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 2013  maggio 16 Giovedì calendario

AL SUPERMERCATO DEL BIO SI FA LA SPESA SOLO DI BUFALE

Visti i prezzi si potrebbe adattare a tutta la filoso­fia «bio» la famosa cita­zione di Leo Longanesi: «Il co­munismo? Roba da ricchi». Ma ben oltre l’etichetta sugli scaffali, il fatto è che spesso l’ideologia del biologico, e so­prattutto del prodotto dop o igp da gran­de distribuzione, è sol­tanto mitolo­gia. Per esem­pio, l’idea che i grissini al kamut sia­no u­n prodot­to oltre che co­stoso anche «nobile», è sballata; il fat­to che le pata­te al selenio rendano più intelligenti è una bufala. E proposito del simpatico ovi­no, spesso la mozzarella di bufala che troviamo al supermerca­to e sulla piz­za contiene percentuali variabili di lat­te di vacca. Lo raccon­ta Le bugie nel carrello, un li­bro di Dario Bressanini in libreria oggi (edito da Chiarelette­re).
L’autore, chimico, do­cente univer­sitario e food­blogger, già nel 2009 ave­va chiarito il rapporto co­sti-benefici della geneti­ca applicata alla coltiva­zione con «Ogm, tra leg­genda e real­tà»; poi si era dedicato a smascherare i luo­ghi comuni dei produttori ali­mentari con «Pane e bugie».
Il discorso continua con l’ul­timo libro: racconto in prima persona, supportato da una documentazione scientifica seria, di una visita virtuale in quella sorta di museo della produzione, della tecnologia (e della disinvoltura promozionale mascherata da correttez­za alimentare) che è il super­mercato.
Un esempio? Il pomodoro Pachino, prodotto Igp dal 2003, non è affatto di Pachino, in Sicilia. Si tratta di due rispettabili varietà ibride introdotte nel 1989 dalla HazeraGenetics, azienda sementiera israelia­na: il ciliegino Naomi e il Rita a grappolo, che, tra gli altri meri­ti, hanno quello di rimanere inalterati per due o tre settima­ne dopo la raccolta. Certo si tratta di normali ibridi F1, non di Ogm come qualcuno ha de­nunciato, ma il caso è comun­que indicativo del fatto che una supposta tradizione è sta­ta inventata, e da poco.
Del resto, racconta Bressani­ni, anche la dicitura «Pasta di grano duro Senatore Cappelli» che troviamo su confezioni esclusive di penne spaghetti e paccheri non si riferisce a una qualche antica varietà, ma al frutto del lavoro di un geneti­sta della prima metà del 900: Nazareno Strampelli, che per i suoi incroci venne «sponsoriz­zato» dal mitologico senatore Cappelli. Tra l’altro Strampelli fu l’inventore del grano Ardito, cioè del cultivar che permise al fascismo di vincere la cosiddet­ta «battaglia del grano» e riuscì «ad aumentare la produzione italiana di frumento dai 44 mi­lioni di quintali del 1922 agli 80 milioni del 1933, quasi senza ampliare la superficie coltiva­ta». Mentre per molta della pasta oggi prodotta la varietà uti­lizzata è la Creso, frutto di un esperimento di esposizione al­le radiazioni nucleari. Insomma, molto spesso, per quanto ri­gua­rda la produzione di ci­bo, i richiami alla natura so­no solo furbe mistificazio­ni: «Il fatto che un ali­mento sia o non sia “naturale’ non ha niente a che vedere con le sue proprietà salutistiche. Smettiamo di brandire que­sto termine come una cla­va per chiude­re i discorsi», scrive Bressa­nini.
Discorso si­mile per le uo­va: tra quelle di tipo 3, che provengono da allevamen­ti in gabbi­e tristemente pic­cole (meno di un foglio A4 la superficie che ogni galli­na ha ­a sua di­sposizione) e quelle tipo 0 (4 metri qua­dri a volatile, mangime bio), le diffe­renze nutri­zionali sono minime, e comunque «non giustifi­cano il prezzo più alto che i consumatori pagano per le produzioni al­ternative, che nel 2008 costava­no dal 39 al 95 per cento in più rispetto alle uova ’normali’». Fatta salva l’empatia per i pen­nuti convengono le uova comu­ni, insomma.
Ma la sorpresa divertente ar­riva dalle ricerche sul vino. Scrisse Eschilo: «Il bronzo è lo specchio del volto, il vino quel­lo della mente». E Bressanini conferma: dalle ricerche risul­ta che il gradimento è influen­zato dalla consapevolezza del prezzo: «Il vino più costoso è effettivamente più è buono: il cer­vello risponde segnalando una sensazione di piacere maggiore». Un consiglio allora: «La prossima volta che avrete ospi­ti a cena, accennate al fatto che il vino che si apprestano a bere è molto costoso (anche se lo avete comprato a 5 euro al su­permercato): lo apprezzeran­no davvero di più!».