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 2013  maggio 04 Sabato calendario

RISOLVO LE GRANE AI POTENTI E CLINTON MI ADORA PER QUESTO

Arrogante rampollo di un’influente famiglia viene accusato di violenza carnale, un’onta che macchierebbe l’onore della dinastia. Bisogna creargli subito un alibi di ferro. Interviene Olivia Pope. Un ufficiale superdecorato e reduce dall’Afganistan è gay. Va convinto a dichiarare la propria identità sessuale all’intero Paese. Grazie a Olivia Pope diventerà un eroe nazionale. Scandal, la serie televisiva (in Italia la trasmette Sky) in cui la trentaseienne Kerry Washington interpreta Olivia Pope, è diventato il nuovo “guilty pleasure” (peccato con senso di colpa annesso) di mezza America. L’eclettica attrice del Bronx (era la schiava di Django Unchained, ed è molto attiva in politica, sul fronte Democratico) è in grado di sollecitare una media di 220 mila tweet a episodio tra gli spettatori. Tra questi nomi eccellenti: Oprah Winfrey, Lena Dunham e persino Bill Clinton.
Olivia Pope in Scandal è una fixer (una che risolve situazioni critiche) dal fiuto infallibile: segue il suo istinto e non sbaglia un colpo. Anche lei si fida ciecamente delle sue intuizioni?
Ci provo. Di sicuro, da quando ero bambina, ho sempre avuto per le cose e per le persone un approccio “di pelle”, sono stata educata così… Non me la sento, però, di affermare che sono sempre sicura delle mie scelte; devo ancora farne di strada, prima di diventare come Olivia!
La Pope si muove in un mondo di intrighi e pettegolezzi, dicerie e scandali. Lei, Kerry, vive in una realtà in cui i confini tra fiction e verità sono spesso illusori. La divertono gli scandali, le montagne che partoriscono topolini, i pettegolezzi?
Oh no, non sono mai stata interessata al gossip, e personalmente cerco di starne il più lontano possibile. Devo confessare, però, che da quando lavoro in questa serie, è cambiato il mio modo di vedere le cose: ora quando leggo il giornale non posso fare a meno di chiedermi cosa sia veramente successo e quanto invece sia stato costruito dai media.
Per lei, che ha una laurea in Interdisciplinary Social Science , non dovrebbe essere cosi difficile leggere tra le righe.
Mi creda, è difficile immaginare quel che succede a Washington in un ufficio dedicato alla risoluzione delle crisi! Ho seguito una delle più note professioniste del campo, Judy Smith, che aveva lavorato alla Casa Bianca ai tempi di George e Barbara Bush e si era poi occupata del caso Monica Lewinski. L’ho consultata spesso quando mi sentivo un po’ persa. Come ti comporti, per esempio, quando ti chiamano alle tre di mattina perché c’è un cadavere scomodo – e importante – e devi decidere che cosa fare?
Vuol dire scegliere tra mantenere il segreto o chiamare la polizia?
Vuol dire essere informati prima della polizia e intervenire con efficienza per proteggere il proprio cliente.
Nella vita reale, lei sarebbe in grado di mantenere un segreto del genere?
(ride) Sono piuttosto brava... Magari ho difficoltà a tenere nascosto un regalo che ho comprato per un’amica, ma se il segreto è importante sono muta come un pesce.
Sono cambiati i tempi: oggi la relazione di Marilyn Monroe col presidente Kennedy sarebbe sulle prime pagine della stampa mondiale e ispirerebbe decine di film. Ora che è diventata un’esperta della sociologia degli scandali, pensa che sia ancora possibile mantenere segrete certe situazioni?
Credo che ormai ci siamo abituati agli scandali sessuali dei personaggi politici, negli Stati Uniti come in Italia. Oggi non esiste più quel velo protettivo che tutelava i potenti, per preservare le illusioni che ci facevamo su di loro; adesso anche i capi della terra appaiono vulnerabili e umani, come i comuni cittadini. Non dimentichiamo, comunque, che anche il Presidente vive in una grande prigione bianca, da cui può uscire solo quando è circondato da una decina di persone.
Olivia Pope è una donna arrogante e di grande influenza, che ha però uno scheletro nell’armadio: è l’amante segreta del Presidente. Secondo lei perché il pubblico tifa per lei e non per la first lady?
In genere il pubblico femminile sta dalla parte della moglie, ma Shonda Rhimes, la creatrice della serie (e anche di Grey’s Anatomy e Private Practice, ndr), è una scrittrice brillante e non manichea. Olivia mostra la sua vulnerabilità proprio nel momento in cui si innamora del Comandante in capo, provando anzi un profondo senso di responsabilità, quasi di colpa. La si vede persino piangere di nascosto...
Lei passa parecchio tempo alla Casa Bianca: è mai stata nello Studio ovale?
Ho portato anche i miei genitori a incontrare il presidente Obama, ma nell’Oval Office no, non ci ho ancora messo piede.
Il Presidente ha mai fatto commenti sul suo personaggio?
Dicono che lo trovi divertente. Sa, ho avuto anch’io le mie perplessità prima di accettare la parte di Olivia, ma quando ho scoperto che il Presidente, nella finzione, era bianco e repubblicano, mi sono detta: via, allora non c’è nessun problema!