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 2013  maggio 16 Giovedì calendario

PEDOFILIA, IL PAPA MANDA IN PENSIONE O’BRIEN

Papa Francesco fa sul serio. A due mesi dalla sua elezione manda in esilio il cardinale primate di Scozia Keith O’ Brien. Dovrà lasciare Edinburgo, sparire dalla circolazione e attendere indicazioni papali per quanto riguarda il suo futuro. La colpa di O’Brien è di aver avuto “rapporti inappropriati” con 3 preti e un sacerdote.
La punizione è senza precedenti. Ordinare a un cardinale di Santa Romana Chiesa di nascondersi per i suoi comportamenti sessuali, in tempi recenti non era mai accaduto. In Vaticano, se si procedesse a un’investigazione rigorosa per comportamenti irregolari etero od omosessuali di prelati, cadrebbe più di una testa.
IL CASO O’BRIEN era scoppiato in febbraio poco dopo l’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI. Ma del tutto casualmente. Una settimana prima delle dichiarazioni a sorpresa di Ratzinger i 4 uomini avevano denunciato le molestie di O’Brien al nunzio vaticano a Londra, monsignor Antonio Mennini, fornendo dettagli circostanziati e spiegando che avevano accettato le avances del cardinale perché temevano per le carriere.
Informato dei fatti, Benedetto XVI aveva subito reso noto che O’Brien andava considerato dimissionario definitivamente dalla diocesi di Edimburgo e poi lo aveva costretto a comunicare che si autoescludeva dalla partecipazione al conclave. Il porporato aveva provato a negare i fatti, raccontando di non prender parte all’elezione del nuovo pontefice, perché “non voglio che l’attenzione dei media a Roma sia concentrata su di me”.
La foglia di fico non ha retto più di poche settimane. Papa Francesco, una volta raccolte tutte le ulteriori informazioni mandategli dalla nunziatura, non ha voluto seguire l’abitudine italiana (e vaticana) di sopire... troncare... e sospingere nell’oblio la memoria delle responsabilità. Bergoglio, dopo il caso Law, ha voluto sanzionare pubblicamente il comportamento del cardinale scozzese. In maniera dura e inequivocabile.
La sala stampa vaticana ha annunciato ieri che il cardinale O’Brien lascia la Scozia “d’intesa con il Santo Padre... per alcuni mesi di rinnovamento spirituale, preghiera e penitenza”. L’esilio di O’Brien sarà a discrezione del pontefice. “Ogni decisione circa la destinazione futura del cardinale sarà da concordare con la Santa Sede”, viene sottolineato. E per ricordare l’accaduto la sala stampa ribadisce che l’ordine papale è legato alle “stesse ragioni per cui (O’Brien) decise di non partecipare all’ultimo conclave”. Per comprendere la velocità con cui papa Francesco ha insistito nel punire pubblicamente O’Brien (responsabile soltanto di rapporti sessuali non consentiti) basti pensare che papa Ratzinger, benché consapevole già al momento dell’elezione nel aprile 2005 dell’indegnità del fondatore dei Legionari di Cristo Marcial Maciel – abusatore di minorenni e dedito a una doppia, tripla vita con compagne clandestine – attese un anno prima di comminargli la pena (19 maggio 2006) di una “vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando a ogni ministero pubblico”.
L’aspettativa di molti è che ora il pontefice prenda anche in mano con decisione il dossier pedofilia. L’episcopato italiano, rispetto ad altre Chiese cattoliche, è drammaticamente indietro nel modo di procedere. L’Avvenire, giornale dei vescovi, riferisce periodicamente delle attività anti-abuso dell’episcopato americano e di altri episcopati. I lettori cattolici apprendono così che in tutte le 195 diocesi Usa esistono “coordinatori per l’assistenza alle vittime” e ogni anno si pubblica un rapporto sui crimini del passato portati alla luce. In Italia, iniziative zero.