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 2013  maggio 14 Martedì calendario

DALLA NOTTE IN QUESTURA ALLE CENE ELEGANTI

In principio era Ruby Eyek. Con quel nomignolo, a 16 anni, sfilò sulla posticcia passerella del concorso ”Una Ragazza per il Cinema” di Sant’Alessio Siculo. Era il 7 settembre 2009, a presiedere la giuria dell’ambito premio c’era Emilio Fede il quale confessò di essersi commosso «per la triste storia di una giovane egiziana a cui ho garantito un aiuto». Mantenne la parola. E per Ruby, che sperava di poter aprire le porte di Cinecittà, si spalancarono quelle della villa di Arcore.
Sentendo Ilda Boccassini che ricorda quella serata siciliana di fine estate, sembra sia passato un secolo. Invece sono appena tre anni e mezzo, ma così intensi che le sei ore di requisitoria dedicate a ricostruire il «caso Ruby» sembrano insufficienti. Ci sarebbe infatti da raccontare anche la storia politica dipanatasi di pari passo con quella giudiziaria, fino all’adunata di sabato a Brescia, con Berlusconi sul palco che si paragona a Enzo Tortora e un cartello che svetta nella piazza: «Boccassini, basta balle».
La data chiave di tutta la vicenda è il 27 maggio 2010. Ruby è in Questura per accertamenti, il milieu delle feste di Arcore va nel panico. Una prostituta brasiliana, Michelle Coincecao, avverte il Cavaliere che si adopera in prima persona, parla coi funzionari di polizia dicendo che la ragazza «è nipote di Mubarak», riesce a farla consegnare alle cure della Coincecao e di Nicole Minetti. Per Ilda Boccassini è il punto più critico. E più grave. Tanto da valere cinque anni di carcere.
CENE ELEGANTI E BURLESQUE

Il rimanente anno di carcere (in tutto sono sei quelli chiesti dal pm) riguarda ciò che avvenne nel villone del Cavaliere prima e dopo il 27 maggio. E cioè quelle che secondo il padrone di casa erano «cene eleganti» o tutt’al più «spettacoli di burlesque», e per alcune partecipanti «un puttanaio». E’ Ruby la prima a parlarne coi magistrati. Lo fa mentendo, come sovente le accade: «Ci sono stata tre volte». Invece da febbraio a maggio 2010 c’è stata quattordici volte, talvolta fermandosi anche per l’intero week-end. Ha fatto sesso con lui? L’accusa è convinta di sì, la difesa giura di no.
La nipote di Mubarak viene interrogata in gran segreto a luglio 2010 dopo che l’eco della controversa nottata in Questura è giunta in Procura per mano di alcuni agenti indignati dal trattamento di favore riservato alla ragazzina. I resoconti di questa minorenne di «furbizia orientale» (copyright Boccassini) danno l’abbrivio a intercettazioni, verifiche, e a tutto ciò che viene raccolto in 27 mila pagine del fascicolo processuale.
Tutto rimane riservato per qualche mese. A ottobre 2010 Berlusconi è impegnato ad arginare il turbolento addio del «traditore Fini» alla sua maggioranza quando le prime indiscrezioni svelano all’Italia il mondo del bunga bunga. Che è fatto di aspiranti attrici, show girl in erba, mantenute di alto lignaggio, ma anche di «disperate da favelas» (copyright Nicole Minetti). Allietano le notti del Cavaliere, chi dice semplicemente cantando e ballando, chi sostiene elargendo prestazioni sessuali .
IL MONDO DELLE OLGETTINE

Sia come sia, il Cavaliere le omaggia di lauti compensi. Buste di duemila, cinquemila euro. Gioielli. Particine in tv. Un bell’appartamento nell’ormai celeberrimo condominio di via Olgettina. Per le più fortunate - che sono pure testimoni al processo - un fisso mensile. A tenere i contatti fra loro e Arcore sono la Minetti, Emilio Fede e Lele Mora, ora sotto accusa per favoreggiamento della prostituzione. I cordoni della borsa invece li tiene il ragionier Spinelli a cui il Cavaliere da sempre affida la gestione del suo argent de poche.
Personaggio misterioso, il ragioniere, tanto da essere poi vittima di un rapimento lampo (ottobre 2012) dai contorni oscuri. Quando diviene pubblico il ruolo di Spinelli, il caso Ruby diventa anche un caso politico. Siamo a gennaio 2011, l’indagine esce definitivamente dal cono della riservatezza, la Guardia di Finanza va a perquisire il suo ufficio, ma nessuno apre: «Questi locali sono nelle pertinenze del Presidente del Consiglio, che gode dell’immunità».
Sono due mesi roventi, la Procura chiede al Parlamento di perquisire «le pertinenze del Presidente» e invia il fascicolo delle indagini alla Camera. Poche settimane dopo viene chiesto il «giudizio immediato», il 31 maggio 2011 la prima udienza del processo. Ma più che le cronaca delle udienze, fanno notizia le battaglie fuori dal Tribunale, i legittimi impedimenti, le malattie che tengono il Cavaliere lontano dall’aula, le mobilitazioni di piazza. Fino a quella dell’11 marzo scorso quando i neoeletti del Pdl invadono Palazzo di Giustizia e Ilda Boccassini - così racconta durante la requisitoria - si sente «come smarrita».