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 2013  maggio 19 Domenica calendario

DALL’AMBROSIANO A INTESA UN’ AVVENTURA LUNGA 30 ANNI

È «Una storia italiana», come recita il titolo, quella che porta dal Banco Ambrosiano a Intesa Sanpaolo, ma è anche la storia di un banchiere che banchiere non avrebbe mai pensato di diventare, come Giovanni Bazoli, e che invece in un trentennio di «lavoro» - ama definirlo in questo modo mentre rigetta la definizione di «carriera» - ha portato l’istituto nato sulle ceneri del vecchio Banco Ambrosiano a divenire il maggior gruppo creditizio italiano e uno dei principali in Europa.

Carlo Bellavite Pellegrini, docente di Finanza aziendale alla Cattolica di Milano e già autore di una «Storia del Banco Ambrosiano», parte con questo libro da dove aveva terminato il precedente lavoro. E lo fa con un’invidiabile ricchezza di fonti a disposizione: i verbali di tutti gli istituti bancari coinvolti nella storia del gruppo - con il significativo corollario che alcuni avversari di un tempo sono finiti, archivi compresi, proprio sotto le insegne di Intesa Sanpaolo - e il pieno accesso a molti protagonisti di quelle vicende a partire dallo stesso Bazoli e da Carlo Azeglio Ciampi, prima Governatore della Banca d’Italia e poi presidente del Consiglio e ministro del Tesoro; in una preziosa appendice al volume vengono pubblicati anche i suoi diari.

La vicenda è appunto quella travagliatissima di una banca, il vecchio Banco Ambrosiano, che nell’estate del 1982 – dopo gli scandali e gli ammanchi, la morte violenta di Roberto Calvi e il commissariamento, è al bivio tra la liquidazione – che potrebbe soddisfare gli appetiti di molti, viste le partecipazioni possedute attraverso la Centrale Finanziaria, che vanno da pezzi pregiati del settore bancario a una quota sostanziosa della Rizzoli - e un difficile salvataggio. E’ quest’ultima la scelta di Carlo Azeglio Ciampi, vero nume tutelare della (ri)nascita del Banco Ambrosiano, assieme all’allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta.

E poi, ovviamente c’è il Professore - come tra bancari e banchieri è universalmente conosciuto – all’epoca docente di Diritto amministrativo alla Cattolica e, unica mostrina in campo creditizio, la vicepresidenza della Banca San Paolo nella sua Brescia. Bazoli viene convocato in Bankitalia per l’incarico di presiedere il Banco Ambrosiano il 3 agosto di quell’anno: «Ciampi e Andreatta mi presero sotto braccio... Perché esita, mi chiedevano? Io dicevo: ma sono un giurista. E Ciampi: e allora io, che sono laureato in Lettere? Andreatta concluse: adesso tocca a te. Mi convinsero. Ma quando arrivai in albergo mi sembrava un incubo».

Un incubo che si trasformerà se non in un sogno, ché non di questo sono fatte le vite delle banche e dei banchieri, in una travolgente avventura. Subito emerso come uomo capace di guidare il composito azionariato del Banco – soci privati e pubblici, banche cattoliche e laiche, influenze che vanno dalla Dc al Psi – Bazoli si rivela con lo svolgersi degli eventi stratega lungimirante e abile tattico, capace anche di più di una malizia. Lo fa favorendo sempre la crescita del Banco attraverso operazioni rigorosamente non ostili e guardando sempre gelosamente alla sua autonomia: prima l’istituto si espande a Est, assorbendo la Banca Cattolica del Veneto e diventando così il Banco Ambrosiano Veneto, poi si trasforma in Banca Intesa – un nome tutt’altro che casuale, quasi un manifesto programmatico per Bazoli – attraverso l’aggregazione con la Cariplo; ancora incorpora quella Comit che in due riprese – nell’89 e poi nel ’94 - aveva cercato di vestire i panni del conquistatore e infine – siamo ormai al 2006 – si fonde con il torinese San Paolo Imi. Anch’esso, sia detto per inciso, spesso in rapporti piuttosto tesi con la banca guidata da Bazoli, nei lustri precedenti.

Quasi trent’anni, dunque, di continua espansione e di battaglie, talvolta aspre, con la politica invadente, con i concorrenti desiderosi di crescere e talvolta anche con i soci, sempre in nome dell’autonomia della banca. Ecco così le tensioni con Gemina che orbita tra il mondo Fiat e quella galassia Mediobanca-Generali che sotto la guida di Enrico Cuccia prova più di una volta ad annettere il Banco Ambrosiano nelle sue successive forme. Ma ecco anche - sullo sfondo di quello che pigramente si dipinge come l’eterno scontro tra la finanza cattolica del Professore e quella laica e vagamente sulfurea dell’allora via Filodrammatici - il rapporto intenso tra Bazoli ed Enrico Cuccia. Un rapporto, rivela il volume, segnato anche da incontri segreti nel ’94, quando i due si incontravano in un appartamento messo a disposizione dal banchiere Carlo Salvatori nella splendida Piazza del Carmine a Milano: «I ricordi del professore evocano l’atmosfera irreale di quegli incontri segreti. Cuccia compariva da solo, nella nebbia e nelle luci fioche della sera invernale... Una stretta di mano e i due entravano insieme, senza incontrare nessuno, in un palazzo che sembrava disabitato». E un rapporto che si farà ancora più stretto nell’ottobre del ’96: Bazoli viene ricevuto da Cuccia in Mediobanca e gli rivela il dolore per la scomparsa del fratello Luigi, appena avvenuta. Cuccia lo interrompe: «Professor Bazoli, io la posso comprendere perché in questi giorni, dopo sessant’anni di vita insieme, ho perso mia moglie». Abbraccio tra i due banchieri.

Ma tra battaglie societarie e rapporti personali, quello che lega le vicende della banca e dell’uomo che più di ogni altro l’ha guidata è la ricerca di uno spazio di realizzazione che esuli dai semplici numeri di bilancio. Come spiega l’autore verso il termine del libro: «Mi è capitato di chiedere al professor Bazoli quale fosse stata la bussola della sua attività come banchiere. Mi ha risposto, senza esitazioni, di essere stato guidato dall’obiettivo di far rinascere e crescere l’Istituto che gli era stato affidato (difendendone l’indipendenza di fronte alle ripetute aggressioni, ma anche – nello stesso tempo – di concorrere allo sviluppo civile e culturale del Paese». Un giudizio condiviso nella prefazione al libro dall’economista Jean-Paul Fitoussi: «La banca, tutelata dalle interferenze politiche e dalle “amicizie ostili” nel mondo degli affari, avrebbe scritto una pagina nobile... della storia finanziaria italiana». E in quanto a Bazoli, scrive Fitoussi: «E’ uno di quegli uomini la cui azione è interamente determinata dai valori che sono loro connaturati».