Piergiorgio Odifreddi, la Repubblica 19/5/2013, 19 maggio 2013
LA FORMULA DI QUELLE MULTE MALIZIA O STUPIDITÀ?
Quando si parla di tasse, si parla di numeri. In un certo senso, dunque, gli uffici di Equitalia costituiscono degli analoghi dei Dipartimenti di Matematica delle Università, e come tali sono soggetti, nel bene e nel male, alle politiche universitarie. Le quali, come ben si sa, possono manifestare aspetti di pura e semplice perversione.
Un tipico esempio è il procedimento bizantino che deve seguire chi dichiara redditi plurimi, percepiti da più datori di lavoro, per prestazioni continuative od occasionali. I datori di lavoro devono mandare al fisco le fatture dei
pagamenti, e a inviarne copia ai beneficiari. I quali devono collezionare le copie ricevute, e rimandarle al fisco unitamente alla propria dichiarazione dei redditi.
Poiché le ricevute originano comunque da un’unica fonte, il doppio binario non costituisce nessun tipo di controllo: volendo evadere, si paga in nero e senza fatture, e la cosa finisce lì.
L’unica discrepanza si ha quando il beneficiario non riceve o perde qualche copia, che il fisco ha comunque in originale. A questo punto scatta una multa, che viene notificata di regola solo allo scadere del termine massimo dei cinque anni previsti dalla legge, e con un interesse del 10 per 100 semestrale: cioè, maggiore del tasso di usura stabilito dalla Banca d’Italia!
La multa, che poteva essere evitata se il fisco avesse semplicemente richiesto fin da subito il pagamento del dovuto, come avviene nei paesi sensati, lievita in tal modo di due volte e mezza. Si deve attribuire dolo o colpa a Equitalia? La risposta viene dal rasoio di Hanlon: mai imputare alla malizia ciò che può essere facilmente spiegato con la pura e semplice stupidità.