Alec Cordolcini, La Gazzetta dello Sport 14/5/2013, 14 maggio 2013
MISTER X E I MALI DEL CALCIO
È il Mister X del calcio, e da tempo riempie le pagine dei giornali inglesi e non solo. Anche direttamente, come nel caso del Guardian, dove da 2 anni firma una rubrica con lo pseudonimo di Secret Footballer. Il Calciatore Misterioso, il cui libro è stato pubblicato anche in Italia. Il dietro le quinte del mondo del calcio visto da uno che lo frequenta attivamente da più di 10 anni. Mr. X ha deciso di raccontarlo senza filtri. «Solo 20 persone conoscono la mia identità», ha dichiarato al magazine olandese Voetbal International. Domande e risposte via mail, solo una volta ha deciso di fare un’eccezione e intervenire via radio, con voce modulata. «Non sono un ghostwriter ben informato, sono un calciatore di Premier. I colleghi che hanno letto il libro non hanno avuto dubbi: certe cose le può sapere solo chi in Premier League ci ha giocato per anni».
Scommesse a pioggia
Donne, risse, feste, scommesse, eccessi: niente riesce più a sorprendere Mr. X quando si parla di calcio. Il problema più serio? «Il gioco d’azzardo, che col calcio è inseparabile. Oltre la metà dei giocatori che ho conosciuto scommette. Lo fanno per soldi: più ne hai, più ne vuoi. E poi hanno accesso a informazioni che nessun altro possiede. Tutti possono informarsi su infortuni e statistiche, ciò che invece non si sa è chi è andato a ubriacarsi giovedì, chi si è chiuso tutta la settimana in una camera d’albergo con una ragazza o chi ha problemi a casa». La scommessa a volte diventa patologia. «Conosco due del Newcastle che nella loro stanza d’albergo scommettevano forti cifre su quale goccia di pioggia sarebbe caduta per prima dalla parte superiore della finestra. Un mio compagno di stanza invece girava con due portatili, uno collegato a Paddy Power, l’altro a Betfair. Scommetteva su qualsiasi cosa. Fortunatamente alla fine ha avuto l’aiuto di cui aveva bisogno».
La Wag tradita
Un altro chiodo fisso dei calciatori sono le donne. «Tutti conosciamo le Wags. Sono viste come il diavolo, ma molto spesso sono le vittime. Sanno benissimo che tutta la loro vita, dai gioielli alla vacanza a Dubai, dipende dal marito. Conosco la moglie di un collega che un pomeriggio pescò il marito con una ragazzina nel loro letto, uscì di casa senza dire niente, si concesse un paio di ore di shopping, quindi rientrò e gli preparò la cena come se nulla fosse successo». E chi ha gusti sessuali diversi? «I gay nel calcio esistono, è ovvio, ma ufficialmente non ne ho mai conosciuti, anche se sospetto di essermi trovato a un paio di Jägerbomb (Jägermeister e Red Bull, ndr) dall’ascoltare la confessione di un compagno di club. Esiste un’ottima ragione per non fare coming out: i tifosi. La maggior parte si limita a sfottò quasi innocenti, ma l’impressione è che sempre più sia permesso ad alcuni di superare il limite». Coi tifosi il rapporto è di amore-odio. «Non sopporto quando sento dire: sono io che ti pago lo stipendio. È la tv che ci mette i soldi, non tu e il tuo biglietto da 40 euro. Il calcio potrebbe sopravvivere anche con gli stadi vuoti. Perché quel giocatore prende 60 mila euro a settimana? Facile, perché Sky ha appena comprato i diritti tv per oltre 1 miliardo di euro». I calciatori però restano dei privilegiati. «Nessun dubbio. Fuori dal campo tutti vogliono avere a che fare con noi. Molto spesso ci fanno prezzi insignificanti in cambio di un endorsement sul sito web dell’azienda. Come quell’immobiliare che offrì a Beckham una villa a Dubai a prezzo di costo in cambio della sua faccia sul loro sito. Beckham chiese e ottenne che la stessa offerta fosse fatta a tutti i suoi compagni di nazionale. Oggi Sinclair vive in una casa da 8 milioni di euro pagata 700mila».
I bar e le armi
Dal 2002 Mr. X assume farmaci contro la depressione. «Ho passato mesi seduto su una sedia a fissare il vuoto. Senza pillole non mi sarei più alzato da lì. Per molti è difficile capire come possa essere depresso uno che guadagna 10 mila euro a settimana. Ma è una malattia, come il cancro. Se il tuo cervello non funziona in modo corretto, non importa quanto ricco tu sia». Uno dei lati negativi della fama è riuscire a mantenere il controllo. «Non sono un santo, anche se non ho mai superato certi limiti. Alla base degli eccessi dei calciatori c’è un concetto elementare: lo faccio perché posso farlo. Sono stato in tanti bar alla moda e ho assistito a ogni genere di spettacolo. Il locale più incredibile? In Estonia. Era un bar e un poligono di tiro, i camerieri ci portavano cocktail e un menu con ogni genere di arma da fuoco. Sceglievi la foto di un dittatore e…bang!».