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 2013  maggio 19 Domenica calendario

NESSUNO COMPRA PIU’ CARTE. IN CRISI I RE DELLA MODIANO

La recessione non risparmia nemmeno le carte da gioco made in Italy. E così uno dei marchi italiani di maggior prestigio, la Modiano di Trieste, è entrato in crisi. La notizia è che la quasi totalità dei lavoratori, 70 unità, è stata messa in cassa integrazione a rotazione fino a metà agosto. I magazzini sono pieni, gli ordini non arrivano e i proprietari dell’azienda, la famiglia Crechici, hanno convocato i sindacati e concordato il da farsi. Assieme ai veneti della Dal Negro la Modiano si è sempre spartita il mercato italiano sostanzialmente fifty fifty, poi ha sviluppato con successo le esportazioni e una strategia commerciale orientata alla collaborazione totale con i grandi clienti. Che chiedevano carte ad hoc, con i loro brand e i loro slogan, da usare come alternativa alle inserzioni pubblicitarie o agli spot in tv. Ma è proprio questo mercato delle promozioni ad essere crollato per colpa della crisi e dei tagli alle spese operati soprattutto dalle aziende produttrici di bevande alcooliche. A mettere ulteriormente in difficoltà la Modiano (che fattura circa 12 milioni di euro l’anno) è intervenuta la crescente concorrenza dei cinesi (grandi produttori del settore) o di chi ha delocalizzato e reimporta in Italia carte da gioco fabbricate in Paesi a basso costo del lavoro. Tempo fa girava su Youtube, e aveva conosciuto un certo successo tra i navigatori, un video che ritraeva gli operai cinesi di una fabbrica di carte che le inscatolavano a velocità supersonica a guisa di moderni Charlot.
Il mercato delle carte vive principalmente sui frequentatori dei bar o dei circoli tipo Acli e Arci e grazie a loro c’è stata finora una buona rotazione degli acquisti. Si calcola che un mazzo di carte in un bar duri poco più di un mese e ogni punto vendita per essere all’altezza delle richieste dei giocatori ne deve avere nel cassetto almeno una dozzina. Chi conosce questo mondo sostiene che l’offensiva di videopoker e slot machine non ha intaccato l’amore per briscola, tressette e zecchinetta. Dice Marcello Fiore, direttore generale e memoria storica della Fipe (federazione pubblici esercizi): «Sono due segmenti di mercato e di società diversi tra loro. Chi ama le carte è portato a socializzare e a condividere con gli amici la sua passione, chi gioca con le macchine elettroniche preferisce star da solo». Fiore aggiunge che il gioco delle carte, almeno storicamente, in Italia è stato interclassista. E del resto nei bar di paese è facile ancora trovare il farmacista o l’avvocato che giocano ore assieme al bidello o al pescatore. Se vogliamo anche questa è una forma di ludopatia, decisamente mite e poco dispendiosa visto che la posta in palio, nove volte su dieci, è una consumazione al bancone.
Modiano, dunque, rappresenta un pezzo dell’identità italiana, quella che la casa editrice Il Mulino celebrò con una collana diretta da Ernesto Galli della Loggia. La nascita dell’azienda risale addirittura al 1868 quando Saul David Modiano arrivò da Salonicco nella città giuliana con l’idea di sviluppare il traffico commerciale con l’Oriente e invece avviò un’impresa che all’inizio produceva e commerciava cartine per sigarette. Al tempo Trieste era una piccola Detroit delle carte da gioco e Modiano fiutò l’aria, superò in qualità i suoi concorrenti e aprì fabbriche anche a Fiume e Budapest. Alla vigilia della prima guerra mondiale il gruppo dava lavoro a mille dipendenti. Non sempre però le cose sono andate per il verso giusto e i Modiano usciranno di scena circa un secolo dopo, per la precisione nel 1988, quando la Grafad di Giulio Crechici, un’azienda cartotecnica, subentra, ristruttura e prosegue l’attività in maniera lusinghiera. Sceglie una nicchia di mercato, segue l’evoluzione tecnologica dei materiali (il pvc) da applicare alle carte, sviluppa un modello di business che la metta al riparo dalla concorrenza. Il fascino del brand è rimasto sempre elevato e i manifesti Modiano — specie quelli firmati dal triestino Marcello Dudovich, il più noto dei cartellonisti italiani — sono apparsi spesso in film italiani e stranieri.
La Grande Crisi, però, per dirla con Totò si sta rivelando «una livella» e non risparmia nemmeno tradizioni imprenditoriali e artistiche del calibro di quella dei Modiano. Nel maggio 2012 aveva chiuso per trasferirsi nella Repubblica Ceca anche un’altra storica azienda giuliana, la liquori Stock, che guarda caso era stata uno dei clienti più affezionati nell’ordinare mazzi di carte da gioco da regalare come promozione ai baristi. Ora i sindacalisti triestini che seguono le vicende della Modiano sono molti preoccupati. Quei magazzini pieni di carte invendute non li lasciano dormire tranquilli e solo ad agosto sapremo se i 70 operai rientreranno a tempo pieno.
Dario Di Vico