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 2013  maggio 17 Venerdì calendario

FIAT, TORNA IL GIALLO DEL TRASLOCO IN USA

C’è fermento sulla galassia Fiat. E se non è la Borsa a far pun­tare i riflettori sul Lingotto (ieri il titolo ha fatto un passettino dello 0,37%, nulla rispetto al­l’exploit del giorno preceden­te: +7,63%) sono alcune indi­screzioni, rimbalzate dagli Sta­ti Uniti, a riportare in auge il tormentone «numero uno»: quel­lo del possibile spostamento della sede del gruppo da Torino a Detroit.
L’agenzia Bloomberg, citan­do fonti informate, ha rilancia­to l’ipot­esi secondo cui l’amministratore delegato Sergio Marchionne, in questi giorni nel suo ufficio dall’altra parte del­l’Atlantico, ad Auburn Hills, sta­rebbe valutando il trasferimen­to del quartier generale dell’azienda da Torino negli Stati Uniti, una volta completata la fusione con Chrysler.
Pronta e secca la precisazio­ne del Lingotto: «L’informazione, tutt’altro che nuova, è stata pubblicata stamattina (ieri, ndr) da alcuni quotidiani italia­ni e ripresa oggi pomeriggio (ie­ri, ndr) dalle agenzie di stampa, e da numerosi siti Internet. In realtà, si tratta di una non notizia, in quanto la stessa Bloom­berg ha sottolineato che “nessu­na decisione è stata presa e che altre opzioni sono in corso di esame”. Questo argomento ­prosegue la nota- più volte trat­tato nell’ultimo anno dai me­dia di tutto il mondo, non è all’ordine del giorno, come recentemente ha ricordato Sergio Marchionne».
Tanto è comunque bastato per servire, alla Fiom di Maurizio Landini, un ottimo assist per innescare una nuova polemica: «Le notizie diffuse da Bloomberg­ -il commento di Michele De Palma, coordinatore nazionale Fiom-Cgil per il grup­po Fiat - confermano un dato oggettivo: il Lingotto si sta delo­calizzando. E questa delocaliz­zazione riguarda il manage­ment, la ricerca e sviluppo, le produzioni e la quotazione del­le società». Da qui la richiesta al governo di convocare urgente­mente un tavolo «allo scopo di affrontare la crisi che sta coin­volgendo tutto il mondo automotive, a partire da Fiat, per­ché, se non ci saranno interven­ti, nel giro di poco tempo si de­termineranno decine di miglia­ia di esuberi».
Reazioni anche dalle altre or­ganizzazioni sindacali. Per Giovanni Centrella, leader di Ugl, «Sergio Marchionne probabil­mente sta valutando da anni, non in questi giorni, la possibili­tà d­i trasferire la sede Fiat da To­rino agli Usa, ed è anche per evi­tare questo se dal 2010 abbia­mo fatto degli accordi per mi­gliorare la produttività. Fonda­mentale - aggiunge Centrella ­è che in Italia restino almeno le braccia, cioè gli stabilimenti e quindi i lavoratori. A questo punto -è l’invito che il sindacali­sta rivolge al governo- bisogna trovare il modo di rendere nuo­vamente appetibile, da un pun­to di vista industriale, questo Paese, non abbassando i diritti, ma creando nuove infrastruttu­re e alleggerendo il fisco».
A Detroit, intanto, Marchion­ne continua a trattare con il fon­do Veba per completare la sca­lata a Chrysler. E proprio questi negoziati, che vertono sul pro­getto di fusione tra i due gruppi, mettono in fibrillazione - un giorno sì e l’altro pure - il merca­to borsistico.