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 2013  maggio 14 Martedì calendario

L’ULTIMA DI SAVIANO: SI INVENTA LE TELEFONATE

Dopo aver preso troppo sul serio una battuta del suo concittadino Totò, «Tutti siamo capaci a fare, è copiare che è difficile », Roberto Saviano sembra essersi deciso ad accantonare l’arte del plagio (di cui hanno fatto le spese come minimo due suoi colleghi: Giampiero Rossi, ai cui libri Roberto ha ampiamente attinto per realizzare un suo monologo sull’amianto, e Giovanni Tizian, a cui Saviano ha «catturato» interi brani di un saggio sulle ecomafie italiane) per dedicarsi alla pratica dell’invenzione. Pare proprio, infatti, che un episodio raccontato in un vecchio articolo di Roberto in seguito raccolto nel libro La bellezza e l’inferno sia un frutto esclusivo della fantasia savianesca. Il brano in cui l’episodio viene ricostruito è questo: «Inviavo a Felicia gli articoli sulla camorra che scrivevo, così, come per una sorta di filo che sentivo da lontano legarmi alla battaglia di Peppino Impastato. Un pomeriggio, in pieno agosto, mi arrivò una telefonata: “Robberto? Sono la signora Impastato! Non dobbiamo dirci niente, ti dico solo due cose, una da madre e una da donna. Quella da madre è “stai attento”, quella da donna è “stai attento e continua”». Saviano, dunque, avrebbe inviato regolarmente alla madre di Impastato i propri articoli sulla camorra, articoli che la signora Felicia apprezzava talmente tanto da telefonare al loro autore per incitarlo a proseguire, malgrado tutto, nel suo lavoro. Peccato, però, che questa telefonata di cui Saviano avrebbe trascritto testualmente interi passaggi non sia mai esistita. Ciò, almeno, è quanto sostiene con assoluta convinzione la nuora della signora Impastato (moglie di Giovanni, fratello di Peppino), anch’ella di nome Felicia. Secondo la donna, «la madre di Peppino non aveva il telefono e faceva le telefonate tramite me. Non mi risulta che abbia telefonato a Roberto Saviano. Faccio notare che mia suocera è morta nel 2004 e il libro Gomorra è uscito nel 2006» (dichiarazione riportata lo scorso 9 maggio, nell’anniversario dell’uccisione di Peppino Impastato avvenuta nel 1978 per volere del boss Tano Badalamenti dal sito Baruda.net). Tale dichiarazione risale al 14 novembre 2012 ed è depositata agli atti di un procedimento penale originato proprio da una querela il cui promotore è Saviano. Querela che non ha tuttavia avuto l’esito sperato da Roberto. Come riferito pressoché in solitudine dal sito Polisblog.it, il cui articolo (a firma di Mario Lucio) è stato poi meritoriamente rilanciato da Dagospia, il giudice per le indagini preliminari Barbara Càllari ha infatti dato torto a Saviano (il quale ha notoriamente la denuncia facile) in relazione alla querela da lui sporta il 12 gennaio 2011 nei confronti del giornalista (ed ex appartenente alle Brigate Rosse) Paolo Persichetti. Quale sarebbe stata la colpa di Persichetti, secondo Saviano? Avere pubblicato tre anni fa, sul quotidiano Liberazione, due articoli in cui si accennava sia a una diffida inviata all’editore Einaudi da Umberto Santino, presidente del Centro di Documentazione “Giuseppe Impastato” di Palermo, in relazione ad alcune inesattezze storiche presenti, a detta di Santino, nelle pagine del libro di Saviano La parola contro la camorra (edito appunto da Einaudi), sia all’opinione del già citato Santino riguardo alla fantomatica conversazione telefonica tra Saviano e Felicia Impastato, conversazione che anche a parere di Santino non è mai stata effettuata. Il fatto che Persichetti abbia riportato nei suoi pezzi la presa di posizione di Santino sulla telefonata e le di lui critiche nei riguardi di Saviano, accusato di avere sottovalutato ne La parola contro la camorra (a tutto vantaggio del film I cento passi di Marco Tullio Giordana) il ruolo svolto dal Centro Impastato nel combattere l’omertà sull’assassinio del giovane militante di sinistra, hanno indotto l’autore di Gomorra, infastidito anche da alcuni commenti di Persichetti sulle performance savianesche nel programma Vieni via con me, a ricorrere alla querela, nella convinzione di trovarsi di fronte a un attacco «teso a svilire il mio stesso impegno sociale e civile».
Ma, come detto, l’ordinanza del gip Barbara Càllari ha rigettato la denuncia di Saviano adducendo queste motivazioni: «A) La polemica tra Saviano e il Centro Peppino Impastato, relativamente all’attività che avrebbe determinato la riapertura delle indagini sull’omicidio Impastato, è stata (da Persichetti) documentalmente provata. B) Sulla telefonata, Persichetti si è limitato a riferire una diversa ricostruzione della vicenda fondata su fonti attendibili, ovvero le dichiarazioni rese dalla nuora di Felicia Impastato, documentate in atti. C) I giudizi critici espressi nei confronti degli interventi di Saviano nel corso della trasmissione Vieni via con me non trasmodano nell’attacco personale ma sono configurabili nel legittimo esercizio del diritto di critica». Al buon Roberto, insomma, conviene lasciar perdere l’invenzione e tornare al plagio.