Francesca Sironi, L’Espresso 17/5/2013, 17 maggio 2013
STORIE DI NUMERI E CELLULE
Quattrocentonove. Tante sono le prime edizioni, all’anno, di saggi su argomenti scientifici. Poco più di 400 titoli su 40 mila debutti editoriali che si affacciano in libreria ogni anno. L’1 per cento del totale: nulla. Su Amazon le cose vanno decisamente meglio, ma grazie alle edizioni digitali, super economiche: per 8 mila libri rilegati disponibili sul sito di eCommerce ci sono più di 135 mila eBook sugli stessi argomenti, con prezzi che vanno da zero a dieci euro. Il Salone del libro di Torino si apre in un momento nero per tutti i generi, letteratura in testa, ma le nubi più dense sono proprio sulla saggistica specialistica: le scienze dure non vendono, c’è poco da dire. Eppure c’è chi, come Vittorio Bo, fondatore di Codice Edizioni, casa editrice specializzata in questi argomenti, sostiene che: «L’attenzione nei confronti di discipline come le neuroscienze, l’evoluzionismo, la fisica, sta crescendo». Ma il fatto è che il successo delle scienze, in Italia, è tutto fuori dalle pagine. Fuori dalle casse delle librerie, dove il prezzo medio di un saggio su questi argomenti arriva a 27 euro, una spesa che può spaventare anche i lettori più forti. E fuori anche dai luoghi istituzionali, dalle accademie o dalle università, dove i libri si fotocopiano senza sensi di colpa.
Fisica o antropologia, gli italiani amano impararle in piazza. Lo dimostra il successo delle manifestazioni dedicate ad alambicchi e calcoli, che spopolano, letteralmente, in tutto il Paese. Ad ascoltare Lisa Randall, Martin Rees, Giulio Giorello, Antonio Spadaro o Jean-Pierre Luminet, al Festival della Scienza la scorsa edizione, c’erano 235 mila persone, un numero che cresce da anni. E non c’è solo Genova: ci sono il Festival delle Scienze di Roma, Bergamoscienza (che ad ottobre compirà dieci anni), il Perugia Science Fest. E poi le mostre, come quella dedicata all’evoluzione della specie, “Homo Sapiens”, roba da 200 mila visitatori. «I ragazzi hanno voglia di imparare», commenta Bo: «Di dibattere e condividere esperienze sui temi chiave del nostro tempo. Fuori dalle scuole».
E fuori dalle librerie. Dove, sostiene Francesco Anzelmo, direttore editoriale della saggistica Mondadori, «gli unici titoli che riescono a farsi strada sono quelli di autori conosciuti. La divulgazione finisce così per essere affidata a pochi nomi, una sorta di star system». Personalità come Pier Giorgio Odifreddi, che con la sua geometria (“Abbasso Euclide. Il grande racconto della geometria contemporanea”) scala le classifiche e secondo l’editore ha già superato le 40 mila copie vendute. «Odifreddi non è solo un divulgatore. È una personalità », continua Anzelmo: «Il suo blog è amato perché interviene polemicamente nei dibattiti contemporanei, prende spunto dall’attualità. I nostri bestseller scientifici hanno autori così: grandi scienziati ma anche personalità mediatiche forti». Fra gli esempi dell’editor Mondadori Odifreddi è l’unicoitaliano. Glialtri? Richard Dawkins, l’etologo e biologo britannico, 690 mila followers su Twitter, Steven Pinker, un autore per cui il “New York Times” ha coniato il sostantivo “the Pinkerism”, John Barrow, cosmologo ma anche autore di uno spettacolo che proprio in Italia ha avuto la sua prima rappresentazione teatrale nel 2001, “Infinities”. E non poteva mancare Stephen Hawking.
Quello dei saggi scientifici però non è mai stato un mondo di bestseller, quanto di piccole case editrici con un catalogo sterminato e la voglia di dare spazio alle idee. A Codice Edizioni si dicono soddisfatti quando un libro supera le 3 mila copie (la media, nel settore, è inferiore ai 2 mila) e alcuni titoli, come “Homo Sapiens” di Luca Cavalli Sforza e Telmo Pievani o “La scienza del giocattolaio” di Davide Coero Borga sono stati dei successi natalizi. Come un successo, sorprendente, è la resistenza del primo libro pubblicato da Codice sugli scaffali degli italiani, “La struttura della teoria dell’evoluzione” di Stephen Gould, 1.700 pagine di biologia teorica che sono arrivate oggi alla quinta ristampa e alle 6.500 copie vendute, «un triplo salto mortale », come lo definisce l’editore, che è riuscito a colmare un vuoto: «In Italia non c’era niente di paragonabile alla “popular science” anglosassone».
Forse anche per mancanza di divulgatori, oltre che di lettori: «I nostri accademici si concedono il lusso della letteratura popolare solo alla fine della carriera», sostiene Anzelmo, anche se le eccezioni non mancano (basti pensare a Giovanni Bignami) e se si stanno facendo strada giovani come Amedeo Balbi, ricercatore di astrofisica a Tor Vergata, che oltre agli articoli scientifici si dedica a un blog molto seguito in Rete (keplero.org) e scrive libri per il grande pubblico.
Qualcosa bisognerà inventarsi, anche perché il valore dei saggi specialistici si è contratto inesorabilmente negli ultimi anni, passando dal rappresentare il 15 per cento del mercato librario nel 2008 al 13,7 nel 2011. Tutto a vantaggio di quei titoli che rientrano nella “non fiction pratica”, ovvero manuali per il fai-da-te, libri di cucina e trucchi di bellezza, unici a registrare una crescita negli ultimi anni. «In questo momento gli italiani sono attratti dai saperi pratici, dai consigli che possono applicare subito nella loro vita», sostiene Anzelmo. Anche gli scienziati se ne sono accorti: Umberto Veronesi, con il suo “La dieta del digiuno” è in cima alle classifiche dal giorno del debutto, online e in libreria.
In occasione del Salone del libro di Torino, dove si potranno ascoltare di persona Lamberto Maffei, Piergiorgio Odifreddi, Cédric Villani e Luciano Maiani, “l’Espresso” ha selezionato alcuni interessanti testi scientifici. Per smentire tutte le statistiche e ricominciare a leggere di astronomia, innovazione, fisica ed evoluzionismo.