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 2013  maggio 11 Sabato calendario

LE DONNE CHE CAMBIANO IL MONDO FABIOLA GIANNOTTI

Il profilo di Fabiola Gianot­ti r­imane scolpito nella me­moria da quando il Time l’ha immortalata sulla sua copertina collocandola tra le cin­qu­e persone più importanti del­l’anno. Ma quello che conquista davvero è la profondità dei suoi occhi neri, intensi come il colore della materia oscura dell’Uni­verso, di cui vuole carpire il se­greto.
In quegli occhi non c’è solo dolcezza, intelligenza, sensibilità. Si intuisce l’irrequietezza geniale e la determinazione di uno scienziato. Che spinge il fisico italiano più famoso degli ultimi anni ad altre sfide intellettuali, dopo aver individuato il bosone di Higgs, la particella che crea la materia ipotizzata dal fisico scozzese Peter Higgs negli anni sessanta. Ma definire Fabiola una don­na forte è un eufemismo. Gui­dare migliaia di scienziati provenienti da cinque continenti in uno degli esperimenti più com­plessi mai concepiti da mente umana è roba da numeri Uno. Eppure lei è una persona molto modesta. Dispensa meriti a tutti suoi collaboratori e pure a ma­dre Natura per aver creato il bo­sone così «com’è».
Qualcuno ha cercato di scalfi­re il suo profilo di donna perfetta scagliandosi contro la sua scelta di usare un carattere da cartoni animati, il Comic Sans, per spie­gare negli slide della conferenza stampa video-mondiale come l’acceleratore sotterraneo di 27 chilometri, il Large Hadron Col­lider del Cern, ha «visto» la parti­cella di Higgs. In Rete, quel gene­re di scrittura è stato definito «in­sulso», non adeguato all’impor­tanza e alla solennità della scoperta scientifica. Ma queste pic­cole critiche non la scalfiscono: «Perché? A me quel font piace, lo uso e continuerò a usarlo!». Fabiola è sul podio e non sa­ranno certo le punture di picco­le zanzare a offuscare la sua vitto­ria. Lavoratrice indefessa, dopo il successone pensa già al futuro: «Ogni scoperta solleva nuo­ve domande e ogni passo nuovi orizzonti da esplorare. Dobbia­mo essere consci di quanto po­co sappiamo e di quanto c’è an­cora da scoprire».
Lei scaverà ancora, dunque, nei misteri dell’Universo. Ha so­lo cinquant’anni e un futuro roseo davanti a sè. Ma quando si guarda indietro rivede i suoi ge­nitori, una letterata e un geolo­go, che le hanno trasmesso «il ri­gore intellettuale e la serietà». E nel suo cassetto dei ricordi, spuntano le letture rivelatrici al liceo classico, quelle su Maria Curie ma soprattutto su Ein­stein: «Rimasi folgorata dalla spiegazione che aveva dato del­l’effetto fotoelettrico - ricorda -La trovai bellissima».
Inevitabile l’abbandono della cultura greca e latina e l’iscrizio­ne al corso universitario di fisica delle particelle. «Ho scelto fisica perché, nonostante il mio amo­re per le materie umanistiche, volevo trovare una risposta alle domande che da sempre l’uo­mo si pone, sulla sua natura e l’origine dell’Universo. Così ho pensato che questo tipo di studi mi avrebbero permesso di af­frontare alcune di queste do­mande in modo concreto». I suoi studi universitari sono impeccabili. La carriera fulmi­nante. Fabiola non è mai entrata nella schiera dei cervelli in fuga. Dopo la laurea in fisica, ottiene subito un dottorato di ricerca in fisica sub-nucleare. Un anno di attività all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e via al Cern, do­ve vince una borsa di studio per giovani fisici. Parte per Ginevra con l’idea di restarci un paio d’anni ma non lascia più il labo­ratorio, diventa ricercatrice nel Dipartimento di Fisica. Ora, sot­to la sua guida, lavorano miglia­ia di scienziati, in gran parte fisici, provenienti da 38 Paesi di tut­to il mondo. E sono stati proprio loro ad averla scelta come capo nel marzo 2009 per l’esperimen­to-Atlas di cui è stata coordinatri­ce fino a due mesi fa.
Fabiola parla tre lingue ed esce a pieni voti anche da quel lungo e delicatissimo incarico. E la sua immagine femminile l’ha paradossalmente agevolata. «Es­sere donna è percepito come un valore aggiunto da molti dei miei colleghi. Soprattutto i gio­vani trovano più facile discutere con me dei loro problemi profes­sionali e a volte anche di quelli privati».
La fisica ormai è la sua vita. Niente famiglia, niente figli. Re­sta un risicato spazio per lo sport (mezz’ora di jogging al giorno)e per la musica, la sua grande pas­sione. Ha appeso al chiodo il di­ploma di pianoforte ottenuto al Conservatorio, ma non il gusto di ascoltare Schubert e ogni tan­to qualche opera, Il Barbiere di Siviglia, fra tutte. «La musica è una parte importantissima del­la mia vita, è sempre nella mia te­sta, mi accompagna ogni gior­no, fa parte di me». Per la lettura davvero non c’è tempo ma Flaia­no e Elliott sono i suoi autori pre­feriti. Poi c’è la cucina, un altro campo che scimmiotta la fisica perché è un mix di precisione e inventiva. E dove viene premia­ta la manualità, come nella fisi­ca sperimentale. Ma per Fabio­la, la fisica è anche «bellezza e simmetria», e lei paragona lo scienziato a «un detective che se­gue indizi alla ricerca della veri­tà sperando di trovarla. E non è detto che ci riesca».
La scienziata è ormai l’orgo­glio della nostra nazione e lei stessa incoraggia i nuovi talenti. Come quell’universitario di fisi­ca italiano che stava per abban­donar­e gli studi ed è poi diventa­to un ricercatore del Cern grazie al suo sostegno morale. «L’ho fortemente incoraggiato a non abbandonare i suoi sogni per­ch­é avrebbe potuto rimpianger­lo per il resto dei suoi giorni». Fa­biola è ovviamente stra-impegnata in laboratorio e a girare il mondo, ma con le mail trova il tempo di rispondere soprattut­to ai giovani che ne hanno fatto un punto di riferimento. Come donna, cerca di stimolare le al­tre donne. E per quelle che si dedicano alla ricerca chiede più strutture di supporto, a comin­ciare dagli asili nido, perché «so­lo così si può conciliare la carrie­ra scientifica con la famiglia».
I suoi appelli sono indirizzati anche alle istituzioni e ai molti politici quasi indifferenti alle ragioni della scienza: «Non investi­re nella ricerca fondamentale a lungo termine è un suicidio- tuo­na in un convegno - Insieme al­l’arte, la conoscenza di base è ciò che ci differenzia dagli altri animali e ha dei risvolti nella vita di tutti i giorni. Anche se in mo­menti di crisi la via più semplice sembra essere quella dei tagli, la strada da percorrere è un’altra. La ricerca di base porta sempre al progresso».