Cariplo (1997) e sceglie il nome Intesa, quindi incorpora Comit (1999) e assume la denominazione di IntesaBci per poi lasciarla e tornare a quella precedente, e infine con le «nozze» torinesi (2006) diventa Intesa Sanpaolo, «progetto» quest’ultimo che, dice Bazoli, «corona» il suo «lavoro da banchiere»: un «lavoro», non una «carriera». Cammino realizzato anche grazie al top management scelto dal presidente: alla guida operativa della banca si succedono fra gli altri Pierdomenico Gallo, Gino Trombi, Carlo Salvatori e Corrado Passera (la storia ricostruita nel libro si conclude prima dell’arrivo di Tommaso Cucchiani). Ma, emerge in modo chiaro, il percorso è reso possibile anche grazie al contributo delle istituzioni che hanno il volto in particolare di Ciampi e Beniamino Andreatta: sono loro (Governatore e ministro del Tesoro) a scegliere Bazoli, professore di diritto pubblico all’Università Cattolica di Milano e all’epoca avvocato e vicepresidente della Banca San Paolo di Brescia, istituto che con Popolare di Milano, Bnl, Imi, San Paolo Torino, Credem e Romagnolo costituisce la squadra di banche pubbliche e private prime azioniste del Nuovo Banco, dopo che i big Comit e Credit avevano preferito (lo rivela Ciampi nei diari) non prendere parte alla prima «operazione di sistema» del Dopoguerra.
La passione del racconto si rivela nella descrizione dell’opera di Bazoli che, in difesa dell’autonomia della banca e nella costruzione «amichevole» delle aggregazioni, considera proprio dovere morale il rispetto di tutti gli stakeholder. Va in questa direzione, viene sottolineato, la soluzione del problema Rizzoli, con la vendita alla cordata capeggiata da Gemina, tesa a evitare insidie e strumentalizzazioni come indicato dalle parole dello stesso Bazoli: «Occorre un’attenzione vigile affinché il Corriere non cada nelle mani di nessuna forza politica determinata». Preservare identità, indipendenza e ruolo dell’istituto ha significato in molti casi svolgere opera diplomatica fra gli azionisti, che cambiano nel corso del tempo, e ricercare soluzioni anche attraverso l’ingresso di nuovi soci. Come nel caso del Crédit Agricole che, di fatto, nel 1989 contribuisce a fermare il primo affondo portato da Enrico Cuccia, il «miglior nemico» di Bazoli, come lo definisce Jean-Paul Fitoussi nella prefazione.
E proprio sui rapporti con Cuccia Bellavite Pellegrini rivela particolari inediti che riscrivono la storia delle relazioni fra i due banchieri, protagonisti principali del dualismo tra finanza cattolica e laica. Sono stati in molti a chiedersi come mai Bazoli il 22 marzo 1999, poche ore dopo che il lancio contemporaneo di due Opa di Unicredit su Comit e del Sanpaolo su Banca Roma (in entrambi i casi poi non portate a termine) aveva messo in discussione il potere di Mediobanca, riservò un pubblico tributo a Cuccia. «È del tutto inconsueto nel nostro ambiente incontrare un uomo del livello umano e spirituale del dottor Cuccia». Parole che hanno sorpreso visto che proprio il fondatore di Mediobanca aveva bocciato la nascita del Nuovo Banco Ambrosiano e per due volte, nel 1989 come si è visto e nel ’94 «aveva orchestrato da dietro le quinte operazioni per portare il Banco Ambrosiano veneto nell’orbita di Mediobanca». Ebbene, il libro rivela che nel ’94, fallito l’affondo con l’Opa della Commerciale sull’Ambroveneto, i due banchieri intrecciarono un rapporto che in seguito «assunse anche una connotazione di carattere personale» e che si sviluppa in una serie di colloqui «segreti»: «Il primo avvenne a Brescia, a casa di Bazoli», e altri due «in un appartamento messo a disposizione da Salvatori in Piazza del Carmine», dove «Cuccia compariva da solo, nella nebbia e nelle luci fioche della sera invernale». Una relazione confidenziale che porta Bazoli, nel pieno del «duello» con la Comit per la Cariplo, a «consigliarsi e confidarsi con Cuccia». Il quale gli dice: «Lei è l’unico che può farcela». «Ma nell’incontro accadde qualcosa di straordinario. Bazoli aveva esordito confidando lo smarrimento in cui si trovava per la tragica scomparsa del fratello Luigi. Cuccia l’aveva interrotto: "Professor Bazoli, io la posso comprendere perché in questi giorni, dopo sessant’anni di vita insieme, ho perso mia moglie». E a quel punto i due banchieri «si abbracciarono». Altri colloqui rimasti riservati hanno favorito, dopo la doppia Opa, l’acquisizione della Comit da parte di Intesa nel giugno del ’99.
Il libro approfondisce e rivela perché nel confronto-incontro fra Bazoli e Cuccia si dispiega anche l’evoluzione di quel mondo nel quale hanno convissuto (e convivono ancora) finanza laica e cattolica (tema di una celebre riflessione dello stesso Bazoli pubblicata sul Corriere della Sera il 29 dicembre 1985). Al di la delle definizioni, ancora una volta il terreno nel quale si sviluppano le più importanti operazioni bancarie e intervengono i due banchieri è quello della lealtà, come sottolinea Fitoussi. E della comune considerazione del valore che va oltre il perimetro degli azionisti, pur importante. Perché, sottolinea Bellavite Pellegrini, si è banchieri per il sistema, e non di sistema.
Sergio Bocconi