Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  maggio 19 Domenica calendario

AL BOSS PIACE OCCUPARSI DI ECONOMIA

L’economia criminale: un argomento che ha particolare rilevanza per l’Italia. Non perché non vi siano criminali negli altri Paesi, ma perché in Italia la criminalità - almeno una grossa fetta - non è spicciola ma organizzata. Basta aver letto il "Padrino" di Mario Puzo o aver visto i grandi film che ne sono stati tratti in America (con Marlon Brando nella veste del "Godfather") per rendersi conto che la mafia è una triste "istituzione" italiana, che ha avuto purtroppo molto successo all’esportazione. L’economia criminale è ignorata dalle misure dell’attività economica: non fa parte del Prodotto interno lordo (Pil). Eppure, dal punto di vista strettamente economico, è un business: chi vende droga se la procura da qualche parte (costi) e poi la vende all’ingrosso o al dettaglio (ricavi). La stessa cosa si può dire dei "servizi" resi dalla prostituzione o dalle bische clandestine. La ragione per cui l’attività criminale non è compresa nel Pil è un’altra: mentre è (relativamente) facile calcolare il reddito di un’impresa o di una famiglia, è molto difficile calcolare il reddito di quelle attività che, per loro natura, si svolgono nell’ombra e non lasciano traccia.
Ci sono poi anche altri più gravi problemi. Se un negozio vende la mozzarella e un altro vende telefonini, non si danno fastidio. Ma se un negozio vende la mozzarella e un delinquente "vende" protezione (il pizzo, e se non lo paghi ti brucio il negozio), questa seconda attività non solo intralcia quella del negozio che vende mozzarella, ma intralcia tutti i negozi. Pensateci: se voleste aprire un negozio, lo aprireste in una zona dove vi vengono a chiedere il pizzo, dove dovreste stare sempre con l’ansia, assoggettarvi a un ricatto?
C’è una statistica che si chiama "tasso di occupazione’: si tratta della percentuale di persone che lavorano. Questo tasso di occupazione in Italia è basso nel confronto con gli altri Paesi, ed è basso in particolare nel Mezzogiorno (vedi grafico). Ci sono molte ragioni che spiegano questo, e non voglio dire che i tentacoli della criminalità organizzata siano la sola ragione; ma è certo che giocano un ruolo molto importante nel rendere difficile "fare impresa" in Italia.
L’economia criminale non è la stessa cosa dell’economia "sommersa" (quella che non paga le tasse e lavora in nero). L’economia sommersa fa parte del Pil, e gli statistici fanno delle stime per valutare quanto vale l’economia sommersa; non sono stime facili, ma si fanno, mentre sarebbe molto più difficile stimare i redditi dei rapinatori o dei trafficanti di droga.
Parliamo di droga, allora. Il traffico di droga, come sapete, è un’attività criminale e la droga è un flagello sociale: rovina chi la usa, rovina le famiglie e la società. E cominciamo allora con una domanda provocatoria: perché non rendere libero il consumo della droga? Vediamo i pro e i contro, e proviamo a immaginare un dialogo fra chi è a favore (Pro) e chi vuole lasciare le cose come stanno (Contro).
Pro: oggi come oggi noi abbiamo due problemi. Da una parte, il consumo di droga, con tutto il suo codazzo di malati e di mali sociali. Dall’altra parte l’immenso apparato criminale che sostiene il consumo di droga. Un apparato criminale che vive ovviamente nella clandestinità e che ne emerge solo per lotte e ammazzamenti. Se la droga fosse libera avremmo ancora il primo problema - il consumo di droga - ma non avremmo più il secondo - l’apparato criminale che sostiene il consumo.
Contro: sei ingenuo. Se la droga diventa libera chi la vende e a quale prezzo?
Pro: la vende lo Stato, nelle farmacie o in altri luoghi autorizzati. Il costo di produzione della droga è basso, e lo Stato la venderà a un prezzo superiore al costo di produzione ma inferiore ovviamente al prezzo al quale la vendevano gli spacciatori.
Contro: qui ti volevo. Se la droga costa di meno ed è di libera vendita, non credi che ci saranno molti più drogati? Come puoi pensare di liberalizzare la droga e creare tanti più infelici?
Pro: non è detto. Quelli che oggi non si drogano lo fanno perché la droga costa tanto o lo fanno perchè pensano sia stupido drogarsi? Sì, ci saranno alcuni che saranno invogliati a provare la droga perché è libera e costa di meno. Ma ci sono anche tanti che in passato si sono avvicinati alla droga perché volevano provare il brivido di sfidare una proibizione. Se questa proibizione non c’è più, prendere la droga non è più così eccitante...
Contro: queste sono solo teorie. Cosa fai se poi ti ritrovi le strade piene di drogati?
Pro: li curo. Prova a pensare a quanti soldi risparmia/guadagna lo Stato. Primo, si appropria di una parte dei "superprofitti" dei trafficanti di droga vendendola al prezzo che si è detto. Secondo, risparmia su tutto quello che spende per la repressione del traffico di droga. Anche ammettendo che quello che risparmia vada a potenziare altri settori della lotta contro il crimine (e quindi migliori quel servizio pubblico) i profitti dalla vendita della droga possono essere destinati a campagne di prevenzione e di cura.
Insomma, come vedete, gli argomenti pro e contro abbondano e ognuno di voi, secondo le inclinazioni dell’animo e le disposizioni della ragione, potrà decidere quale gli sembra la soluzione più giusta.