Massimo Gramellini, La Stampa 17/5/2013, 17 maggio 2013
ATTENUANTI IPOCRITE
Il 12 gennaio 2012 il vigile milanese Niccolò Savarino
era di turno in un parcheggio della Bovisa quando un
ladro di Suv lo travolse, trascinandolo sull’asfalto per
duecento metri: una morte orribile. L’assassino fu fermato in Ungheria, ma solo dopo lunghe indagini si conobbe la sua reale identità. Remi Nikolic, nato in carcere da una detenuta. Il tribunale deiminorenni (all’epoca dei fatti non aveva ancora 18 anni) gli ha quasi dimezzato la pena - da 26 a 15 anni - riconoscendogli le attenuanti generiche con questa motivazione: la sua unica scuola di vita sono stati i delinquenti fra i quali è cresciuto.
A me sembra una sentenza ipocrita e pericolosa.
Mentre la mano civile dello Stato frapponemille ostacoli
all’inserimento dei piccoli rom (sono note, nella stessa
Milano, le peripezie delle eroiche maestre di via Rubattino per garantire la scuola ai bambini di quella comunità), la mano giudiziaria trasforma quel fallimento sociale in attenuante: un bel modo per sciacquarsi la coscienza, contrapponendo ingiustizia a ingiustizia. Ma si tratta anche di un precedente pericoloso: adesso qualsiasi persona cresciuta in un ambiente disagiato, e Dio sa quante ne sta producendo la crisi, potrà pretendere un analogo
sconto di pena. Questa retorica vittimista, che tutto è
tranne che la virtù dei buoni, darà purtroppo voce alle
gole sguaiate dei razzisti e accrescerà il consenso sociale verso i dispregiatori delle minoranze, sempre più identificate come destinatarie di trattamenti privilegiati, in una guerra fra poveri che è il vero incubo da scongiurare.