Raffaele Panizza, Panorama 16/5/2013, 16 maggio 2013
ILARIA BORLETTI BUITONI ANCHE GLI SNOB SANNO ESSERE SIMPATICI
Prendendola in giro per via dei capelli, Maurizio Crozza s’è dimostrato sessista?
Sessista non so, maschilista sicuramente si. E invidioso. Per quante ore li fona? Non li fono mai. Quanta lacca ci mette?
Sono naturali così. Per averli diversi dovrei raparmi a zero. Invito tutti a darsi una calmata, su questo argomento. Lei è la nuova Letizia Moratti? Stimo la signora, ma abbiamo ben poco in comune. Credo di essere un po’ più passionale di lei, per esempio.
Hanno detto pure che somiglia a Moira Orfei. Sul serio? E pensare che m’hanno sempre paragonata a Galla Placidia, l’imperatrice dei mosaici di Ravenna. Che ironia...
Vedi, ad avere la cultura? Puoi ingoiare la battuta d’un comico e ricacciargliela in gola con una citazione così, con espressione impermeabile, più divertita per avere trovato la risposta a tono piuttosto che infastidita per i paragoni sgraditi. Ilaria Borlotti Bulloni, 58 anni, ex presidente del Fai e neosottosegretario alla Cultura del governo Letta, moglie e nipote d’industriali (suo nonno ha fondato La Rinascente, suo marito ha venduto a Carlo De Benedetti la Buffoni), sta allo stile borghese come lo squash sta al tennis: tutto ciò che la colpisce toma indietro con traiettoria secca, senza pietà. Da quando è scesa in politica per Scelta civica (foraggiando il partito con una donazione di 710 mila euro), di lei s’è detto molto e si continuerà a farlo: esponente dell’«alta» società civile, privatizzatrice di musei, compratrice di poltrone e specchietto per le allodole per mascherare un partito di banchieri. La signora, va detto, non si sottrae. e di scambiar racchetiate non sembra stancarsi mai. Anche perché la parte del muro, di solito, la recita lei.
Fuori dalla porta del suo studio c’è un signore in tight. Se l’è portato da casa?
Non ho mai avuto servitori in tight, se è questo il sottinteso. E, con tutte le preoccupazioni che ho in questo momento, il commesso è l’ultimo dei problemi. Anche se devo ammettere che conferisce una certa importanza a un palazzo come questo.
Quando Margaret Thatcher entrò in politica, gli spin doctor le consigliarono di togliersi il filo di perle. Lei dissente?
Io adoro i fili di perle. Quello che ho al collo, poi, è appartenuto a mia madre e non ho ragione di rinunciarvi. Meglio avere uno stile proprio, piuttosto che imitarlo.
Sua madre, di origine pugliese, le ha insegnato a fare le orecchiette?
Mia madre non aveva la più pallida idea di come si cucinasse, tantomeno amava mangiare. Io, pur non abile in cucina, sono invece nota per la mia golosità. Se c’è una cosa al mondo che detesto, è mangiar male.
Come giudica il livello degli chef italiani?
Negativamente. In Italia s’è smesso da tempo di mangiar bene, purtroppo. Siamo corsi dietro alle mode, ai francesi, allontanandoci dalla nostra idea di cucina.
Per una bella scorpacciata quindi dove va?
Dove ho una persona che si occupa del menu. Per cucinare occorre tempo, non ci vogliono telefoni che suonano. Oppure vado nelle trattorie umbre, meno modaiole sono e meglio è. O al ristorante dell’hotel Tosco Romagnolo, a Bagno di Romagna, il mio preferito.
È antivegetariana?
Adoro la carne e non pongo limiti etici alle passioni culinarie.
Se c’è da salvare un comò Luigi XVI o un panda, lei chi sceglie?
Beh, da mettere in casa certamente il comò.
È finita parecchio sui giornali ultimamente. In foto si piace?
Non mi dispiaccio, anche se forse ho l’aria un po’ troppo fissa. Ma le dirò che non ho mai dato particolare attenzione al mio aspetto.
Mai mai?
Beh, anch’io sono passata attraverso una fase della vita in cui mi piaceva piacere...
E poi?
E poi ho deciso d’interessarmi più al cervello che al resto. Paparazzata scalza a Saint-Tropez, seminuda con un visone a Celerina, ne vedremo mai?
Ne dubito. A 19 anni ho perso mio padre, avevo altri pensieri. Un dolore che forse m’ha preservata da certi eccessi.
Da ragazzina faceva la comunista?
