Giovanni Pons, Affari & Finanza, la Repubblica 20/5/2013, 20 maggio 2013
COSÌ SUPER-SALA PROVA A VINCERE LA “CRONOMETRO” PER L’EXPO 2015
Milano «O ra bisogna procedere a passi spediti, devo convincere tutti a seguirmi in questa impresa». Sembrano parole dette ieri. In realtà si tratta delle prime frasi pronunciate da Beppe Sala nel luglio 2010 quando fu nominato amministratore delegato della società dell’Expo al posto di Lucio Stanca. Con quella nomina si conclusero due anni di inconcludenti polemiche sull’inadeguatezza di Paolo Glisenti a guidare l’evento e sul doppio stipendio dello stesso Stanca. Per fortuna nei due anni successivi lo stile sobrio e improntato alla ragionevolezza di Sala, 55enne bocconiano con 19 anni di esperienza in Pirelli, ha preso il sopravvento e ha permesso, comunque, di concludere con successo almeno la prima fase dell’Expo. Tra il 2011 e il 2012, infatti, il progetto è stato messo a punto e poi “venduto” a 128 paesi (si prevede di superare l’obbiettivo dei 130, tra cui al momento manca la Gran Bretagna) e a una decina di grandi aziende italiane che fungeranno da partner e contribuiranno con circa 300 milioni di euro. Tuttavia il difficile viene adesso e Sala lo sa bene: «Entro fine anno dobbiamo consegnare i lotti ai paesi in modo che possano costruire i loro padiglioni, ma siamo in ritardo e il brutto tempo non aiuta». Macchine avanti tutta, quindi, ma l’imprevisto è dietro l’angolo e per questo motivo da giovedì scorso Sala è diventato anche Commissario Unico dell’Expo, una carica che raggruppa le precedenti di Commissario generale e Commissario
straordinario del governo e gli assegna poteri speciali che dovrebbero permettere di superare tutte le eventuali pastoie burocratiche e procedurali. L’accelerazione è stata supportata vigorosamente dal presidente del Consiglio Enrico Letta, dal presidente della Regione Roberto Maroni e dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia, proprio per evitare il rischio di un clamoroso flop a giugno 2015. L’unico rimasto a remare contro è l’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni ormai orfano del ruolo di Commissario straordinario che ancora fino a qualche giorno fa lo vedeva protagonista al 30 esimo piano del Pirellone. «La nomina a Commissario Unico deve essere intesa come funzione di impulso alla realizzazione dell’evento, non certo di autocontrollo - spiega Sala - Ad ogni gara riceviamo un ricorso, ogni fabbricato che rimane in piedi più di 60 giorni è soggetto all’autorizzazione dell’osservatorio ambientale e paesaggistico. C’è un problema di tempi importante e come Commissario ora ho l’autorità per andare avanti in ogni caso». A ben vedere i poteri del Commissario unico possono servire anche nel caso di “interdittiva” da parte della prefettura nei confronti di qualche azienda assegnataria di appalti. Il via libera dovrebbe arrivare entro 45 giorni ma se il termine non viene rispettato e l’interdittiva arriva successivamente, a quel punto Sala ha l’autorità per chiamare i concorrenti e andare ad assegnazione diretta dell’appalto senza rifare l’iter della gara. Poiché mancano ancora 4-5 gare importanti da assegnare la sicurezza che non vi possano essere intoppi risulta fondamentale. Il Protocollo di legalità prevede che la Giuria per le gare d’appalto sia composta da membri interni nominati dallo stesso Sala, il quale ha comunque chiesto a un funzionario della prefettura di partecipare. Ogni giurato (sono cinque) deve poi esprimersi motivando ogni singolo punteggio. Al Commissario sono stati assegnati poteri anche fuori dal sito dell’Expo, per poter intervenire nell’ambito delle opere connesse, cioè la costruzione delle infrastrutture. Il progetto complessivo prevede la realizzazione della Tem (Tangenziali Esterne di Milano), la Brebemi e la Pedemontana, le linee del metro M4 e M5, snodi stradali, linee ferroviarie e tranvie per un totale di spesa di circa 12 miliardi di euro. Su questo aspetto