Sandra Amurri, il Fatto Quotidiano 16/5/2013, 16 maggio 2013
LA FINE DI UN PARTITO INFETTATO DAI VELENI
È da poco sorto il sole a Taranto. E la notizia dell’arresto del presidente della Provincia Gianni Florido del Pd e dell’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva e i domiciliari per l’ex direttore della Provincia Vincenzo Specchia comincia a viaggiare via sms tra i cittadini alla velocità della luce, accompagnata da commenti di grande sollievo per l’operato della magistratura. Un colpo durissimo alla credibilità del Pd che da sempre localmente combatte una “guerra” al suo interno tra gli ex margherita. Da un lato, l’assessore regionale al bilancio eletto senatore del Pd Michele Pelillo, sostenitore dell’operazione San Raffaele con don Verzé, dall’altro il presidente della Provincia ed ex segretario della Cisl, Gianni Florido finito in carcere.
NELLA SEDE tarantina del partito, quella storica dei Ds in via Cesare Battisti tra i pochi presenti nessuno vuole commentare. Mentre in quella di via Principe Amedeo, frequentata da iscritti vicini al senatore Pelillo c’è chi lascia timidamente trasparire una certa soddisfazione per l’operato della magistratura facendo notare che la notizia dell’arresto di Florido non è certamente un fulmine a ciel sereno. Mentre il segretario del Pd di Taranto Massimo Serio esprime solidarietà a Florido facendola seguire dalla fiducia nei pm e dall’augurio che “la vicenda si chiuda quanto prima” perché “lei capisce, stiamo parlando di un presidente della Provincia arrestato” e alla domanda se ha sentito la direzione nazionale del partito, il segretario pro-tempore Epifani risponde con un laconico: “Solo la segreteria di Stefano Fassina ma non lui”. Aggiungendo con una certa delusione: “Sono un bancario, vivo del mio lavoro e sì anche della passione per la politica, ma che le debbo dire io, non sono stato eletto dal congresso, sono subentrato al segretario dimissionario, capisce vero? Cercheranno di risolvere questo problema che è un caso nazionale”. Stamane uscendo di casa avrà incontrato diverse persone, cosa le hanno detto? “Le persone ti chiedono come va con aria dispiaciuta, poi magari si girano e giudicano. Io sono sereno, non ho niente da rimproverarmi”. Il sindaco di Bari e presidente del Pd in Puglia, Michele Emiliano, esprime solidarietà all’amico Florido e sostegno alla magistratura: “In questa vicenda è chiaro che è possibile che qualche soggetto politico che aveva il controllo dei controlli sia rimasto impigliato perché non è facile il ruolo del sindaco di Taranto, così come quello del presidente della Provincia di Taranto e del presidente della Regione”. E che che “non ci possiamo permettere di chiudere l’Ilva senza trovare un’alternativa occupazionale”. E Nichi Vendola ha detto che “chi sbaglia deve pagare”.
C’è chi, invece, come il segretario regionale del Pd, Massimo Blasi, ex ds, bibliotecario, per dieci anni sindaco di Melpignano la situazione di Taranto la conosce bene. E va giù duro nel ricordare di essere “una voce inascoltata dentro il suo partito” nel continuare a denunciare la questione morale. “Di fronte al degrado dello spirito pubblico la politica non può mettere la testa sotto la sabbia, lo ripeto da quando sono segretario. Dobbiamo essere irreprensibili per dare esempio”, continua Blasi. “Ho raccolto le firme di cinque consiglieri per una legge regionale sul conflitto d’interesse che non è mai stata discussa”, rivendica prima dell’affondo contro Sel: “Non a caso il presidente della Regione, il vicepresidente e il presidente del Consiglio sono tutti del partito di Vendola”. E quando gli chiediamo cosa ha fatto il Pd di fronte alla pubblicazione delle conversazioni intercettate tra Florido e Fabio Riva risponde che “nulla poteva fare perché il presidente della Provincia viene eletto dal popolo e il partito non ha strumenti per dire: vattene, tanto più se, come nel caso di Florido, si è dichiarato tranquillo ed estraneo a ogni responsabilità. La questione è politica, per questo ho collezionato non poche ostilità dentro il mio partito”, ripete “L’ex assessore regionale alle opere pubbliche del Pd, Amati mi ha accusato di moralismo. Per me è un complimento, io, per citare Rodotà, sono per l’elogio del moralismo”. Allora lei al posto di Bersani non avrebbe accettato il finanziamento per la campagna elettorale da Riva: “Io i soldi non li prendo neppure dall’amico salumiere, i rappresentanti del popolo debbono essere liberi”. E dell’Ilva dice: “Deve essere nazionalizzata. Occorre un comitato di sorveglianza come nella Volkswagen, di cui fanno parte rappresentanti delle istituzioni, dei lavoratori, degli ambientalisti, dei cittadini e si decide insieme. Solo così si potrà superare il vero limite della politica cominciando a guardare alla vita con chi non ha un pezzo di pane”. Ma non prova disagio a incrociare lo sguardo dei cittadini dopo questi arresti? “Io conservo la mia credibilità sono a disagio per il Pd e la politica. Però il Pd un primato ce l’ha: dalle primarie a oggi non abbiamo sbagliato niente”. Un record che il Pd sembra difendere con tenacia.