Silvia Bombino e Valentina Colosimo, Vanity Fair 8/5/2013, 8 maggio 2013
LA NOSTRA PRIMA VOLTA
Luca Argentero
35 anni, al cinema nel film di Michele Placido, II cecchino
«I miei genitori cominciarono a portarmi al cinema molto presto e nella mia memoria si confondono le immagini di film, attori, attrici e paesaggi. Ricordo Roger Rabbit e Navigator, tra i miei preferiti. Ma il primo film di cui ho memoria che vidi su grande schermo è La storia infinita. Ricordo la principessa, Atreiu, il bambino bullizzato, strane creature che scappavano e poi il Nulla, che distruggeva il regno di Fantasia. Contro il nemico dell’immaginazione, Atreiu e i suoi amici mi dicevano di continuare a sognare, e io sognavo, sognavo di cavalcare come lui un drago parlante con la testa di cane».
Paolo Ruffini
34 anni, sta girando il suo primo film da regista. Fuga di Cervelli
«Mi tappavo gli occhi perché ero spaventato, ma anche affascinato. Avevo 4 anni e all’Odeon di Livorno davano E.T. Lo schermo era così grande che quel mostriciattolo venuto dallo spazio sembrava gigantesco e pensai stesse per entrare nella sala. Chiesi a mia madre: “Ma se questa Tv è così grande, quanto è grande il telecomando?”. E.T. l’ho rivisto tante volte da adulto, ma ogni volta è come se lo guardassi “tagliato” dalle mani sugli occhi. Anche il mostriciattolo mi sembra ancora fatto di cacca, come pensai quella volta al cinema Odeon».
Michele Placido
66 anni, al cinema nel film di cui è regista II cecchino
«Mio zio gestiva un piccolo cinema di paese, così da bambino i miei genitori mi portavano tutti i fine settimana a vedere un film. Il primo di cui ho memoria è Ombre rosse di John Ford. In bianco e nero, con l’attore che sarebbe diventato l’idolo della mia infanzia: John Wayne. C’era tutto quello che poteva colpire l’immaginazione di un bambino: l’avventura, l’eroe, i grandi spazi, l’America per come la sognavamo noi nel dopoguerra. Nei lunghi pomeriggi che seguirono, il gioco preferito era diventato la guerra tra cowboy e indiani sulle rocce del paese, immaginando di dover difendere la diligenza dagli Apache. Io, naturalmente, facevo il cowboy».
Anna Foglietta
34 anni, prossimamente su Raiuno nella fiction L’oro di Scampia. Al cinema, sarà nel nuovo film di Paolo Genovese
«II primo film che ho visto al cinema è stato Così parlò Bellavista di Luciano De Crescenzo: le donne della mia famiglia erano molto orgogliose della loro napoletanità, che poi era la filosofia del film. Io però avevo 6 anni e non ci ho capito nulla, salvo sviluppare un sano terrore per la scena del capitone: non sono mai più riuscita a mangiare niente di simile. Ricordo meglio il primo film che vidi al cinema per mia scelta, L’odio di Malhieu Kassovitz, a 15 anni, con il fidanzatino dell’epoca, un intellettuale: mai andata al cinema per limonare».
Alessandro Gassman
48 anni, al cinema ha debuttato come regista in aprile, con Razza Bastarda
«Non ricordo, ma mi dicono che il mio film preferito da piccolo era Dumbo. Mi da un po’ fastidio perché lo trovo troppo sdolcinato, qualcosa che non mi appartiene mia moglie non sarà d’accordo. Il film invece che ricordo benissimo è La febbre del sabato sera. Andai con gli amici, all’epoca era vietato ai minori di 14 anni, e noi, appena li abbiamo compiuti, siamo corsi a vederlo: massimo gesto di trasgressione».
Emilio Solfrizzi
51 anni, al cinema dal 9 maggio in Mi rifaccio vivo
«Andavo a scuola dai gesuiti, un giorno ci dissero: “Oggi vediamo un film”. Avrò avuto 6 anni, non ero mai stato al cinema e di Tv ce ne facevano vedere poca. Nella sala affollata di bambini cominciarono a scorrere le immagini di Lilly e il vagabondo. Mi ricordo benissimo: ero soggiogato dalla bellezza dei personaggi, della storia, dei colori, guardavo tutto a bocca aperta. La famosa scena dei due cani che mangiano lo spaghetto e finiscono per baciarsi è ancora oggi tra le mie preferite. Così, Lilly e il vagabondo è il primo film che ho fatto vedere a mio figlio Francesco. Volevo trasmettergli fin da piccolo la magia del cinema».
Violante Placido
37 anni, al cinema nel film di Michele Placido Il cecchino
«E.T. mi emozionò tantissimo. Avevo circa sei anni. Poi, a 12, vidi Gorilla nella nebbia: la parte dell’etologa, interpretata da Sigoumey Weaver, mi ha fatto venir voglia di fare quel mestiere. Non l’etologa che era il mio sogno visto che sono cresciuta in campagna, in mezzo agli animali perché bisognava studiare anni, e non era per me. Mi riferivo all’attrice. Lavoro per cui, comunque, bisogna essere osservatori. In un ruolo metti te stesso e anche qualcosa che prendi dagli altri: io gli uomini li scruto, sono anche una che fa le imitazioni, mi serve molto».