Michele Serra, L’Espresso 17/5/2013, 17 maggio 2013
VIVA L’INSULTO PURCHÉ SOCIAL
Sbigottimento, su Twitter, per la decisione di Enrico Mentana di abbandonare il social network perché troppo esposto agli insulti. Le reazioni si dividono, grosso modo, in tre gruppi di opinione: c’è chi gli dà della merdaccia, chi del pezzo di culo, chi infine, più dialetticamente, si pone a metà tra le due posizioni, un po’ merdaccia un po’ pezzo di culo. Nel frattempo vanno chiarendosi le posizioni di altri giornalisti e vip rispetto al loro rapporto con il Web.
GUIDO CERONETTI Che relazione può esserci tra il più appartato degli intellettuali italiani e il Web? A sorpresa, Ceronetti fa sapere di usare abitualmente Internet, ma solo con lo scopo, molto mirato, di consultare gli orari dei treni o trovare la farmacia di turno. Però, con sua grande amarezza, entrando nel sito delle Ferrovie dello Stato o in quello delle farmacie comunali, gli sarebbe accaduto più volte di sentirsi dire "merdaccia" o "pezzo di culo" da altri utenti anonimi.
CARLO FRECCERO Il più ferrato tra i massmediologi italiani nega che i social network siano luoghi di regressione culturale. «È vero», spiega Freccero, «che le due principali correnti di pensiero, in Rete, sono costituite da chi ritiene che gli altri siano tutti merdacce e da chi li ritiene, invece, degli autentici pezzi di culo. Ma è la classica fase nascente, tipica di ogni new medium. Quando tutti gli utenti si saranno finalmente assestati, riconoscendosi in una delle due categorie, potrà finalmente cominciare un dialogo di sostanza, e non più puramente formale, tra merdacce e pezzi di culo».
DEEJAY BUDELLAS L’idolo dei giovani, dopo la chiusura di Radio Skonvolt e lo scioglimento dei Manovella (il cantante è stato arrestato per cannibalismo), ha aperto un sito interattivo dove è possibile organizzare sparatorie virtuali ma molto realistiche, con urla e rantoli registrati (grazie alla app "urla e rantoli registrati") e schizzi di sangue sul video (grazie alla app "schizzi di sangue sul video").
PIERLUIGI BATTISTA È il prototipo del cinquantenne di potere capace di usare Twitter senza farsene usare. Il suo segreto? «Ignorare accuratamente tutti i tweet di chi non è un opinionista cinquantenne di potere», spiega Battista, «e accettare solo i tweet degli altri opinionisti cinquantenni di potere. Grazie a questo utile accorgimento, io twitto solamente con Gianni Riotta e Giuliano Ferrara. Quasi ogni sabato ci sediamo al tavolino del nostro bar preferito e abbiamo il piacere di twittare tra di noi, vedendo la faccia che fa quell’altro quando legge il tuo tweet. Spesso rileggiamo ad alta voce tutti i nostri tweet della settimana. È uno spasso, lo consiglio a tutti, non mi divertivo così tanto da quando mi regalarono il walkie-talkie dopo l’esame di terza media».
GIANROBERTO CASALEGGIO Per l’ideologo delle Cinque Stelle, come è noto il Web è lo strumento al quale è affidata la palingenesi dell’umanità. Ma bisogna saperlo usare: nel suo video "Onde nuove, relazioni sconosciute", Casaleggio preconizza un mondo «nel quale il logaritmo dell’anima avrà le forme fluttuanti del saper conoscere, del voler essere, del poter fare. Un popolo di navigatori cerebrali, dopo un lungo tirocinio, sarà finalmente in grado di dare agli altri della merdaccia e del pezzo di culo prima che gli altri diano della merdaccia e del pezzo di culo a lui». È il sistema già sperimentato con successo sul blog di Beppe Grillo.
ALESSANDRO SALLUSTI Decisamente controcorrente l’opinione del direttore del "Giornale": «Non capisco tutto questo fracasso, ho dato un’occhiata alle zone più roventi della Rete, compresi un paio di siti nazisti e la pagina Facebook di Charles Manson, e mi hanno colpito i toni blandi e l’eccesso di buona educazione. Basta una sola riga di un mio editoriale per far sembrare il Web una roba da checche».
SILVIO BERLUSCONI È l’unico caso in Europa di pagina Facebook chiusa poche ore dopo l’apertura a causa dei contenuti osceni.