Danilo Bogoni, CorrierEconomia 13/05/2013, 13 maggio 2013
IL SOGNO PROIBITO DI ANDREOTTI COLLEZIONISTA
Tra i sogni di Giulio Andreotti, deceduto il 6 maggio, nello stesso giorno in cui nel 1840 a Londra vedeva la luce il francobollo numero uno in assoluto, ce n’era uno che aveva il formato di una lettera, i dentelli di un 20 centesimi azzurro d’Italia col profilo di Vittorio Emanuele II e un timbro: Roma 20 settembre 1870. Il giorno in cui i bersaglieri entrarono nella Città eterna. «Cara Rosina, entrati oggi alle 10 antimeridiane a Roma dopo un combattimento di 5 ore. Ti scrivo, dunque sono vivo e sto bene. Abbiamo avuto poche ma dolorose perdite. Noi siano entrati dalla breccia aperta in vicinanza di Porta Salaria, dalla nostra artiglieria. Addio di cuore, saluto mio padre e la tua famiglia. Tuo Giacomo». La commovente lettera, mandata alla fidanzata che abitava a Jesi, partì come niente fosse da Roma. Altre missive vennero invece affrancate con francobolli dello Stato Pontificio, che ormai non c’era più. Oltre a far luccicare gli occhi degli appassionati, quelle lettere testimoniano come nella città la vita scorresse, per quanto possibile, nella norma. Pur nella drammaticità del giorno, «gli impiegati postali ? la sottolineatura è di Andreotti ? restarono al loro posto, in una concezione del pubblico servizio che sarebbe stato bene far resistere all’usura del tempo».Nella collezione di Giulio Andreotti quelle lettere avrebbero fatto un figurone. Facevano parte, per ammissione dello stesso senatore a vita, di «un sogno proibito mai coltivato». La rinuncia era legata al costo dei due reperti, ma «se vincessi il Superenalotto ci farei un pensierino». Impossibile stabilire il valore dell buste «Roma, 20 settembre 1870» di proprietà di un operatore del settore milanese. Visto che si tratta di pezzi unici, il loro costo non può che essere amatoriale. Dipende da quanto l’acquirente è disposto a spendere rispetto alle richieste del proprietario. Comunque, nella collezione «Calendario» di Andreotti, fatta cioè con timbri di tutta l’annata finale dello Stato Pontificio, il 20 settembre era comunque rappresentato. Con una busta partita da Civitavecchia, per acquistare la quale vendette «l’unica raccolta che avevo in tema di Colonie». Si scrisse invece che la vendita fosse servita per pagare parte delle spese del processo di Palermo. Notizia smentita dallo stesso senatore a vita, che in un’intervista del 1999 confermò che si trattava «soltanto una raccolta di poco valore», liquidata per acquistare la busta 20 settembre 1870 di Civitavecchia, che andò a rimpiazzare quella di Acquapendente, con la stessa data, sull’autenticità della quale nutriva dei dubbi.Guadare la successione degli annulli del 1870, ammise Andreotti, «mi riporta alla Roma dell’800 ? così diversa e così eguale ? e alla piccola casa del rione Campo Marzio». Dove abitava e dove, ragazzino, aveva cominciato a collezionare francobolli. Costruendosi il primo album, «con la paziente ricerca di buste che i grand gettavano via e poi con sagaci anche se modesti baratti». Ma perché i francobolli? «Probabilmente ? fu la pronta risposta ? l’esiguità dello spazio di cui disponevo era più adatta a custodire francobolli che, non, ad esempio, campanelli che pure più tardi mi hanno attratto quasi con pari interesse».Fu dopo aver visitato la mostra «Sicilia ’59», dove erano esposte le buste di cento anni prima per ciascuno dei trenta giorni, prestata agli organizzatori dalla regina Elisabetta d’Inghilterra (più attratta dai cavalli, che non dai francobolli), che Andreotti decise di documentare il periodo conclusivo del potere temporale del Papato. «In questa linea, ho cercato con molta tenacia di segnalarne una traccia filatelica di qualche rilievo, con una raccolta degli annulli romani per ciascun giorno di quel fatidico 1870. Non sono valori rilevanti, ma mi interessano molto». Grande valore rilevante hanno invece quelle buste che Andreotti, non avendo vinto al Superenalotto, non riuscì ad acquistare.
Danilo Bogoni