il Commissario Sala non ha perso tempo: ha preso carta e penna e ha scritto agli enti locali chiedendo entro due settimane una relazione sullo stato di avanzamento dei lavori e sulle previsioni di realizzazione delle opere nei tempi previsti. Risultati che verificherà con propri tecnici e di cui poi riferirà al Parlamento e al Cipe. Dopodichè Sala, in qualità di Commissario, potrà decidere se dirottare risorse finanziarie dalle opere meno importanti che rischiano di non essere realizzate a quelle indispensabili che necessitano un’accelerazione. Le previsioni degli addetti ai lavori dicono che per la Brebemi e la Tem i tempi posano essere rispettati mentre della Pedemontana si farà solo un breve tratto. Così come della metro M4 entro il 2015 vedrà la luce solo il tratto da Forlanini a Mecenate mentre per la M5 i cantieri dovrebbero chiudersi in tempo. Al sito dell’Expo arriva comunque la M1 a cui sono stati destinati 300 milioni per nuovi treni e lavori di miglioria e manutenzione. Dunque Sala è a tutti gli effetti l’uomo forte dell’operazione Expo e professa ottimismo. «È chiaro che credo fermamente nel successo dell’operazione, vista la responsabilità che mi sono preso dice seduto dietro il grande tavolo quadrato della sua stanza in Via Rovello - Il problema dei soldi non esiste poiché gli 883 milioni stanziati dal governo sono stati congelati nella Finanziaria 2008 e vengono erogati al momento della spesa ». Gli altri 460 milioni circa devono arrivare dagli altri azionisti, cioè Regione, Provincia, Comune e Camere di Commercio e al momento solo i circa 60 milioni della Provincia sono messi in dubbio dalle difficoltà dichiarate dall’ente guidato da Guido Podestà. Un altro miliardo verrà messo in circolo sul territorio dai lavori che i principali 60 paesi cominceranno a realizzare per i padiglioni dal gennaio 2014. E dunque, secondo Sala, l’obbiettivo dei 20 milioni di visitatori in sei mesi appare raggiungibile. L’Expo, inoltre, potrebbe rappresentare un’occasione impareggiabile per rilanciare il turismo in Italia, se solo il governo in carica - ormai ne sono già passati quattro, Prodi, Berlusconi, Monti, Letta sapesse cogliere la clamorosa opportunità. «Nel 2015 le previsioni dicono che 100 milioni di cinesi andranno all’estero per turismo, oggi in Italia ne transitano 350 mila e noi vogliamo arrivare a un milione di visitatori cinesi all’Expo». Non sarà comunque facile viste le pastoie burocratiche: per dare un visto a un cinese, e il numero di visti è comunque limitato, l’Italia chiede di comunicare il numero di conto corrente sul quale deve essere depositata una certa cifra minima. Una richiesta che non viene rivolta agli italiani che viaggiano in Cina e dunque assai poco digeribile dalla nazione che sta crescendo di più al mondo. In ogni caso, per attirare un buon flusso di turisti, occorre anche sviluppare un bel palinsesto, qualcuno dice che Milano deve essere un “Salone del mobile” permanente ma tutto ciò dipende sostanzialmente dall’iniziativa del Comune e dell’assessore alla Cultura in particolare, Filippo Del Corno, appena succeduto a Stefano Boeri. «Milano è un grande catalizzatore di persone e di eventi ma bisogna organizzare, occorre mettersi in movimento perché il tempo stringe», conclude Sala. Molto si giocherà anche sul campo della comunicazione che tra qualche mese diventerà battente. L’alimentazione è un tema che si presta a diverse angolazioni, dall’acqua alla food scarsity, alla filiera produttiva, l’importante è saper costruire un racconto e farlo diventare un grande show ma anche un momento educativo, veicolandolo attraverso tv e Internet. La carta segreta di Sala potrebbe essere l’allungamento dell’orario di apertura: dalle 19 alle 24 l’Expo potrebbe diventare un luogo dove si possono degustare le cucine di tutto il mondo (un accordo con Farinetti di Eataly è in dirittura d’arrivo) e seguire spettacoli di vario tipo. Al milione di cinesi spetta il giudizio finale.