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 2013  maggio 20 Lunedì calendario

OLTRE IL GIARDINO ALL’ASSEMBLEA DI BANKITALIA UNA PLATEA IMBRONCIATA

Tra dieci giorni centinaia di banchieri confluiranno compatti nel salone della Banca d’Italia per ascoltare le consuete considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia. Ma mai come quest’anno il governatore Ignazio Visco, succeduto nel 2011 a Mario Draghi, avrà di fronte una platea così impermalita e ingrugnata. I banchieri imbronciati, che come i politici non godono in questo momento di grande popolarità, rimproverano all’Istituto centrale di aver imposto regole di bilancio così restrittive da contribuire a ridurre il credito alle aziende e a bloccare la ripresa di un paese in recessione ormai da sette trimestri. Una sorta di “malthusianesimo” bancario, foriero di altri guai per il paese e condito di metodi inquisitori, con circa quaranta ispezioni della vigilanza definite ’durissime’. Naturalmente, che la Banca d’Italia vigili occhiuta, specie dopo scandali come quello del Monte dei Paschi di Siena, vuol dire che non fa altro che il suo mestiere. Ma protetti dall’anonimato alcuni banchieri chiedono che non ci siano figli e figliastri, citando qualche caso di banche che sarebbero state ’graziate’. Fino a prova contraria, la stretta riguarda tutti, grandi e piccoli costretti a rettificare le cifre a copertura dei crediti anomali e delle sofferenze. La media di incremento per le banche quotate è del 55 per cento, per le non quotate, quelle che operano sul territorio e finanziano le piccole imprese, addirittura del 248 per cento. Va da sé che ciò compromette il maquillage dei bilanci,
i dividendi e anche i bonus ai banchieri. Per le banche che chiudono in perdita o con un risultato di gestione negativa, le direttive della Banca d’Italia prevedono che non vengano pagati bonus ’ai componenti degli organi con funzione di supervisione strategica e di gestione, al direttore generale, nonché ad altro personale più rilevante’. Per gli altri è prevista ’almeno una significativa riduzione del bonus anche nel caso siano stati raggiunti gli obiettivi di performance individuali e della business unity di appartenenza’. La Vigilanza, che conosce i suoi polli, intima anche che la riduzione o l’azzeramento dei bonus non siano aggirati ’attraverso impropri aumenti delle componente fissa o di quella variabile’. Capite allora la cupezza dei banchieri? Che, per di più, sull’applicazione delle direttive della Banca d’Italia e sulle ispezioni si beccano tra loro, rendendo faticosa la vita del nuovo presidente dell’Abi Antonio Patuelli, ex deputato ed ex sottosegretario ai tempi del Partito liberale. Per dirne una, nel Veneto, a pochi chilometri di distanza, si fronteggiano Verona e Vicenza, con i loro esuberanti presidenti Carlo Fratta Pasini e Gianni Zonin. Perché la Popolare di Vicenza ha avuto l’ispezione della Vigilanza prima della revisione dei criteri di valutazione dei crediti deteriorati, consentendole di chiudere il bilancio con utili in crescita di oltre il 6 per cento e distribuire un dividendo? E forse di ingrandirsi al centro d’Italia, prendendosi magari la Popolare di Spoleto? Verona, del resto, non si era già gonfiata come una rana con le acquisizioni che hanno portato alla nascita del Banco Popolare? Ma si spera che i tempi di Fazio e Geronzi siano finiti.