Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 13/05/2013, 13 maggio 2013
RICORDANDO NANNARELLA. NELLA «FACTORY» DEL LANIFICIO: CUCINA, DANZA, ARTE E CREATIVITA’
Una galleria d’arte, una scuola di danza, un laboratorio di restauro di mobili d’epoca, un ristorante e un bistrot, uno studio di design, una sala per concerti di musica live, una terrazza sull’Aniene, una trentina di rondini che hanno nidificato sotto i soffitti delle varie sale e sfrecciano garrendo lungo le scale interne, nell’atrio, nei corridoi. È la felice Factory creata da un gruppo di giovani imprenditori in un ex lanificio, tremilacinquecento metri quadrati in via di Pietralata 159. Hanno cominciato sei anni fa con i concerti dal vivo e la scuola di danza, poi è arrivato il ristorante, cinque mesi fa il bistrot, a marzo è uscito il primo numero di «Dude», elegante rivista trimestrale che parla di arte, musica, cinema, fotografia, letteratura; che racconta testimonianze di vita ma da un punto di vista diverso dalle solite pubblicazioni. Obiettivo: «Dude cerca di tracciare una mappa fiorita fatta di artisti, suoni, fotogrammi e persone che stanno costruendo o hanno già costruito delle nuove possibilità». Nei giorni scorsi è stata inaugurata la galleria d’arte con una mostra su Anna Magnani, prodotta dal Lanificio in collaborazione con la società 21 Grammi e commissionata a Biodpi, al secolo Fabio Della Ratta, street artist di Benevento, che si presenta così: «Dopo aver appreso concetti filosofici sui muri dei wc, ho deciso che il muro era il mezzo migliore per comunicare le mie idee». In realtà ha studiato graphic design e disegno industriale presso la Seconda Università di Napoli e ha vinto il concorso per artisti di strada organizzato l’estate scorsa da Rocco Schiavone e Gabriele Bondanini di 21 Grammi nel piazzale del Verano, a San Lorenzo, con una cinquantina di partecipanti arrivati da tutta Italia.La rassegna al Lanificio, intitolata «I am Anna Magnani» (tel. 06.41780081, ingresso libero tutti i giorni dalle 12 alle 19, fino al 31 maggio) e patrocinata dall’assessorato capitolino alla cultura, da Biblioteche di Roma e dal V municipio, nasce dall’idea di rendere «un doveroso omaggio all’attrice simbolo del neorealismo italiano nel quarantesimo anniversario della morte». Mamo Giovenco, direttore artistico del Lanificio, aiutato da Claireva Busnello, ha installato al centro della galleria un red carpet che guida i visitatori attraverso un percorso segnato da scatole di cartone riciclate sulle quali sono dipinte strade, borgate e scorci tratti dai piani sequenza dei film più famosi della Magnani. Alle pareti, ritratti dell’attrice affiancati a quelli di registi e interpreti che hanno lavorato con lei, da Totò a Vittorio De Sica, da Pier Paolo Pasolini a Federico Fellini, da Roberto Rossellini a Marlon Brando, da Virna Lisi a Walter Chiari. I loro volti affiorano dagli strati di colore passati sulla tela e poi graffiati, macchiati da colature di vernice o trattati con la tecnica dello stencil e del decoupage. Sopra i ritratti spiccano alcune frasi rimaste celebri, come quella che «Nannarella» rivolse al truccatore: «Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele». C’è anche l’astronauta Jurij Gagarin a bordo del Vostok nel primo giro intorno alla Terra, sovrastato dalle parole che pronunciò: «Saluto la fraternità degli uomini, il mondo delle arti e Anna Magnani».Dopo la visita alla galleria si può fare una sosta al bistrot, per assaggiare il «cocktail Magnani», a base di fragole e basilico nero, inventato dal barman Theodore Guida in occasione della mostra. Oppure fermarsi a cena al ristorante, arredato con preziosi tavoli Déco in radica di noce, lampadari di cristallo, credenze Liberty, vecchi divani in cuoio capitonné. Tutti i mobili cambiano continuamente perché sono in vendita. Recano perciò un cartellino con il prezzo (accessibilissimo) e una poesia o la frase di un personaggio celebre. Come questa di Albert Einstein: «Un tavolo, una sedia, un cesto di frutta e un violino; di cos’altro ha bisogno un uomo per essere felice?». I ragazzi del Lanificio, ammirevoli anche perché sono riusciti a inventarsi un lavoro pensando alla sostenibilità, al riciclo e alla rivalutazione del territorio e facendo rivivere una zona abbandonata e degradata, continuano a sognare. Prossimi progetti: un orto sopra la terrazza dell’edificio e una piccola foresteria per artisti, musicisti, coreografi. Dagli immensi finestroni che affacciano sulla riserva dell’Aniene, si vedono nell’erba alta passare, guardinghe, le volpi.
Lauretta Colonnelli