Luca Fornovo, La Stampa 15/5/2013, 15 maggio 2013
CON LA NUOVA TASSA GETTITO RADDOPPIATO, MA L’IMMOBILIARE SI FERMA
C’è la crisi che sembra non finire mai, ci sono sempre più italiani disoccupati e precari; da un lato le banche che chiudono i rubinetti del credito e dall’altro la paura (sempre più grande) di chiedere un mutuo e indebitarsi. Fin qui le cause e concause, sotto gli occhi di tutti, che hanno portato a un vero e proprio crollo nel 2012 del mercato immobiliare.
Ma il colpo di grazia, o perlomeno quello che ha messo ko il mattone è stato assestato dall’Imu, le cui conseguenze negative sono state spesso rimarcate dai politici a parole, ma poco o quasi mai documentate nei numeri. I dati elaborati dalla Fondazione Hume evidenziano, invece, in modo chiarissimo come la correlazione tra l’introduzione della nuova tassa sulla casa e il tonfo del mercato immobiliare sia concreta. Ai maggiori incassi per l’Erario - dai 9,2 miliardi di gettito della vecchia Ici nel 2011 si è passati ad oltre 20 miliardi di Imu l’anno successivo - si è contrapposto un effetto domino sul mercato immobiliare che ha gettato a terra compravendite, prezzi delle case, importo dei mutui. Fino a colpire nel vivo l’edilizia e a cancellare migliaia di posti di lavoro.
Si parte dagli immobili in vendita. Nei primi quattro anni della crisi, le compravendite di case sono calate ogni anno del 7,3%, mentre quelle di uffici, negozi e magazzini (immobili non residenziali) sono diminuite dell’8,8%. Poi tra il 2011 e il 2012, in concomitanza con l’ingresso dell’Imu, la flessione si è intensificata: il settore residenziale finisce in rosso del 25,7%, mentre è di poco inferiore il bilancio negativo nel settore non residenziale (-24,1%). Il tonfo più drammatico è nelle compravendite di abitazioni con mutuo che nel 2012 subiscono una contrazione del -36,8% rispetto al 2011. Ben differente era la situazione nei primi 4 anni della crisi (dal 2007 al 2011, prima dell’Imu): allora gli acquisti con mutuo erano sì diminuiti ma a un ritmo inferiore (-9,1% l’anno).
Nell’era Imu sono in ribasso anche le erogazioni dei mutui: il capitale medio concesso nel 2012 si aggira attorno a 126 mila euro (-6,8% rispetto al 2011). Compare così il primo segno meno, visto che nei primi anni della crisi (dal 2007 al 2011) il mutuo in media aumentava ogni anno del 1,4% (passando da 128 mila euro a 136 mila euro). Con l’Imu si abbassano ancora di più i prezzi delle case, anche perché molti italiani per evitare di pagare troppe tasse preferiscono vendere le secondo e terze case. Aumenta l’offerta e quindi cala il prezzo. Secondo l’Istat, nell’ultimo anno (dal 2011 al 2012) il prezzo delle abitazioni è sceso in media del -2,7%. Il settore che va peggio è quello delle case esistenti che cedono il 4,7%, mentre prima dell’Imu il ribasso si fermava a -0,2%. Certo non si può dare la colpa solo all’Imu, la discesa dei prezzi è un fenomeno europeo che ha riguardato anche le abitazioni di Irlanda e Spagna (-20% dal 2010 al 2012), due Paesi colpiti duramente dalla crisi dei debiti sovrani e dalla speculazione.
Ma di sicuro la nuova tassa ha avuto effetti negativi anche sull’edilizia, traducendosi in un calo sia degli occupati, i caschi gialli, sia dei permessi di costruire. Nell’era Imu (dal 2011 al 2012) i lavoratori nelle costruzioni sono scesi a circa 1.750.000 (-5%). Un ribasso che si è triplicato rispetto ai primi anni della crisi (dal 2007 al 2011) quando gli occupati diminuivano dell’1,6% l’anno, mentre nell’era pre-crisi (dal 2003 al 2007) crescevano del 2,9%.
Stesso discorso per i permessi di costruire: dal 2003 al 2007 ogni anno aumentavano del 4,3%. Poi dal 2007 al 2011 diminuiscono del 18,6% l’anno, dal 2011 al 2012 il calo supera il 20%.