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 2013  maggio 17 Venerdì calendario

CENTO ANNI SENZA VINCERE UNA COPPA. LA MALEDIZIONE ETERNA DEL BENFICA —

Una scuola di pensiero, diffusa nello sport, dice che è meglio arrivare terzi che secondi. Si soffre di meno. Al Benfica sono d’accordo.
Mercoledì sera, all’Amsterdam Arena, la squadra di Lisbona ha perduto la sua settima eurofinale consecutiva: 5 di Coppa dei Campioni, una di Coppa Uefa (andata e ritorno) e, appunto, quella di Europa League persa contro il Chelsea al 93’. Questa la lista: 22 maggio 1963 Milan-Benfica 2-1 (Coppa Campioni); 27 maggio 1965 Inter-Benfica 1-0 (Coppa Campioni); 29 maggio 1968 Manchester United-Benfica 4-1 d.t.s. (Coppa Campioni); 4 e 18 maggio 1983 Anderlecht-Benfica 1-0 e 1-1 (Coppa Uefa); 25 maggio 1988 Psv Eindhoven-Benfica 0-0 e 6-5 ai rigori (Coppa Campioni); 23 maggio 1990 Milan-Benfica 1-0 (Coppa Campioni); 15 maggio 2013 Chelsea-Benfica 2-1 (Europa League).
L’ultima vittoria risale a 2 maggio 1962, allo stadio Olimpico di Amsterdam, quando il Benfica superò 5-3 il Real Madrid di Puskás (tripletta) e Di Stefano recuperando da 0-2 e da 2-3. A quell’ultima vittoria è legata la storia della «maledizione di Guttmann».
Bela Guttmann, calciatore ungherese naturalizzato austriaco, di religione ebraica, è stato uno dei grandi allenatori del dopoguerra, teorico del 4-2-4, che in Portogallo e proprio nel Benfica trovò la sua consacrazione. Uomo dalla vita romanzesca — giocò in Ungheria, Austria e negli Stati Uniti, dove ebbe anche un rovescio finanziario legato alla Borsa di New York; ha allenato in Austria, Olanda, Ungheria, Romania, Italia, Argentina, Cipro, Brasile, Portogallo, Uruguay, Svizzera e Grecia; non ha mai rivelato dove si rifugiò durante la Shoah, limitandosi a dire: «Dio mi ha aiutato», Guttmann portò il Benfica alla conquista della Coppa Campioni nel 1961 e nel 1962, battendo prima il Barcellona e poi il Real Madrid. La leggenda dice che nell’intervallo della gara contro le merengues, in svantaggio per 2-3, Guttmann si rivolse così ai suoi uomini: «La partita è vinta. Loro sono morti». Finì infatti 5-3 per i portoghesi, con doppietta finale di un giovanissimo ma già incontenibile Eusebio.
Il bis nella Coppa più prestigiosa portò l’allenatore a chiedere per sé un premio extra, oltre al già ricco stipendio, ma la dirigenza glielo negò affermando che non era nel contratto. Guttmann non la prese bene: «Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d’Europa e il Benfica, senza di me, non vincerà mai più una Coppa dei Campioni». Maledizione doppia, perché una parte della profezia era purtroppo sbagliata: il Porto, cioè gli arcirivali del Benfica, l’hanno vinta nel 1987 e nel 2004. Ma una parte era verissima: il Benfica ha perso tutte le finali. Non bastarono neppure le preghiere di Eusebio, sulla tomba dell’allenatore, alla vigilia di Milan-Benfica del 1990. Era il Milan di Sacchi, uno che sarebbe piaciuto a Guttmann.
Luca Valdiserri