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 2013  maggio 14 Martedì calendario

TORNANO GLI SBARCHI

Si avvicina la stagione turistica ed è come se Lampedusa, più che scoppiare, si fosse sdoppiata. Al largo delle coste si stanno affollando le carrette del mare. Le strutture di soccorso hanno intercettato 136 profughi l’11 maggio e altri 98 il giorno precedente. Tutti condotti sull’isola, dove il totale è ormai vicino a mille stranieri. E non si sa davvero dove mandarli perché il centro di accoglienza richiedenti asilo di Mineo, in provincia di Catania, dispone di tremila posti letto, di cui 2.980 risultano già occupati. Quello di Trapani è al collasso e gli altri Centri di identificazione e di espulsione sono stati chiusi, ma intanto per i minori non c’è più spazio.
Da un lato c’è l’ottimismo degli operatori turistici ed economici locali, che minimizzano i disagi. Rosangela Mannino, presidente dell’associazione imprenditori di Lampedusa, taccia di «allarmismo» i resoconti e le testimonianze di una parte della popolazione e dei servizi di assistenza, secondo i quali si assisterebbe di frequente ad atti osceni compiuti sulle spiagge da parte di coloro che dovrebbero essere trattenuti nel centro di prima accoglienza. «Certo ci sono gruppi e coppie di stranieri, a volte madri e figli in riva al mare, che fanno il bagno». Non si sa chi li abbia forniti di abbigliamento balneare. Forse gli scafisti o i carcerieri libici o forse se lo saranno portati nel bagaglio a mano. Comunque la settimana scorsa, durante un incontro fra le categorie economiche e il sindaco, Giusi Nicolini, è stato reso noto che «non si possono tenere chiusi perché non sono detenuti ». In realtà, si tratta di persone non ancora identificate, che tuttavia dispongono di una tessera di riconoscimento e tornano al centro soltanto la sera, per dormire dopo aver girovagato per tutta la giornata. «Ma noi continuiamo a prestare loro accoglienza regolarmente, come da vent’anni a questa parte. E la colazione gliela offriamo noi», spiega Mannino, pur ammettendo che «tenerli qui, comunque, è impossibile».
Qui si tratta di assicurare la solidarietà alla comunità stanziale tanto quanto a quella nomade. Per evitare conseguenze nefaste sulla stagione delle vacanze si spera che arrivi al più presto una nave a caricare quei poveracci, che peraltro non possono certo essere tenuti a bordo in attesa che si liberino dei posti letto.
In Comune non rispondono nemmeno alle richieste d’intervista. Sono tutti occupati a chiedere l’intervento della Protezione civile e della magistratura per far fronte all’emergenza trasporti. La lamentela della prima cittadina maschera il motivo reale del suo Sos: «Lampedusa e Linosa sono un pezzo d’Italia isolato e maltrattato sono molto preoccupata per le sorti dell’economia delle mie isole. Per il 50 per cento del tempo non faccio il sindaco, ma dirigo il traffico delle merci da Porto Empedocle a Lampedusa e viceversa, concordando con le agenzie di viaggi se dare la precedenza ai latticini o ai materiali edili, ai pacchi postali o alla carne, alle bombole del gas o ai passeggeri».
A descrivere la situazione in modo più disincantato sono i resoconti degli operatori sanitari che riferiscono di un’emergenza in corso, che coincide con l’arrivo di centinaia di immigrati clandestini. È sufficiente, ci dicono, uno sguardo alle cartelle cliniche del Cara di Mineo, nel quale vengono trasferiti tutti coloro che sbarcano sull’isola maggiore delle Pelagie: la tubercolosi e la scabbia sono le patologie più diffuse fra gli ospiti.
Non che possano fare più di tanto, del resto, al centro di prima accoglienza di Lampedusa. Vi operano in tutto due medici, ai quali spetta il compito di accertarsi delle condizioni di salute di un migliaio di persone. Sono oberati di lavoro, ma fanno il loro dovere. Fra l’altro, è il polo ambulatorio dell’Azienda sanitaria locale a provvedere per ogni necessità e a svolgere il proprio servizio sia per i locali che gli ospiti, che si affollano nella stessa sala d’attesa, aumentando così il rischio di contagio.
La Regione Sicilia intanto tenta di coprire le esigenze più pressanti con il raddoppio dei turni medici, per far fronte all’emergenza in attesa che da Roma il governo centrale decida di mandare aiuti.
Al momento, in condizioni simili, è impossibile svolgere adeguatamente anche soltanto il primo screening sulle persone. Manca qualsiasi sorveglianza sanitaria su chi sbarca. perché, superata la criticità della primavera e dell’estate del 2011, sono state smantellate tutte le strutture di assistenza gestite dal volontariato e dalla Croce Rossa Italiana.
Fra tutti i segnali più o meno inquietanti, ce n’è uno inequivocabile: per venerdì prossimo la stessa Cri ha programmato un’esercitazione a Trapani. Si simulerà un caso di malattia infettiva, per essere pronti a ogni evenienza.
Solo ventiquattr’ore prima, il 16 maggio, è stato convocato un tavolo tecnico fra capitaneria di porto, prefettura, questura e amministrazione comunale per predisporsi ad affrontare una probabile nuova ondata di disperati. Senza dimenticare che si tratta precisamente del collegio elettorale del ministro dell’Interno e segretario del Pdl, Angelino Alfano.