Jacopo Iacoboni, La Stampa 14/5/2013, 14 maggio 2013
CASCELLA, DAL COLLE A BARLETTA 2L’IMPEGNO ORA E’ SUL TERRITORIO"
«Napolitano mi ha detto “se ci credi fallo, fai quello che senti di dover fare”». Pasquale Cascella non è piu il consigliere del Quirinale ma il candidato del centrosinistra a Barletta, la sua città. «Qui cominciai la vita politica, col ’68, che a Barletta arrivò con un anno di ritardo, nel ’69. Nella mia formazione si mescolava l’esperienza delle lotte per i braccianti, con l’Università a Bari, quella che veniva chiamata, un po’ ironicamente, l’ecole barisienne, Beppe Vacca, Leone De Castro, Franco Cassano... Una fucina formidabile».
L’ultima tappa sono invece i sette anni al Quirinale. L’immagine simbolo che si porta dietro qual è?
«La prima forse è l’incontro tra le vedove Pinelli e Calabresi. Napolitano voleva, anche coi gesti, ricomporre il quadro morale e politico del Paese. Io nel piccolo vorrei provare a fare lo stesso con Barletta, una città lacerata dalla crisi economica, con la piaga del lavoro nero, con un centrosinistra che s’è sfaldato preda delle faide, non dello scontro di idee. Per Napolitano bisogna mettere fine a ferite come queste, in Italia; e il terrorismo era una delle più simboliche. Facile immaginare cosa possa aver significato quella lacerazione, la vicenda Pinelli, per un uomo come me, formatosi nel ’68...».
L’altro momento cardine qual è?
«Quando il presidente venne a Barletta dopo il crollo in via Roma. La riflessione sulle morti bianche è una vera innovazione introdotta dal Capo dello Stato. Due anni fa gli proposi di fare tappa nella mia città dopo quel crollo, e lui fece di tutto per venire. Andammo in prefettura a vedere i familiari di queste lavoratrici morte lavorando in nero a 5 euro l’ora: vivevano quant’era accaduto come una colpa, per non essere in regola. Il lavoro, disse Napolitano, mantiene dignità sempre, se è svolto con onestà. Diventa un vincolo morale».
E se invece dovesse indicare la giornata politicamente più nera del settennato?
«Sicuramente ce n’è una: quando si sono decise le elezioni anticipate a febbraio. C’era ancora la possibilità di fare una legge elettorale, c’era. Nessuno di noi al Quirinale aveva dubbi sul rischio che votare con quella legge, e in un clima di totale contrapposizione politica e sociale, avrebbe prodotto risultati disastrosi. Il fatto che si sia voluto lo stesso seguire questa strada indica il fallimento di un’intera classe politica».
Non le è mai venuta la tentazione, dopo la rielezione, di ripensarci e restare al fianco del capo dello Stato? Gliel’ha chiesto?
«Lui ha rispettato la mia scelta. Avevo preso un impegno, la politica deve ricominciare dal riscoprire il senso di un legame col territorio e della parola data. Non significa dover spezzare il filo della collaborazione col presidente, una sintonia ultradecennale, che risale almeno al ’92, la presidenza della Camera. A Barletta c’è chi ha fatto polemiche sul candidato calato dall’alto. Diciamo che per fortuna posso guardare, dall’alto, in quali pozzanghere evitare di mettere i piedi. Barletta è una città in cui la politica ha il dovere di chiedere scusa».
Sta dicendo che è più difficile ridare speranza a Barletta che lavorare al Colle?
«In un certo senso sì. Barletta è un simbolo, è la Puglia del mio primo articolo in prima sull’Unità, un lavoratore che s’era ucciso perché accusato dal padrone di aver rubato un orologio, è la città del romanzo storico di D’Azeglio, della disfida, un piccolo caso, certo, ma assurto a grande esempio italiano...».
Già, l’Italia. Il governo Pd-Pdl, oltretutto con un Berlusconi contro i giudici in piazza, non fornisce anche nelle regionali molti argomenti al Movimento cinque stelle?
C’è Berlusconi, certo, che fa quello che fa. Ma purtroppo non è solo il centrodestra. Il richiamo alla responsabilità ha molti inciampi, anche Grillo. La responsabilità è una conquista del giorno dopo giorno».
“«Il Presidente mi ha detto “Se ci credi fallo, fai quello che senti di dover fare”. La politica deve ricominciare dal riscoprire il senso di un legame col territorio. E Barletta è una città alla quale la politica deve chiedere scusa» «La giornata più nera al Colle? Quando si sono decise le elezioni anticipate a febbraio. Le perplessità al Quirinale erano molte Il fatto che si sia voluto seguire quella strada indica il fallimento di un’intera classe politica».