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 2013  maggio 15 Mercoledì calendario

I CONSIGLI SBAGLIATI DI GRASS


Gli intellettuali e la politica. Hanno un ruolo, hanno il dovere di partecipare? Le solite domande a cui ognuno risponde come gli pare, sempre con la difficoltà di definire chi sia, o che cosa sia, un intellettuale. Moravia sì e Celentano no? Si può essere un genio e non capire niente di quel che avviene o sta per avvenire intorno a sé? Thomas Mann si illuse su Hitler, mentre la moglie Katia cercava di aprirgli gli occhi. D’Annunzio e Marinetti pretendevano di avere dell’influenza su Mussolini. Non tutti hanno il talento di Goethe, che sapeva consigliare e manovrare il suo duca a Weimar. Eppure Schiller nell’anno della rivoluzione, il 1789, non lesinava le critiche. Era deluso dal suo protettore Wolfgang al potere. Come Günter Grass non risparmiava l’amico Willy Brandt.
Nessuno scrittore fu così impegnato direttamente in politica negli anni cruciali della Germania, intorno al ’68, e dopo che Brandt conquistò la Cancelleria, il primo socialdemocratico dopo Weimar. Un evento storico. Ora è stato appena pubblicato il carteggio tra lo scrittore e il Cancelliere, a cura di Martin Kölbel (Willy Brandt und Günter Grass, Der Briefwechsel, Steidl Verlag, 1.232 pagine, 49,80 euro). Il libro, destinato agli appassionati di retroscena e ai nostalgici, riserva qualche sorpresa.
I tedeschi non sono come noi, e non hanno perdonato l’autore de Il tamburo di latta, non tanto perché indossò la divisa delle Waffen-Ss, in fondo aveva 18 anni, ma per aver taciuto tutta la vita. Lo rivelò nel 2006, quando stava per essere scoperto. Troppo tardi. Rinfacciava agli altri il loro passato, la complicità o il silenzio, sotto il III Reich, e nascondeva le sue colpe. Sarà un grillo parlante non sempre gradevole, ma è un peccato che il Premio Nobel abbia perso la sua autorità morale. Molte delle cose che scriveva e continua a scrivere sono giuste.
Grass fu sempre a fianco di Brandt durante la campagna elettorale del ’69, quando vinse grazie al cambio della guardia compiuto dai liberali. E ancor più durante le elezioni anticipate del ’72, in una battaglia che mobilitò la Germania intera (l’affluenza fu superiore al 90%). Willy, premiato con il Nobel per la pace, poté continuare nella sua Ostpolitik, la pacificazione con i vicini dell’Est che vent’anni dopo avrebbe portato alla caduta del Muro. Ma Brandt lo sopportava poco: lo scrittore pretendeva più attenzione, per consigliarlo e guidarlo, avrebbe voluto che il Cancelliere trascorresse tre giorni solo con lui. «È troppo», disse Willy ai suoi collaboratori, «non mi va di passare un week end con lui».
E lo scrittore si lamentava: «Ha il talento di conquistare la gente, ma rimane un egoista». Brandt divenne un mito, non solo in Germania, già all’inizio degli anni Sessanta, quando era ancora sindaco di Berlino. Le sue immagini quando viene eretto il Muro, o mentre accompagna Kennedy in visita alla metropoli divisa, lo resero famoso in tutto il mondo. E, dopo, giunto al potere, riuscì a cambiare l’immagine del suo paese, a poco più di vent’anni dalla fine del nazismo. Quando nel dicembre del ’70 si inginocchiò nel ghetto di Varsavia sorprese anche l’amico Grass. Se ne discute ancora, io sono convinto che fosse un gesto non premeditato, e se mi sbaglio non importa. Ma che cosa gli avrebbe consigliato lo scrittore se il Cancelliere gli avesse confidato la sua intenzione? Avrebbe insistito per scrivergli le battute e il copione?
Gli intellettuali dovrebbero rimanere la coscienza morale, distribuire moniti come appunto un grillo parlante, ma non dovrebbero dirigere i loro amici politici. Grass aveva sconsigliato vivamente Brandt di entrare nel 1966 nella Grosse Koalition con i cristianodemocratici. Ma fu quell’alleanza che li sdoganò dopo oltre trent’anni, invece di comprometterli come temeva Grass. E senza quel passo probabilmente non sarebbe giunta la vittoria tre anni dopo. Nel ’68, Grass incita Brandt a farsi paladino della protesta giovanile e a prendere aperta posizione contro la guerra in Vietnam, a casa dello scrittore viene spesso Andreas Baader, e altri giovani che finiranno nella Rote Armee Fraktion. L’amico Willy preferì tacere.