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 2013  maggio 16 Giovedì calendario

GLI ORRORI DELLA COMUNITA’ TANTO AMATA DALLA SINISTRA

La villa degli orrori è in ci­ma a un poggio immersa tra boscaglie, laghetti, frutteti, un inferno incistato in un angolo di paradiso. Le mura massicce nascondono gli orren­di segreti del Forteto, una comu­nità dove bambini e ragazzi di­sagiati vengono accolti in affi­do e abusati. Violenze per libe­rarli dal male, omosessualità praticata come unica relazione d’affetto vero, lavaggi del cervel­lo, pestaggi, plagi, lavoro mino­rile.
Tre giorni dopo aver par­torito, D.G. era già se­duta a etichettare gli yogurt. M.G. ha perso un dito a 8 anni mentre chiudeva la sponda di un ca­mion. F.B. a scuola veniva chiamato «il pecoraio» perché vi arri­vava dopo la mungitu­ra delle capre e ne portava l’odore. P.C., disabile psichico, era costretto a nutrirsi di «silo­mais», cibo per ruminanti por­tato apposta dalla stalla: il ragaz­zo inghiottiva, vomitava e si do­veva rimangiare il vomito. E poi le botte con zoccoli e mestoli: «Una volta a scuola non ci an­dai per tre giorni da quanto ero pesta - confessa M.C. - avevo i segni qua sul collo, poi la Elena mi truccò un pochino».
E l’omosessualità, la pedofi­lia, per bambini e bambine. Pratiche tollerate e incentivate: «Un percorso obbligato verso quella che veniva definita “libe­razione dalla materialità”», in cui «i minori diventavano pre­de e ciò avveniva non solo con il consenso collettivo, ma anche con quello dei genitori affidata­ri presenti in comunità». È scritto nella relazione finale della Commissione d’inchiesta del consiglio regionale (presiden­te Stefano Mugnai, Pdl, vice Pa­olo Bambagioni, Pd) che ha fat­to luce sul sistema di affidamen­to dei minori in Toscana.
«Una mattina andai a portare il caffelatte a Rodolfo- racconta M.C.- e me lo ritrovai con la canottiera senza mutande. Fece per prendermi, mi dice “vieni in collo a me, io sono l’uomo pu­ro” ». «A 15 anni e mezzo- è la testimonianza di E.F. - Rodolfo mi dette un bacio sulla guancia e lì lo accettai; successivamen­te, perché è stata graduale que­sta cosa, siamo passati al bacio a stampo e lì mi irrigidii un po­chino, poi al bacio con la lingua e io stavo sempre zitto, non dice­vo nulla, faceva tutto lui. Prati­camente poi lui mi prese la ma­no e me la mise sul ... però sopra i pantaloni». Omettiamo i parti­colari più scabrosi. «Queste co­se duravano dai 10 ai 40-45 mi­nuti, quindi andavo in bagno, mi sciacquavo e andavo a fare i compiti. C’avevo paura a rac­contare, avevo paura delle conseguenze, e allora stavo zitto e subivo». M.C. ha avuto negli an­ni tre madri affidatarie e rappor­ti sessuali con tutte: «Dicevano che non erano cose sporche, che l’unico modo per liberarmi degli abusi subiti in casa era rivi­verli fisicamente». Bambini con alle spalle violenze familia­ri costretti a subirne altre per su­perare il trauma. Di rac­conti come questi ce n’è decine, tutte vit­time minorenni.
Questa storiac­cia dà il voltasto­maco. Ma non è questa la vergo­gna più ripu­gnante: come certi prigionieri dei lager o dei gulag sopravvissuti al male e all’ideologia, sono stati i ra­gazzi stessi, diventati uomini, a smascherare il sabba maleodo­rante. Lo scandalo è che questo sistema è conosciuto da 35 an­ni, da quando il fondatore Ro­dolfo Fiesoli, il «Profeta», fu ar­restato e condannato per corruzione di minori: verdetto segui­to, nel 2000, da un pronuncia­mento analogo della Corte eu­ropea per i diritti dell’uomo. Sentenze seppellite come «erro­ri giudiziari» da altri magistrati che hanno continuato ad affi­darvi altri bambini.
Il Forteto nasce come coope­rativa agricola nel 1977, anni di piombo, sulla scia della contestazione sessantottina contro la famiglia e l’autorità. I fonda­tori, che frequentavano una parrocchia di Prato, aprono una «comune» contro le ipocri­sie della società e della Chiesa. Dopo qualche tempo si trasferi­scono al Mugello: la scuola di don Lorenzo Milani a Barbiana si trova a pochi chilometri e al prete fiorentino, morto nel 1967, il gruppo si richiama esplicitamente, oltre che a padre Er­nesto Balducci, Mario Gozzini, Giampaolo Meucci, i leader dei cattolici di sinistra, una corren­te politico-culturale molto affermata a Firenze tra gli Anni 50 e 90. Agli occhi di questo conte­sto illuminato quanto potente, il Forteto appariva un’utopia re­alizzata: il comunitarismo, il ri­torno alla terra, i prodotti d’ec­cellenza, la rottura dei legami tradizionali. Il Profeta e il soda­le Luigi Goffredi inventano la «famiglia funzionale», in cui l’uomo e la donna non sono le­gati da amore, fardello di «mate­rialità» di origine sessuale, ma da una mansione da svolgere. Al Forteto, dove erano banditi i rapporti eterosessuali, non nascevano bambini; così Fiesoli chiese e ottenne minori in affi­do. E la «comune» diventò una setta con lessico e metodi pro­pri: i maschi separati dalle fem­mine per non «acchitare» (provocare); i maltrattamenti come prassi nel chiuso del «forno»; la corruzione fisica; gli abusi psi­cologici (l’unico telefono era amplificato in sala mensa per­ché tutti controllassero i collo­qui personali); i «chiarimenti», una berlina in cui bisognava ammettere tutto, anche ciò che non si aveva fatto.
I sistemi«rieducativi»del For­teto sono stati teorizzati, messi per iscritto in libri pubblicati da autorevoli editori, dibattuti in conferenze e convegni, finan­ziati da enti locali, osannati da intellettuali, politici, magistra­ti, psichiatri, assistenti sociali. Un miscuglio di Freud e don Milani, di legami con la Toscana catto-comunista e la Lega delle cooperative, di rapporti e coper­ture insospettabili: la stessa se­ra del 1979 in cui lasciò il carce­re dopo il primo arresto, il Profe­ta ottenne in affido un bimbo down dal Tribunale dei minori di Firenze. Non è una cupola di pochi potenti ad aver coperto gli abomini del Forteto, ma il si­stema istituzionale e culturale che comanda in Toscana: sol­tanto così si spiega perché que­sto scandalo sia stato tacitato per decenni.
Le denunce delle vittime han­no fatto intervenire la procura di Firenze che nel dicembre 2011 ha arrestato nuovamente il Profeta, che nelle scorse setti­mane è stato rinviato a giudizio con altri 22 membri della comu­nità. Il processo si aprirà il 4 otto­bre. Nel frattempo, molti reati sono già caduti in prescrizione. Ma i magistrati che sapevano, e dovevano intervenire, facevano pa­rte della fitta trama di rap­porti che ha sempre protetto gli orrori del Forteto.