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 2013  maggio 16 Giovedì calendario

LA MAGISTRATA CHE COMMETTE FEMMINICIDIO

Il femminicidio può essere anche mediatico. Per come si è proposta, quella delle «olgettine» è stata una vera e propria strage di donne. Prece­duta da uno stupro di gruppo. E conclusasi con lo sterminio nel­la camera a gas di una impro­pria notorietà. Chiunque è libero di pensare ciò che vuole e le ragazze in que­stione altrettanto libere di fare ciò che preferiscono. L’unico li­mite per tutti è il reato. Non sa­prei dire, tuttavia, chi merita di essere perseguito in questa brutta storia. Qual è, cioè, il re­ato da sanzionare. La prostitu­zione in sé, infatti, quand’an­che ci fosse, nel caso che stia­mo trattando, non è un reato. La diffamazione sì. Soprattut­to se di massa e indifferen­ziata.
Ebbene, è palese che una trentina di giovani ra­gazze, per quanto pos­sano non es­sere condivisibili i loro scopi di percorrere sen­tieri veloci per affermar­si nel mondo dello spettacolo, non pos­sono essere, tutte, bolla­te, urbi et or­bi, come com­ponenti di un «sistema prosti­tutivo». In particolare Ruby, la vittima confezionata, non sarebbe dovuta, con violen­za, essere marchiata dalla cer­tezza, affermata con prove quantomeno fragili, di avere esercitato la prostituzione con un uomo potente e di ave­re così raggiunto l’obiettivo interessato, sfruttando bellez­za fisica, «furbizia orientale» ed «extracomunitarietà».
Tutte, peraltro, queste ra­gazze, l’una per l’altra, «accu­sate» pubblicamente di esse­re coinvolte in un sistema di­fensivo allestito e retribuito per nascondere la verità. Ri­sultando, quindi, non solo prostitute, ma anche bugiar­de e colpevoli di falsa testimo­nianza.
La requisitoria del Pm è sta­ta solo l’ultima occasione del­lo stalking mediatico, che per­seguita le, malamente defini­te, «olgettine» da ormai tre an­ni; da quando cioè sono state private della privacy per esse­re state sottoposte a migliaia di ore di intercettazioni, i cui testi sono stati spensieratamente diramati ai giornali. Mentre la Procura di Mila­no, notizia di oggi, continua ad archiviare sistematicamente, senza alcuna istrutto­ria, più della metà delle de­nunce di donne vittime di vio­lenza domestica e stalking.
È corretto tutto questo? È giusto che un magistrato, donna competente e valida, che ha vissuto gli anni della lotta femminista per la conquista della dignità femminile, attac­chi pubblicamente le donne che lei ritiene spregiudicate? È ammissibile, l’inquietan­te «puritanesimo di ritorno» della Boccassini, come scrive Ritanna Armeni, e quale iden­tico professano le intellettua­li (magari radical chic), fina­lizzato a biasimare e calpesta­re il decoro delle donne che gravitano intorno a Berlusco­ni? Mostrandosi, così, all’evi­denza un disprezzo misogino verso le «altre» donne, violan­do la libertà di vivere del gene­re femminile, ipotecando il fu­turo di queste ragazze con un’incancellabile lettera scar­latta.
Ho l’impressione che in questa inchiesta si sia confu­so il disvalore sociale con il di­svalore penale: che non pos­sono sempre coincidere, per­ché l’etica è soggettiva e il rea­to oggettivo. (Per non essere maliziosi e non ricordare il disvalore politico).
Una requisitoria dovrebbe, dunque, essere precisa e circostanziata, idonea a giustifi­care, con le prove, la validità dei capi d’accusa, e dunque motivare oggettivamente il perché della richiesta di con­danna. Nel caso Ruby, l’unico imputato è Berlusconi, ma la requisitoria è sembrata una geremiade pomposa e mora­leggiante, che si è risolta nella condanna anticipata e per sempre, non solo di Ruby (in ipotesi «vittima») ma di tutte quelle donne che hanno come unica «colpa» quella di essere state a cena ad Arcore, con la speranza di sfondare in tv, e che, tuttavia, ora e per sempre, saranno ricordate come pro­stitute. Dai mariti che non avranno, dai dato­ri di la­voro che le hanno licenziate o che non le assume­ranno, dalle famiglie mortificate, da qualsiasi interlocuto­re anche casuale. I loro figli potranno, senza tema di smentita, essere chiamati fi­gli di puttana. Senza aver com­messo alcun reato, queste donne sono state condannate all’ergastolo della reputazione.
Berlusconi potrà essere as­solto, anche oltre ogni irragionevole dubbio, ma le donne violentate dalle acritiche o fa­ziose truppe mediatiche non potranno mai raccogliere e ricomporre la loro giovane vita, stracciata nei tribunali e nelle tribune stampa. Cannibalizzata.