Eleonora Barbieri, il Giornale 16/5/2013, 16 maggio 2013
LE DONNE CHE CAMBIANO IL MONDO ANGELA MERKEL
Gli ultimi a ribellarsi alla sua politica sono stati i socialisti francesi. Hanno attaccato la sua Europa dell’austerità, ma soprattutto la sua «intransigenza egoista»: per i colleghi di partito di Hollande, Angela Merkel pensa «solo al risparmio dei correntisti della sua sponda del Reno, alla bilancia commerciale di Berlino e al proprio futuro elettorale». Certo c’è dell’istinto, e dell’interesse nazionale, nelle accuse dei francesi: ma c’è anche una sintesi di ciò che pensano in molti, della Cancelliera. Specialmente all’estero. Perché fuori dalla Germania è una cosa, dentro ai confini un’altra: fuori, cioè nel resto d’Europa, la politica di Frau Merkel è sempre più contrastata, criticata,osteggiata; all’interno anche (ma per i motivi opposti: per molti tedeschi, paradossalmente, la Merkel si preoccupa troppo di aiutare i Paesi cicala, gli spendaccioni del Sud del continente), ma è soprattutto molto amata. Non a caso, dal 2005 è la prima donna Cancelliere della Germania unita e per le prossime elezioni, in settembre, il suo vantaggio sembra ancora netto, le speranze del rivale gaffeur Peer Steinbrück e di un’alleanza socialdemocratici-verdi molto limitate. Del resto sottovalutare Angela Merkel è un errore così a portata di mano, che molti (troppi) ci cascano: lo disse una volta anche Tony Blair, «è uno dei politici che più facilmente si sottostima, ed è una delle cose più stupide che un politico possa fare». Fra i primi a sperimentarlo c’è stato Helmut Kohl, non un panetto di burro. Fu proprio lui a scoprire il talento di Angela Merkel: era il 1990, lei era appena entrata nelle fila di Risveglio democratico per le prime elezioni libere della Germania Est. Un ingresso tardivo nel mondo politico, a trentasei anni, dopo una laurea in Fisica e una lunga carriera all’Accademia delle Scienze di Berlino (lei, figlia di un pastore protestante che si era trasferito all’Est con la famiglia, è riuscita a ricevere un’educazione d’eccellenza: e alcuni biografi insinuano che il padre avesse rapporti privilegiati con il regime comunista, che altrimenti non sarebbe stato così accondiscendente). Fatto sta che la Merkel diventa vice portavoce dell’ultimo governo del suo Paese, poi nell’autunno partecipa alle prime elezioni della Germania unita, diventa parlamentare e Helmut Kohl in persona la vuole ministro: prima di Famiglia e gioventù, poi dell’Ambiente nel governo successivo, e intanto le fa salire anche i gradini all’interno del partito, così che diventa vice presidente della Cdu, l’Unione cristiano democratica. Angela è la protetta di un uomo simbolo della politica tedesca, lui la chiama mein Mädchen, la mia ragazza, ma tanto affetto è ricambiato fino a un certo punto, cioè fino allo scandalo dei fondi elettorali che coinvolge Kohl e il suo braccio destro Schäuble: è il 2000, e la ragazza non mostra granché pietà per il suo mentore. Critica Kohl, critica Schäuble, chiede trasparenza e cambiamento, di fatto li scarica e poi chiude la porta alle sue spalle: il vertice del partito è suo. Schäuble è rientrato anni dopo dalla finestra come ministro delle Finanze, Kohl si è ritirato dalla scena. Però come ha raccontato Newsweek in un lungo ritratto della Cancelliera, un paio di anni fa Kohl si è vendicato durante una conferenza rinfacciando alla Merkel (che sedeva in prima fila di fronte a lui) che la Germania dovesse fare di più per stare accanto ai suoi «vicini», per preservare l’unione, anche a costo di sacrifici; una missione in cui, secondo il vecchio politico, aveva fallito.
È quello che pensano oggi i suoi avversari socialdemocratici e verdi, secondo cui la Merkel avrebbe imposto un «digiuno» così stretto agli altri membri dell’Unione da avere fatto diventare l’Europa «anoressica». Un po’ più estremizzato, è il concetto che gridavano nell’ottobre scorso in Grecia, in occasione della visita della Cancelliera, quando decine di migliaia di persone sono scese in piazza a protestare contro l’ingerenza tedesca e il «Quarto Reich» del predominio economico-finanziario. Esagerazioni ed esasperazioni di un Paese dove, fra l’altro, un partito neonazista esiste davvero, visto che Alba dorata ha una rappresentanza in Parlamento; ma spie di un sentire che associa l’austerity imposta da Berlino alla distanza dell’Europa dei burocrati da quella reale. Quella che fa l’equazione euro uguale Merkel uguale sacrifici senza vantaggi. Lei però va avanti imperterrita: l’«Europa dei no» non le fa paura, l’ostilità non le fa paura, nemmeno l’iniziale freddezza con Obama l’ha intimorita. La sua formazione in fisica conta: il suo approccio - secondo l’Herald Tribune - può sembrare «opaco», ma in realtà è «scientifico», per cui «un ostacolo è una scoperta, una vittoria, che mostra che cosa non ha funzionato». La gente spesso non se ne accorge. Ma lei non si preoccupa nemmeno troppo del personaggio: solo negli ultimi mesi, in vista del voto, si è lasciata andare a strategie elettorali, per esempio facendosi fotografare in versione casalinga mentre sferruzza o raccontando quanto le piaccia coltivare l’orto sul balcone di casa, a Berlino. Il cuore di Frau Merkel è molto nascosto dietro le sue giacche colorate, bisogna dirlo: anche se una, quella verdolina, l’ha un po’ rivelato. Perché lei non mostra neanche l’amore, e neanche il marito (il secondo, Joachim Sauer, first gentleman con la tendenza a volatilizzarsi come un fantasma, tanto da non presentarsi nemmeno al primo giuramento da Cancelliera della sua signora); ma la passione per il calcio, quella no, non l’ha mai tenuta segreta, anzi: lei, unica donna in mezzo ai colleghi capi di Stato, a Camp David a tifare Bayern Monaco nella finale di Champions League 2012 (vinta dal Chelsea); e poi allo stadio per la Nazionale, durante gli Europei. Ecco, è lì, l’estate scorsa, durante Germania- Grecia, la sfida non solo calcistica ma caricata col peso di due visioni dell’Europa, che Angela Merkel è in tribuna con la giacca verde, a esultare. E poi quella stessa giacca torna in prima pagina, dopo pochi mesi, quando la Cancelliera va in visita in Grecia. Difficile credere a una casualità: pare piuttosto il graffio di un’ironia molto da Frau di ferro. Perché Angela Merkel è potente, potentissima, la sua Germania pure, e questo non vuole affatto nasconderlo.