Franco Adriano, ItaliaOggi 17/5/2013, 17 maggio 2013
L’EURO HA DATO LAVORO AI TEDESCHI
L’avvento dell’euro è indissolubilmente legato all’aumento della disoccupazione con l’unica eccezione della Germania. Un fenomeno su cui non ha inciso la lunga crisi economica partita nel 2008. L’Istituto Vilfredo Pareto ha comparato il tasso di disoccupazione dei paesi dell’area Euro, dei paesi della Ue e quelli europei extra Ue dal 2002 al 2013, calcolando l’incremento percentuale sull’intero periodo e durante la crisi dal 2008 al 2013. «Ciò che salta immediatamente agli occhi», spiega il direttore Bruno Poggi, «è che nei paesi dell’Euro la disoccupazione aumenta di più che negli altri paesi europei. E in quelli della Ue aumenta di più che in quelli extra Ue. Un fenomeno che prescinde dall’ampiezza del debito pubblico dei singoli paesi e che riguarda tutti, ad eccezione della Germania che vede ridursi il numero dei disoccupati».
In particolare l’Italia è passata da un tasso dell’8,6 del 2002 all’11,2 del 2013 (con un incremento percentuale del 119,1%). All’inizio della crisi, nel 2008, il tasso di disoccupazione era del 6,7, dunque l’incremento percentuale rispetto al dato attuale è del 167,2%. Nello stesso periodo l’incremento medio dei paesi dell’area Euro, esclusa la Germania, è del 203%. Quello degli altri paesi Ue, come per esempio Gran Bretagna, Svezia, Polonia, è del 183%. Il dato dei paesi extra Ue, come per esempio Russia, Turchia e Svizzera, è del 139%. L’Unione europea non fa bene al lavoro e dove c’è l’euro è ancor peggio.
Tuttavia è la Germania di Angela Merkel, in un quadro generalmente negativo per l’area Euro, a presentare un risultato in controtendenza. Dal 2002 al 2013 è passata dall’8 al 5,4 facendo segnare l’unico decremento (-27%) della disoccupazione presente in classifica. Una performance che non ha subito gli effetti della crisi: il tasso nel 2008 era del 7,8, dunque i disoccupati in Germania negli ultimi cinque anni sono calati del 31,8%.
Tra le altre comparazioni effettuate nello stesso studio particolarmente significativa è quella sul rapporto disavanzo/pil che aumenta per tutti i paesi Ue, ma coloro che hanno adottato l’euro (Germania compresa) vedono un incremento decisamente maggiore. L’Italia risulta essere, tra i grandi paesi, quella che si è dimostrata più virtuosa su questo parametro. Un motivo in più per chiedere una rifondazione dell’l’Europa come sta chiedendo a gran voce il premier britannico David Cameron e che verrà richiesta dalla Francia finita ufficialmente in recessione. Anche perché se oggi i parametri di Maastricht fossero applicati alla lettera, l’Unione europea sarebbe composta da Finlandia, Danimarca, Svezia, Lussemburgo, Estonia e Bulgaria. «Praticamente una Scandinavia allargata e nulal più», conclude Poggi.