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 2013  maggio 13 Lunedì calendario

LE DONNE CHE CAMBIANO IL MONDO SHERYL SANDBERG

Dice che «la vita in uf­ficio » è come un campo minato. E lei da subito ha messo in testa l’elmetto: a ventitré an­ni era alla Banca mondiale co­me economista, a trenta guidava lo staff del Dipartimento del Tesoro nell’era di Bill Clinton, a trentadue era vicepresidente di Google, e nei fatidici quaran­ta è dive­ntata Chief financial of­ficer di Facebook, direttore operativo, in pratica la numero due di Mark Zuckerberg, responsa­bile delle operazioni quotidia­ne che fanno girare l’azienda e prima donna a sedere nel consi­glio di amministrazione della società quotata in Borsa. She­ryl Sandberg, classe 1969, nata a Washington ma cresciuta in Florida, un passato glorioso da studentessa di economia a Harvard, alle spalle una famiglia di ebrei-russi newyorchesi, al fianco un marito medico, nel suo cuore due figli di sette e cin­que anni, è la super-manager del social network che mette tutti in contatto con tutti. Con lei Facebook ha supera­to il miliardo di utenti lo scorso anno, praticamente il 40% del­l’intera popolazione mondia­le, e ha raggiunto i 10 miliardi di profitto. «Voglio fare cose che contano- ha detto al momento della sua nomina-. E Facebook oggi mi dà questa possibilità». I suoi compiti spaziano dal marketing alla raccolta pubbli­citaria alla comunicazione e il suo stipendio raggiunge quota 300 mila dollari al mese: solo nel 2011 Sheryl ha guadagnato 31 milioni di dollari. Un traguar­do impensabile per chi, ai tempi del college, si sentiva dire dai genitori: «Le donne più papabi­li si sposano giovani a un brav’uomo prima che siano tut­ti presi».
Eppure la ragazza prodigio col viso da ragazzina e un passa­to da insegnante di aerobica ne­gli anni Ottanta, quelli del li­ceo, ha deciso che tutto ciò non basta. Vuole fare di più. Di più per il suo Paese e di più per le donne, che in fondo per lei è la stessa cosa. Il suo sogno? «Un mondo in cui gli uomini si occu­pano della casa e le donne delle istituzioni». «Sarebbe miglio­re» dice. Ma niente livore per l’altro sesso. Niente proclami bigotti. Anzi. Mrs Sandberg vuole scuotere l’universo fem­minile più che aggredire quello maschile. «Basta discutere di quello che le donne non posso­no fare. Parliamo invece di quello che le donne possono fa­re».
Anche per questo molte fem­ministe storcon­o il naso di fron­te al lavoro che negli ultimi tempi sta occupando molte delle sue preziose risorse. Lean in, Facciamoci avanti, scrive nel li­bro uscito il 12 marzo (in Italia con Mondadori) e che è diven­tato un manifesto, il suo, per in­coraggiare tante dure lavoratri­ci a tirare fuori quella tenacia che in lei ha fatto la differenza. «Ci siamo adattate, non abbia­mo più osato - dice a proposito del comportamento delle don­ne degli ultimi vent’anni-. Ma quello che è più grave è che abbiamo perso la voglia di arriva­re in cima». È la stessa voglia che a Sheryl non è mai mancata e che ora vorrebbe trasferire ad altre come lei. Perché i numeri contano e lei li commenta sen­za problemi - «nei consigli di amministrazione, così come al­la guida dei governi, il numero di donne è ridicolo» - ma poi ha una ricetta diversa: più che at­taccare il sistema o prenderse­la con l’universo maschile, Mrs Facebook vuole chiamare in causa le donne per tirare fuori la loro voglia di successo, nascosta e anche un po’ repressa da condizionamenti culturali. Voglia di vincere, insomma. «A cominciare- spiega lei - dal­le partite di baseball in cui le mamme accompagnano i fi­gli». Fino al posto di lavoro, do­ve troppe donne rinunciano a priori alla scalata, prima dell’ar­rivo dei figli perché sanno di vo­lerli e dopo perché sanno quan­to è faticoso. Ecco perché Fac­ciamoci avanti è diventato mol­to più che un libro e oggi è un progetto internazionale, con un sito anche in italiano, in cui le donne sono invitate a raccon­tarsi ma sono soprattutto spro­nate a raggiungere i propri obiettivi.
Ed ecco perché molti sono convinti che Sheryl sia appena all’inizio della sua carriera. Da più parti si vocifera che il gran­de s­alto verso un incarico politi­co non sia poi così lontano. D’altronde, quando è arrivato il mo­mento, la signora Sandberg non ha esitato a entrare nel co­mitato per l’occupazione crea­to da Barack Obama e non di­sdegna incontri e discorsi pubblici sul tema che più le interes­sa, la scalata delle donne, che ­tiene a precisare - «non è un favore a noi, ma un bene per le isti­tuzioni». Le critiche? Non la spaventa­no: «C’è bisogno di emozione, rabbia, dibattito». Per questo qualcuno vede in lei una Hil­lary Clinton più giovane, con maggiori possibilità di fronte a sé e soprattutto senza un mari­to tanto importante quanto ingombrante al fianco. L’ultima volta in cui il suo nome è saltato fuori dal contesto Facebook è stata quando di mezzo c’era la nomina del nuovo Segretario al Tesoro Usa. Eppure, inutile na­sconderlo, la voce su una sua possibile corsa alla Casa Bian­ca si fa insistente quanto la sua voglia di spingere le donne a «farsi avanti». Però attenzione. La combattiva Sheryl- alle spal­le un matrimonio fallito appe­na un anno dopo le nozze, quando aveva 25 anni - ci tiene a fare la voce della vecchia zia che ha a cuore le sorti della ni­pote. E che dall’alto della sua esperienza, si raccomanda: «Frequentate ragazzi cattivi, frequentate ragazzi fighi, frequentate ragazzi pazzi. Ma non sposateli e non sposatevi trop­po giovani!».