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 2013  maggio 14 Martedì calendario

TROPPE OMBRE SU STAMINA E LA CURA COSTA UN MILIARDO

«Mi auguro la Camera modifichi il decre­to sul metodo Stamina: se non lo farà, approverà solo una non-terapia, non solo non provata dal punto di vista clinico, ma anche senza raziona­le scientifico, che potrebbe ave­re serie conseguenze sulla spe­sa sanitaria nazionale». Miche­le De Luca, è stato il primo ricer­catore in Europa ad applicare, più di vent’anni fa, le cellule sta­minali epidermiche per la cura delle grandi ustioni. E ora il suo appello contro il decreto allun­ga la lista degli scienziati che a li­vello internazionale sono con­trari al protocollo Vannoni, quello diventato famoso per aver curato (ma non guarito) «la malattia di Celeste», la bambina affetta da Sma, atrofia muscola­re spinale. Ma il metodo Stami­na non si ferma qui. Si pone co­me metodo salvifico per tutte le malattie degenerative, per le malattie rare, per la gente in co­ma. Ed è come dire: un farmaco per tutti i mali peggiori in circolazione, attualmente incurabili. È mai possibile? E chi ha ragione? Lo psicologo Vannoni o l’intera comunità scientifica che si occu­pa di staminali da decenni? Per il momento questa terapia «mi­racolosa» è riuscita a far breccia non solo tra i malati gravi e i loro parenti, ma anche dall’ex mini­st­ro Balduzzi infatti l’ha autoriz­zata con un bel decreto legge.
Ora si tratta di capire se riusci­rà a sopravvivere alla Camera dove i nuovi onorevoli dovran­no documentarsi molto bene prima di accendere luce verde su qualcosa velato da troppe ombre. Innanzitutto non esisto­no pubblicazioni scientifiche né relazioni sull’andamento della terapia sui malati. E De Luca, co­me molti altri scienziati si chiedono: «Ma perché questi signori non fanno ri­chiesta di sperimentazione clinica? O perché non hanno mai pubblicato i dati ottenuti con il loro metodo? Perché c’è questa resistenza passiva a sot­tostare alle regole internaziona­li sull’efficacia e sulla sicurezza di un farmaco?». Belle doman­de a cui non ci sono risposte. Che peraltro nessuno sarebbe mai obbligato a dare se il Parlamento approvasse il testo senza modificarlo. Attualmente, infat­ti, il decreto «riclassifica» le infusioni di colture di cellule mesen­chimali da terapie avanzate (quindi prodotti medicinali) a trapianti. Ri­sultato: non dovrà mai sot­tostare al rigi­do protocollo previsto per l’approvazione dei farma­ci. E i respon­sabili potran­no continuare a somministrare la «terapia» senza condurre una sperimentazione clinica, senza che le col­ture vengano fatte in cell facto­ries per questo autorizzate, sen­za doverne dimostrare la effica­cia. Chi difende Stamina sostie­ne che la cosa è logica perché questa terapia viene applicata singolarmente solo per 18 mesi e per i pazienti già in attesa di provare la cura, cioè migliaia. E a far due conti vengono i brividi. Stamina dice di avere, ad oggi, 15 mila richieste e siccome il co­sto della sola preparazione di cellule mesenchimali conformi alla legge europea, è di circa 30 mila euro a paziente siamo già a quota 450 milioni, pari al 3% del gettito Imu. Inoltre, per quanto è dato saperne, il «metodo Sta­mina» prevede almeno 5 infu­sioni per paziente. Anche consi­derando una economia di scala per le 5 infusioni, il costo per cia­scun paziente sarebbe di alme­no 60.000 euro, per un totale di quasi 1 miliardo di euro. E que­sto vale solo per i 15 mila pazien­ti. D’accordo, qualcuno dirà che la salute non ha prezzo. Ma qui non esiste certezza dei risul­tati. E De Luca spiega: «Le cellu­le staminali mesenchimali pro­ducono cartilagine, osso e il midollo osseo, dunque non sono pluripotenti e non producono tutte le parti del corpo. Di conse­guenza non possono curare la pletora di patologie che propo­ne Stamina. Purtroppo i pazien­ti che vanno compresi perché portatori di malattie incurabili, ma l’olio di serpente non lo pas­sa la mutua!».
Le contraddizioni scientifi­che sono evidenti. A cui si aggiungono anche quelle a sfon­do economico. Stamina, infatti, ha ceduto a Medestea Inter­nazionale S.p.a. il «know-how» esclusivo (peraltro solo presun­to, perché non esistono brevet­ti) del metodo Stamina, per il suo sviluppo commerciale. Me­destea, un’impresa attiva nel settore cosmetici, «herbal medi­cine», nota per aver ricevuto ben 15 censure dall’Antitrust per la pubblicità ingannevole di un integratore alimentare spray per spegnere gli attacchi di fame in pochi minuti. Ma an­che lo studio universitario richiamato per l’efficacia del pro­dotto, era stato condotto, secon­do il Ministero della Salute, «senza criteri di serietà scientifi­ca».