L’unico partito a cui sia mai stata iscritta è quello repubblicano, ai tempi di Giovanni Spadolini e Ugo La Malfa. Poi ho sempre votato Pd. Non proprio elettrizzante, il Partito repubblicano. Non si faccia sviare. Di carattere sono una ribelle, e pur avendo studiato dalle Marcelline il mio è stato uno dei destini meno convenzionali. Ho viaggiato tantissimo: in Africa, per 18 anni, per l’Amref. Poi ho girato in lungo e in largo il Medio Oriente. E ho fatto scienze politiche alla Statale di Milano, la facoltà più calda, dove mi sono divertita tantissimo.
E s’è fumata anche qualche cannetta, inevitabilmente...
Ho provato una volta sola, finendo totalmente fuori controllo. Ho riso così tanto che a un certo punto ho creduto di strangolarmi. Non faceva per me, io sono una maniaca dell’autocontrollo.
Che cos’altro c’è che le fa perdere il controllo?
L’altezza. Le vertigini mi annientano. Per paura dei cavalcavia non posso neppure guidare tra Livorno e Genova.
Come si vede in questi primi mesi in politica, ha l’Xfactor?
Cos’è l’X factor?
Quel tocco in più, il talento. Più che l’X factor mi servirebbe il senso dell’orientamento. Io sono famosa per i miei smarrimenti. Una volta, in un palazzo reale in India, mi sono staccata dal gruppo e sono finita in un’ala abbandonata. Ero convinta di morire. Ho strillato come una matta finché non sono venuti a salvarmi. Qui al ministero è uguale: ho il terrore che mi ritrovino morta, murata viva dietro lo scaffale di una biblioteca.
A parte defiscalizzare, rifinanziare, tutelare, le è venuta qualche idea eccentrica per dare ossigeno ai beni culturali italiani oppure no?
Mi piacerebbe utilizzare il patriottismo di tutte le persone di origine italiana sparse nel mondo: l’adozione di un monumento da parte loro non sarebbe una cattiva idea.
Ma lei non voleva vendere Pompei alle multinazionali?
Non scherzi neppure. Lo Stato non può e non deve mai vendere il suo patrimonio. Che fai, cedi un Tintoretto per pagare il toner delle fotocopiatrici? Sarebbe umiliante.
Reclamerà nuove assunzioni?
Certo, almeno qualche centinaio. Il ministero è gravemente in difetto d’organico, ed è morente.
Se restituiscono l’Imu, a lei quanto tocca?
Oltre 28 mila euro. Ma spero che a quelli come me non venga dato nulla.
Al limite rende il rimborso, come farebbe un grillino... A proposito, la si vede poco nei talk show televisivi; li odia pure lei?
Non è che li odio, ritengo però che la maggior parte delle volte servano solo ad aumentare la confusione.
È una no Tav?
La Tav ormai è inevitabile. Ma se tutti i paesi ci avessero ragionato un po’ di più, e prima, non si sarebbe fatta.
La terza pista a Malpensa?
Sarebbe un danno per il Parco del Ticino.
Il ponte sullo Stretto?
Totalmente inutile.
Crede al dominio culturale di internet?
Ecco, questo no. Anzi, credo che la libera espressione sul web vada controllata. Ha visto cos’è accaduto al presidente della Camera Laura Boldrini? È intollerabile che una persona possa essere massacrata in rete senza potersi difendere.
Titolo: il viceministro alla Cultura vuole imbavagliare internet, che poi è la nuova piazza.
No. In piazza «verba volant». Sul web rimane traccia di tutto per sempre.
Dello stipendio da parlamentare che fa?
Al compenso da viceministro ho rinunciato. Il resto va al partito e al terzo settore.
I 710 mila euro che ha donato a Scelta civica durante la campagna elettorale sono stati soldi ben spesi?
Ovviamente sì, contando che Scelta civica si era appena formata e non aveva fondi. Detto questo, è innegabile che il partito debba ritrovare la sua vena riformista: ci siamo annacquati nella comunicazione politica e ormai abbiamo un ruolo secondario.
Ha minacciato querele verso chiunque avanzi il sospetto che, con quei soldi, il posto da ministro se lo sia comprato. Un milionario che minaccia querele, culturalmente, non si dimostra un po’ antisportivo?
È un’illazione troppo grave. Sono una parlamentare che deve difendere la propria immagine.
Non ritira la minaccia, quindi.
No.
La virtù cristiana del perdono alle Marcelline non gliel’hanno insegnata?
Purtroppo non ho il dono della fede. Invidio molto chi è capace di perdonare, lo magari soprassiedo, ma non dimentico mai.