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 2013  maggio 12 Domenica calendario

LO 007 CHE RUBA MILIONI AL VIMINALE

Dieci milioni di euro, rigorosamente pubblici, provenienti dai fondi del Fec, il Fondo per gli Edifici di Culto del Viminale, che finiscono in una banca svizzera amministrata da un sospetto riciclatore dei soldi della camorra e svaniscono nel nulla. I soldi sono stati affidati a Rocco Zullino, nato a Orange in Francia, 50 anni, cittadino svizzero ed Eduardo Tartaglia, 59 anni di San Giorgio a Cremano, produttore cinematografico ma soprattutto cugino del prefetto Francesco La Motta, molto legato a Gianni Letta.
Tartaglia e Zullino sono stati fermati dai pm di Napoli il 7 maggio scorso. Il primo con l’accusa di associazione mafiosa e riciclaggio aggravato dal favoreggiamento della criminalità e il secondo per riciclaggio aggravato. I pm di Napoli Antonello Ardituro e Marco del Gaudio li accusano di avere riciclato 7 milioni di euro del clan camorristico dei Polverino. Mentre intercettavano le loro conversazioni però gli uomini dei Carabinieri di Napoli, guidati dal maggiore D’Aloia, hanno scoperto che i due amici del Prefetto La Motta gestivano anche i soldi del Fondo Edifici di Culto. Dieci milioni di euro del Ministero dell’Interno hanno preso il volo. A parte la loro fine, scandalizza il percorso: un ministero che dovrebbe essere impegnato nella lotta al riciclaggio e alla mafia, spedisce i soldi del Fec nella patria di molti evasori fiscali, per giunta mediante un sospetto riciclatore della Camorra. I pm di Napoli hanno stralciato la questione del Fec e spedito le carte a Roma.
IL PREFETTO LA MOTTA è indagato per peculato e corruzione dal pm Paolo Ielo. I Carabinieri del Ros hanno perquisito la sua casa al Nomentano. Alla Procura di Roma era arrivato nei mesi scorsi anche un esposto firmato dal Prefetto Laura Pria, capo del dipartimento dal quale dipende la direzione del Fec. Una denuncia forse tardiva e che comunque non aveva avuto grande seguito. La Motta ha 63 annni, è da poco andato in pensione dal suo posto di vicedirettore vicario dell’Aisi, i servizi segreti civili. É uno degli uomini più potenti di Roma grazie al suo ruolo di cerniera tra il Ministero dell’interno e il Vaticano. Nelle intercettazioni della P4 si dimostrava intimo di Luigi Bisignani. É Gentiluomo di Sua Santità.
Dal 2003 al 2006, La Motta è stato il capo della potentissima Direzione del Fondo Edifici di Culto, proprietario di 700 chiese confiscate dall’Italia allo Stato della Chiesa. Il Fondo, dispone di molti soldi. E La Motta ha deciso negli anni in cui era capo del Fec di inviarli alla Hottinger in Svizzera, tramite Tartaglia e Zullino. Una simile decisione non poteva prenderla da solo. Nelle intercettazioni i faccendieri parlano anche di altri funzionari del ministero, non indagati. Il 10 aprile del 2012, Rocco Zullino parla con Eduardo Tartaglia delle richieste ricevute dal viceprefetto Mirella Polillo. “La Polillo mi ha chiamato poi Venerdì Santo, no? E mi ha detto che dopo mi ha chiesto si che ha ricevuto la lettera e perchè nel consiglio lei voleva portare direttamente quella del 30 marzo (...) cioè più che altro magari se non faccio io lo specchietto magari mi chiede il saldo almeno ce l’ho”. Il 22 marzo del 2012 si parla invece del viceprefetto Ugo Righini, capo dell’Ufficio Pianificazione e Affari Generali del Fec, e di Roberto Falzone, dirigente bilancio e consultivo del Fec. Falzone avrebbe scritto a Zullino: “Dice colgo l’occasione anche per richiedere anche il versamento dell’utile registrato e poi mi dice di voler riscontrare la nota del 28 febbraio circa i titoli in portafoglio a fine febbraio 2012”.
La svolta delle indagini è arrivata grazie anche a un pentito: Roberto Perrone, detto Paperone. Il 7 febbraio 2013 il pentito parla di Eduardo Tartaglia, indagato per l’affare Ipercoop a Quarto, in Campania, con l’accusa di associazione a delinquere; Perrone racconta del rapporto con Nicola Imbriani, anch’egli affiliato del clan Polverino, e dell’appoggio del prefetto La Motta a Eduardo Tartaglia. Perrone parla anche delle soffiate del Prefetto al cugino. Dice di aver incontrato Tartaglia nel 2008, “in quella occasione, Tartaglia”, sostiene il pentito, “mi fece capire che era necessario stare attenti a far rientrare queste somme in Italia perché aveva appreso che vi erano in corso indagini da parte dell’Autorità Giudiziaria ed, in particolar modo, delle rogatorie, che rendevano complicata l’operazione di rientro. Tartaglia fece particolare riferimento a un suo cugino, Prefetto in Roma, che - grazie alla sua posizione – era riuscito ad ottenere informazioni sulle mosse della Procura in relazione a questa vicenda”.
I PERSONAGGI di questa storia non sono secondari: Rocco Zullino è’ l’amministratore delegato di banca Hottinger ma è anche uno tra gli ideatori della triennale di New York, insieme a Davide Rampello, già presidente della Triennale di Milano, e manager Fininvest molto legato a Marcello Dell’Utri. Eduardo Tartaglia è un produttore, attore e regista. A Napoli intanto l’indagine prosegue. Ci sono molti conti interessanti e alcune posizioni superano i cento milioni di euro. Tanti i conti cifrati con nomi di fantasia come Pluto o Orsa Maggiore. Tartaglia aveva una suite sempre prenotata al Vesuvio, conosceva tanti attori, vip e politici. Ci sono altri soldi pubblici che hanno preso il via della Svizzera. Il palazzo e il jet set a Roma stavolta ballano insieme.