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 2013  maggio 17 Venerdì calendario

CENTO COPIE AL MINUTO: TUTTI I SEGRETI DEL CODICE MURAKAMI


TOKYO. Cento copie al minuto, una pila di volumi alta più di tre metri che si volatizza ogni singolo minuto del giorno e della notte, un milione di copie a settimana: questo l’ubriacante ritmo di vendite con cui Haruki Murakami sta frantumando ogni record editoriale con il suo ultimo romanzo, Shikisai wo Motanai Tazaki Tsukuru to, Kare no Junrei no Toshi (L’incolore Tsukuru Tazaki ed i suoi anni di pellegrinaggio, titolo con cui dovrebbe uscire da Einaudi). Cosa c’è dietro questa bruciante passione dei giapponesi per Murakami? Innanzitutto un popolo con il virus della lettura. Il 92 per cento dei giapponesi acquista ogni giorno almeno un quotidiano. Ogni giorno si vendono circa 50 milioni di copie. E poi settimanali, mensili, manga, libri a milioni. Naturalmente, c’è la qualità della scrittura di Murakami, seducente come un canto di sirena da cui non ci si può staccare, anche se alcuni critici la trovano ripetitiva e a volte francamente incomprensibile, come ben sanno i traduttori delle 40 e passa edizioni straniere.
Ed infine, l’abile strategia dell’editore Bungeishinju Ltd., che ha saputo far lievitare una spasmodica attesa tra futuri lettori e critici letterari, concedendo solo sporadici lacerti di informazione sul progredire del romanzo e sulla vita dell’autore, presentato come insuperabile cantore del tormentato animo dell’uomo giapponese contemporaneo. «Abbiamo imparato la lezione dall’editore del suo precedente lavoro, 1Q84, trilogia di oltre mille pagine che ha venduto milioni di copie anche grazie a una studiata mancanza di informazioni» ha ammesso Kotaro Kashiwabara, capo dell’ufficio promozione della Bungheishunju Ltd. Abbiamo rarefatto al massimo la visibilità mediatica di Murakami, declinando centinaia di richieste di interviste, abbiamo organizzato una rete di librerie aperte tutta la notte per ricevere le lunghe code di acquirenti pronti a fare le ore piccole per accaparrarsi una copia del libro. Insomma, abbiamo creato l’evento».
Chi è mai dunque questo personaggio incolore che ha messo in stato febbrile fameliche orde di lettori giapponesi? Ce l’ha famosamente spiegato in questi giorni a Kyoto lo stesso autore nel corso del suo primo discorso pubblico in Giappone in 18 anni. Vi hanno assistito 500 estratti a sorte tra le migliaia di richieste. «È la storia di un uomo che matura, ma perché la maturazione sia profonda dovranno essere profonde anche le ferite infertegli. Il protagonista è allontanato dai suoi amici e cerca di capire le ragioni questo ostracismo. È una storia ispirata alla mia vita».
I suoi editori hanno sempre cercato di fare di Murakami un personaggio mitico, con una vita avvolta nel mistero che fosse essa stessa un romanzo. Ma anno dopo anno, qualche velo è stato strappato. Nato a Kobe, è cresciuto a Tokyo dove vive facendo il pendolare con New York, con frequenti deviazioni in Europa. Da giovane squattrinato ha gestito per anni un jazz-café a Tokyo. È sposato da 45 anni con una moglie-padrona che amministra tirannicamente la valanga di diritti d’autore che si abbatte da decenni sul coniuge. È rimasta la sua prima e più temuta lettrice.
A 64 anni suonati, Murakami non si perde una maratona in qualsiasi continente si corra, e sempre le completa in tempi più che onorevoli. Ha appena inviato un lungo messaggio di solidarietà alle vittime dell’attentato di Boston, città dove ha vissuto diversi anni, partecipando alla maratona cittadina sei volte. «Scrivere un romanzo è come correre una maratona» ha detto. E tuttavia, nella lista di ciò che più ama nella vita, ai primi tre posti non troviamo né correre, né scrivere, né tantomeno la moglie. I suoi tre grandi amori sono: leggere, ascoltare musica, i gatti. Immaginerete che ne abbia a casa almeno una mezza dozzina. Sbagliato. Neanche uno. «Però se ne incontro per strada mi chino a fargli una carezza» concede l’autore.
I suoi libri – tutti scritti in prosa lirica e surreale, con personaggi che vivono con disagio ai limiti dell’omogenea società giapponese – hanno spesso registrato vendite colossali. Il Nobel è da sempre dietro l’angolo.
Tema centrale del nuovo libro è l’abbandono degli amici. È noto che i giapponesi si identificano con il gruppo di appartenenza: sia esso rappresentato dai compagni di studio, o da colleghi di lavoro, o dalla ditta o da qualsiasi altro tipo di associazione con cui vivono in una ben coltivata simbiosi. L’ostracismo da parte degli amici è quindi per il protagonista un trauma. Si ritrova con un grande senso di perdita e di alienazione, e un lancinante desiderio di morte.
È in questa drammatica fase della sua vita che lo incontriamo nella prima delle 374 pagine del romanzo. Ma trova la forza di reagire: lascia la sua città natale, si laurea in ingegneria, si specializza in progettazione di stazioni ferroviarie, lavora e guadagna bene, si innamora, corrisposto, di una donna ammirevole. Tuttavia non può dirsi felice. Partirà, a 36 anni, per un pellegrinaggio, in Giappone e nella lontana Finlandia, dove si sta realizzando il primo deposito per scorie atomiche costruito dall’uomo per resistere 50 mila anni. Vaga alla ricerca di una oscura verità, come l’autore che ha rivelato di aver scritto il romanzo senza un minimo piano narrativo. Tsukuru sa che finché non chiarirà la ragione del rifiuto degli amici dovrà vagare, senza colori, senza personalità, in continua fuga dalla propria vita. Sino al finale a sorpresa.
«Puoi rimuovere i tuoi ricordi, ma non puoi cambiare i fatti» lo ammonisce la moglie, Sarà. Per quanto i ricordi siano dolorosi e pieni di irresolubili misteri, bisogna trovare il coraggio di affrontarli. Questo è forse il succo del messaggio di Murakami. Forse, appunto. Non bisogna aspettarsi certezze dai suoi libri. Se non vendite milionarie.