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 2013  maggio 20 Lunedì calendario

IN GRECIA ECONOMIA DISASTRATA MA PER BORSA E BOND RIALZI RECORD

Con un rialzo del 140% in poco meno di un anno (e un +40% in 6 settimane), la Borsa greca è probabilmente la migliore al mondo. E il risultato non è niente paragonato a quello che hanno fatto i titoli di Stato. Dal minimo relativo del maggio 2012, s’intende quello successivo alla ristrutturazione del debito, il decennale è risalito del 379%: e fa il 410% se si considera il rendimento della cedola. Meno di due mesi, fa il titolo rendeva quasi il 13%. Oggi è all’8,2%, neanche tre punti più del decennale portoghese o, se si preferisce, un punto percentuale sopra il livello toccato dal Btp nel novembre 2011. Se la tendenza dovesse continuare a questi ritmi per altri due mesi, un Paese che era dato per spacciato, dal punto di vista delle finanze pubbliche e da quello dell’economia, rischia d’essere considerato virtuoso: un bella storia da turnaround (giro di boa) per dirla con un’abusata (e alquanto retorica) terminologia inglese.
Peccato che i greci abbiano ben poco da festeggiare. Il 27% è senza lavoro e la percentuale, pur in continua crescita, sottostima di gran lunga il numero dei disoccupati ufficiali e degli scoraggiati. Il Pil è sceso del 6,4% lo scorso anno e sarà quasi altrettanto negativo quest’anno. Eppure Fitch ha alzato il rating del Paese (a B-), se non altro perché si sarebbe allontanata la prospettiva di un’uscita dall’euro. È vero che si sta riducendo il deficit pubblico: che resta tuttavia negativo, con la prospettiva di un debito destinato a salire al 180% del Pil nel giro di un anno. La terapia starebbe funzionando abbastanza bene e il decorso della malattia è in linea con le previsioni, sostengono a Bruxelles e a Francoforte. Ciò nonostante il paziente greco avrebbe bisogno di fare altri sacrifici nel 2015-2016, ha precisato lunedì la Commissione europea.
Se tutto ciò difficilmente potrà procurare felicità ai cittadini greci, è tuttavia sufficiente per confermare gli investitori nella bontà dei loro recenti acquisti di bond e azioni e per rinsaldarli nella determinazione di continuare su questa strada. Sono già saldi, a prescindere, gli investitori. Con i rendimenti obbligazionari quasi a zero in gran parte del mondo e con l’enorme liquidità generata o semplicemente fatta tintinnare dalle banche centrali, l’8,2% del decennale greco è più che allettante. Allo stesso modo, lo sono i bond delle società telefoniche e mercantili. «C’è un potenziale rialzo del 25-40% per queste obbligazioni», spiega un gestore di hedge fund citato, dal Wsj, «e del 50-60% per i debiti subordinati delle banche»: quelle stesse che fino a pochi mesi fa erano date per fallite.
Ancor più entusiasta è il californiano David Halpert che a Singapore ha fondato il Prince Street Capital, un hedge fund che investe nei Paesi emergenti. «La Grecia è un po’ come la Russia di 20 anni fa», spiega alla platea d’investitori che martedì affollava l’Advisors Forum, organizzato dal gruppo Banca del Ceresio. Secondo Halpert, la Grecia va considerata alla stregua di un Paese emergente, con un sistema di potere ancora poco democratico ma in procinto di subire profondi cambiamenti: dai quali, secondo lui, dovrebbe scaturire un vero sviluppo economico.
Si potrebbe pensare che tanto entusiasmo per le attività finanziarie di Atene tragga origine dai livelli sacrificati in cui sono finite le quotazioni azionarie e obbligazionarie greche (la borsa, nonostante un balzo del 140% vale appena un quinto di quanto stava sei anni fa). Ma l’entusiasmo di questi investitori, in prevalenza americani, come quelli che fino a un anno fa avevano ridotto ai minimi termini i prezzi delle azioni e dei titoli di Stato italiani, spagnoli, portoghesi, oltre che greci, sembrerebbe ragionato e genuino. Se non fosse, invece, il risultato di uno di quei ricorrenti cambi di mentalità degli investitori internazionali che, a un certo punto del ciclo dei mercati, cominciano a perdere del tutto la cognizione del rischio.