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 2013  maggio 15 Mercoledì calendario

CHIRURGIA PREVENTIVA LA NUOVA OSSESSIONE USA NON E’ SOLO PER LE STAR

La scelta di Angelina Jolie rientra in una tendenza in crescita fra le donne americane. All’inizio di gennaio a farla è stata Allyn Rose, Miss Washington in lizza per il titolo di Miss America. «Che vinca o perda la gara - disse dal palco del concorso, a Vegas - mi sottoporrò a una doppia mastectomia come misura preventiva per evitare di morire come mia madre e mia nonna».

Poche settimane dopo la ventiquattrenne bionda dalle misure mozzafiato ha mantenuto l’impegno rientrando nella percentuale crescente di americane che «ritengono la chirurgia preventiva molto ragionevole in presenza di una predisposizione genetica al cancro al seno», come spiega Patricia Ganz, direttrice del Centro di prevenzione del cancro al Jonsson Comprehensive Center di Los Angeles.

Il numero di donne che si sottopone a mastectomie preventive negli Stati Uniti si è decuplicato dal 1998 al 2007 a seguito del perfezionamento dei test genetici e della qualità della chirurgia della ricostruzione del seno. Uno studio sul tema realizzato nel 2010 e pubblicato quest’anno dagli «Annali dell’oncologia chirurgica» testimonia come l’incremento di simili scelte da parte delle americane si deve a procedure a cui si attribuisce una possibilità di riduzione dei rischio di tumore al seno del 90 per cento.

Se Jolie è portatrice dei geni del tumore al seno Brca1 e Brca2, Miss Washington ha una mutazione genetica che la predispone alla malattia: si tratta, per Sandra Swain direttore del Washington Cancer Institute, di due dei casi genetici che possono portare a decidere per l’intervento. La frequenza di tale scelta è triplicata fra le donne più giovani a partire dal 2000. «Solo nell’anno 2006 è cresciuto del 15 per cento il numero delle donne fra i 18 e 39 anni che si sono fatte togliere almeno un seno sano» spiega Elizabeth Habermann, ricercatrice dell’Università del Minnesota, autrice di uno studio ad hoc sul «Journal of Clinical Oncology».

Non tutti però sono d’accordo. Fran Visco, presidente della National Breast Cancer Coalition, imputa tale fenomeno a «dottori che non riescono a prevedere chi ha maggiori possibilità di morire», portando le donne a «scelte aggressive non sempre necessarie».

Ma l’aumento delle tendenza alla chirurgia preventiva è un fenomeno che riguarda non solo le donne e non solo il timore del cancro al seno. A provarlo è uno studio del Center for Disease Control e Prevention che spiega come il 70 per cento dei decessi annuali negli Stati Uniti dipendono da malattie croniche - infarti, tumori, diabete, artriti, obesità, malattie respiratorie - che affliggono oltre 130 milioni di persone. Da qui la convinzione di due terzi della popolazione che il sistema sanitario debba investire di più sulla «medicina preventiva», che va dall’attività fisica e dalle visite specialistiche fino alla chirurgia.

Le assicurazioni private da tempo hanno iniziato a investire in questa direzione perché le cure preventive consentono nel lungo termine di spendere meno per l’assistenza. Il consenso su tale approccio è tale da portare l’84 per cento degli americani ad auspicare che la Sanità pubblica segua la stessa direzione. Una prima risposta è arrivata con l’Affordable Care Act, la riforma della Sanità dell’amministrazione Obama, che estende alcune cure preventive gratuite a 71 milioni di cittadini che già hanno la copertura privata. Se a ciò si aggiunge che 34 milioni di assistiti solo dalla Sanità pubblica hanno già ricevuto almeno un singolo trattamento preventivo, si arriva a un totale di 105 milioni di cittadini - circa un terzo del totale convinto che anticipare una malattia sia preferibile che curarla a posteriori.