David Carretta, Il Messaggero 19/5/2013, 19 maggio 2013
L’USCITA DALLA PROCEDURA UE SUL DEFICIT PUO’ VALERE FINO A 10 MILIARDI
Tra i 5 e i 10 miliardi di risorse in più da destinare alla disoccupazione giovanile e agli investimenti cofinanziati dall’Unione Europea: è questa in sostanza la posta in gioco dell’uscita dell’Italia dalla procedura per deficit eccessivo. La Commissione prenderà la sua decisione il 29 maggio, dopo aver analizzato con attenzione il decreto sulla sospensione dell’Imu e il rifinanziamento della Cassa integrazione.
I funzionari del commissario agli Affari economici, Olli Rehn, sono rimasti alla loro scrivania questa settimana. Il margine è stretto perché, malgrado la buona disposizione di Rehn, che in passato ha espresso la volontà di abrogare la procedura, i saldi del deficit non devono assolutamente superare il 2,9% per il 2013. Pur salutando positivamente la determinazione del governo italiano a rispettare gli impegni sul deficit, venerdì 17 l’esecutivo comunitario si è limitato a «prendere atto» del decreto del governo.
La fine dalla procedura per deficit eccessivo implica diversi vantaggi. Quello che interessa di più il governo Letta è il «margine di flessibilità» di bilancio previsto dal Patto di stabilità e confermato dal Consiglio europeo del giugno 2012. La Commissione intende presentare a giugno una proposta di «golden rule» sugli investimenti materiali e immateriali, limitata ai paesi fuori dalla procedura. Gli investimenti in progetti infrastrutturali prioritari co-finanziati dall’Europa dovrebbero essere valutati con maggiore benevolenza, a condizione che il deficit nominale rimanga sotto il 3% del prodotto lordo.
I MARGINI
Uno sconto analogo verrebbe garantito agli investimenti immateriali destinati alla ricerca, alla formazione e alla lotta contro la disoccupazione giovanile – il tema prioritario del Vertice del prossimo giugno. Ma c’è ancora incertezza: la «golden rule» dovrebbe valere per 1 o 2 anni, mentre la proposta della Commissione dovrà passare il vaglio dell’Europarlamento e dei governi e difficilmente entrerà in vigore prima del 2014. L’Italia ha comunque un margine di manovra limitato per il prossimo anno. A politiche invariate, la Commissione prevede un deficit al 2,5%. La «golden rule» per l’Italia non potrà superare dunque lo 0,5% del prodotto lordo.
Per la Commissione, il principale vantaggio dell’uscita dalla procedura è la credibilità sui mercati. Per l’Italia significherebbe «tassi più bassi» sul debito, spiega un funzionario. Il secondo vantaggio è la possibilità di rallentare il ritmo di riduzione del deficit. Secondo il cosiddetto «braccio preventivo» del Patto di stabilità – le regole che si applicano a chi ha un deficit inferiore al 3% - i governi fuori dalla procedura possono limitarsi a una correzione strutturale dello 0,5% annuo. Il cosiddetto «braccio correttivo» - le regole per chi ha un deficit superiore al 3% - prevede invece un riduzione strutturale del 1-1,5%.
L’AGGIUSTAMENTO
Poiché l’Italia è già vicina al pareggio strutturale di bilancio, lo sforzo per il 2013 e 2014 dovrebbe essere minimo in caso di uscita dall’infrazione. Per Francia, Spagna e Portogallo, invece, l’aggiustamento strutturale sarà molto più forte con un impatto negativo sulla crescita. Infine, con l’introduzione del «Two Pack» - l’ultima serie di riforme per rafforzare la governance economica – i paesi sotto procedura per deficit eccessivo subiscono un monitoraggio approfondito da parte della Commissione, con un sistema di allarme preventivo attraverso il quale Bruxelles può chiedere a un paese di agire per rispettare gli impegni di bilancio.