Roberto Giardina, ItaliaOggi 17/5/2013, 17 maggio 2013
IMPRESE TEDESCHE SEMPRE PIÙ IN MANO AGLI STRANIERI
L’ indice Dax dopo aver superato per cinque giorni il suo record, riprende fiato, ma le previsioni rimangono sempre rosee. Un rialzo provocato dai bassi tassi di interesse che spingono gli investitori tedeschi in borsa, anche i piccoli risparmiatori. Ma la spinta decisiva arriva dall’estero. La Germania viene vista come un porto sicuro, forse l’unico in Europa.
Un´analisi della Ernst & Young per l´anno 2012, dimostra che il 58 per cento del pacchetto azionario delle 30 società quotate nel Dax si trova in mano a investitori stranieri (nel 2005 si era al 44), contro il 37 detenuto da tedeschi. Non è stato possibile accertare a chi appartiene il resto delle azioni. «A volte si ha l’impressione che ormai solo la sede di alcune società sia rimasta in Germania», commenta con ironia Die Welt.
«La Germania è vista come l´unica vincitrice nell’attuale crisi dell’euro», osserva Martin Ück, della banca svizzera Ubs , «americani e giapponesi sono sempre più attratti da Francoforte». E nel 2012 ha influito anche la politica condotta da Mario Draghi alla Banca Europea, che è riuscita a dare nuova fiducia nella moneta europea. Le azioni tedesche vengono privilegiate da grandi investitori come fondi internazionali, banche, fondi pensione e assicurazioni.
La quota “straniera” nelle grandi società tedesche non è omogenea. Arriva a una punta dell´81 per cento nella Deutsche Börse, al 77 alla Merck, al 75 all’Adidas, il 72 alla Bayer, il 68 alla Allianz, il 67 alla Daimler, il 63 alla Eon, scende al 43 alla VW, al 24 per la Henkel, e al 31 per la Bmw.
Gli investitori non si limitano a incassare dividendi, e a puntare sul rialzo dei titoli. Cominciano a dire la loro sulle decisioni interne, come è avvenuto di recente alla Lufthansa per la nomina del nuovo capo del consiglio di sorveglianza. L’americana società di consulenza Institutional Shareholder Services (ISS) ha sconsigliato gli azionisti stranieri di appoggiare la nomina di Wolfgang Mayrhuber, ex capo del Vorstand. Un passaggio che è quasi la norma in Germania. La pressione sulla compagnia di bandiera è stata notevole, anche se gli stranieri detengono “solo” il 34 per cento delle azioni. Mayrhuber, secondo gli americani, aveva troppi mandati in diversi consigli di sorveglianza per poter svolgere il suo lavoro.
La quota estera è forte anche nelle grandi banche: alla Commerzbank siamo al 42, alla Deutsche Bank si arriva al 55 per cento, e non è un caso che gli ultimi capi non siano stati tedeschi. Allo svizzero Ackerman, che a suo tempo fu appoggiato dalla ISS, è seguito ora l´angloindiano Jain. Un tempo, la prima banca tedesca svolgeva anche una politica influenzata dagli interessi nazionali. Alfred Herrhausen era un amico personale del cancelliere Helmut Kohl, e lo consigliò per giungere all´unità tedesca, senza badare ai profitti immediati. Infatti fu ucciso dai terroristi della Baader Meinhof. Oggi la Deutsche Bank risponde agli azionisti sparsi in tutto il mondo. «Una situazione che dimostra quanto le società tedesche siano apprezzate in campo internazionale,” commenta con orgoglio Martin Steinbach della Ernst & Young.