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 2013  maggio 15 Mercoledì calendario

EQUITALIA DICE ADDIO ALLA LINEA DURA

Contrordine esattori... Siate «sensibili», non infierite sugli imprenditori che non rie­scono a pagare le tasse perché prosciugati dalla crisi e dalla stretta sul credito. Valutate «ca­so per caso». Non c’è scritto «fi­nora su questo fronte abbiamo sbagliato», ma il tono della lette­ra arrivata in questi giorni ai di­rettori della società di riscossio­ne dalla sede centrale è più o meno questo.
Una missiva inviata dall’am­ministratore delegato di Equitalia Benedetto Mineo, agli uffici periferici con il chiaro intento di mettere un freno ai responsa­bili locali della stessa società, troppo rigidi. Intendiamoci, il vertice di Equitalia non chiede ai suoi di fare sconti sul dovuto, ma raccomanda perlomeno di non infierire su chi ha proble­mi. L’iniziativa è nata sull’onda delle storie di contribuenti esa­sperati che hanno bucato l’at­tenzione dei media e nemme­no l’amministrazione fiscale dello Stato può ignorare.
Equitalia prende infatti atto che c’è«un disagio esteso, conseguenza diretta del perdurare della crisi». E per questo chiede ai propri dirigenti una valuta­zione attenta. Un lavoro per capire cosa c’è dietro il mancato pagamento di un tributo.
Lo spunto della lettera del­l’ad Benedetto Mineo è l’episo­dio di cronaca di un piccolo imprenditore pugliese che ha scritto alla Gazzetta del Mezzo­giorno il proprio proposito di suicidarsi perché sommerso dai debiti, in particolare quelli verso lo Stato, che Equitalia è tenuta a riscuotere.
Nella lettera c’era un riferi­mento preciso alla vicenda. «Abbiamo chiamato il giorna­le, siamo risaliti all’indirizzo, un nostro funzionario si è mes­so su­bito in viaggio e ha raggiun­to in casa l’autore della missiva.
La cosa che più ci interessava, in quel momento, era stare vic­i­no a quell’uomo affinché non si sentisse abbandonato dalle isti­tuzioni», racconta l’ad a tutti i funzionari. Una storia finita bene. Ma «l’episodio - fa presente Mineo - non costituisce, pur­troppo, un caso isolato».
In questi frangenti serve quin­di «rapidità di risposta e atten­zione al contribuente», perché «il migliore sinonimo di servi­zio è proprio la relazione con le persone». I manager della riscossione si dicono «consape­voli che l’arrivo di una richiesta all’agente della riscossione, in un momento come quello che stiamo vivendo, possa infrange­re equilibri già instabili. Di fron­te a queste situazioni - spiega­no ai dirigenti locali - non pos­siamo permetterci di commet­te­re errori o di avere un compor­tamento non adeguatamente orientato alla sensibilità che queste circostanze richiedono». In questo modo- conclude la lettera - «possiamo vedere ri­conosciuto il nostro lavoro al servizio di un Paese che voglia­mo più giusto, la nostra professionalità, l’imparzialità nel ri­spetto delle leggi e, non ultima, la nostra umanità».
Segno di un cambio di stile, se non di sostanza. Che comun­que non modifica l’intenzione di alcune amministratori locali che non vogliono più Equitalia come società di riscossione. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno, ad esempio, dice di ap­prezzare la missiva, ma confer­ma il countdown per il varo di Aequa, società di riscossione della capitale, che partirà l’1 lu­glio e alla quale «fin dal primo giorno sarà data l’indicazione «di non mettere mai il rispetto ragionieristico delle regole da­vanti alla difficoltà».