Simone Filippetti, Il Sole 24 Ore 14/5/2013, 14 maggio 2013
PER CAMPARI ARRIVA UN BRUSCO STOP
Se pure Campari smette di brindare, la recessione e il calo dei consumi devono essere più seri di quanto si pensi. Il nuovo anno, per la storica azienda milanese di liquori, è iniziato con uno scivolone che ieri l’ha fatta diventare una delle "pecore nere" di Piazza Affari: un calo del 9% dei ricavi organici, e addirittura una caduta del 25% degli utili a 39,4 milioni (erano più di 50 l’anno prima).
Al di là dei meri aspetti contabili, è forse il segnale di un cambio di rotta? Finora gli alcolici sono stati uno dei settori più resistenti alla crisi. Non a caso Campari aveva resistito alla bufera di Borsa del 2011 e del 2012. Ma al terzo anno di crisi, anche il gruppo della famiglia Garavoglia accusa l’impatto del calo dei consumi. Il giro d’affari da gennaio a marzo è cresciuto (del 12,9% a 315 milioni) ma solo perché nel frattempo Campari ha comprato l’azienda di rum giamaicano Appleton: il nuovo marchio in portafoglio ha fatto salire i ricavi del 25. Senza quell’acqusizione, i ricavi sarebbero scesi del 9 per cento. E se nel continente americano, che copre quasi la metà del giro d’affari di Campari, le vendite sono schizzate del 66% (e del 11% al netto del nuovo marchio Appleton), è l’Italia, che ancora rappresenta quasi un quarto del mercato del gruppo, il malato grave: i ricavi sono crollati del 26%. Ed è il marchio storico Campari a farne le spese (-12%), seguito da Aperol (12%). Caduta verticale per il crodino che si è quasi dimezzato (-45%), segnale che i soft drink soffrono di più la crisi.
Il segno meno è davanti a tutte le principali voci del conto economico: scendono i margini, con il Mol che è l’unica voce che in qualche modo ha resistito (-1% a 160 milioni). Ha perso un quarto del valore il risultato industriale (a 48 milioni), mentre l’utile operativo è sceso del 18% a 51 milioni. Oneri finanziari per 12 milioni hanno fatto comprimere gli utili.
Normalmente il primo trimestre è storicamente debole per l’azienda milanese, ma un quarto degli utili evaporato non si era mai visto negli ultimi anni. All’inizio della crisi, c’era stata un’inversione nelle abitudini: meno alcolici venduti nei locali, ma più consumi privati in casa. Ora sembra che lo switch non sia più in grado di compensare il calo dei consumi fuori casa. Anche perché è caduta una tegola dal Governo: la nuova legge sui pagamenti ha causato la fine del sistema di stoccaggio dei distributori in Italia. La cosiddetta scorta estiva (gli acquisti pianificati in vista dei consumi durante i mesi caldi e le vacanze) si è azzerata, con un impatto di 25 milioni di euro. Spiegazione normativa o meno, di fronte a questi numeri, che hanno spiazzato il mercato, abituato a un’azienda che regalava sempre crescita, Piazza Affari ha reagito in modo stizzito: Campari è stata tra le peggiori blue chip di Borsa (dopo essere arrivato a perdere il 3,4%) con un -2%.