http://invisiblearabs.com/?p=5637, 13 maggio 2013
Non c’è dubbio. Il modo in cui il pubblico ministero Ilda Boccassini ha spiegato il comportamento di Ruby Rubacuori, al secolo Karima el Mahroug, al processo contro Silvi o Berlusconi è un catalogo perfetto e (quasi) completo degli stereotipi sul mondo arabo
Non c’è dubbio. Il modo in cui il pubblico ministero Ilda Boccassini ha spiegato il comportamento di Ruby Rubacuori, al secolo Karima el Mahroug, al processo contro Silvi o Berlusconi è un catalogo perfetto e (quasi) completo degli stereotipi sul mondo arabo. Anzitutto per quella frase (“furba, di quella furbizia proprio orientale delle sue origini”) che sta spopolando da ore sul web, con tanto di audio per seguire per bene le parole del pm di fronte ai giudici di Milano. Un vero e proprio catalogo degli stereotipi, dunque. Perché non c’è solo la presunta furbizia orientale, presa di mira da molti, su internet, non foss’altro perché il Marocco – terra di origine di Karima al Mahroug – è a occidente dell’Italia. La questione dei punti cardinali, però, sarebbe il meno, perché il Marocco è assimilato, e giustamente, a quella cultura orientalista che ci portiamo appresso non da anni, ma da secoli. Gli arabi sono furbi, dunque Karima al Mahroug è furba. In fondo, non ci si dovrebbe sorprendere che sia ‘nipote di Mubarak’, perché nel clichè c’è tutto. Anche il fatto che, in Italia, si possano mettere assieme egiziani e marocchini. Per inciso, se un marocchino parlasse nel suo arabo nazionale, il darija, con un egiziano, il povero egiziano capirebbe ben poco… Sono, però, le altre frasi che mi hanno colpito, più di quella sulla “furbizia”. I genitori di Karima al Mahroug “sono persone umili che non riescono a tenerla a freno”. Dunque, le umili origini indicano la capacità o meno di tenere a freno una ragazza minorenne che, poi, “sfrutta intelligentemente […] a proprio vantaggio l’essere straniera ed essere figlia di musulmani”. Figlia di musulmani. Cosa significa? Ilda Boccassini lo spiega subito dopo. “In un contesto sociale come quello italiano in cui l’integrazione non riesce a inglobare due culture diverse”, ci sono “ragazzi e giovani che vogliono non essere soffocati da una cultura di origine diversa da quella occidentale”. Dunque: la cultura di origine (araba e musulmana assieme) è per forza di cose sempre soffocante, mentre quella occidentale – o per meglio dire, italiana – è liberatoria. Pensavo che ci fossimo liberati di questi stereotipi, e che riuscissimo a guardare la realtà araba con occhi più attenti, senza fare di tutta un’erba un fascio. Proprio in una giornata normale, in Italia, dove a scorrere le notizie di cronaca si inciampa, a ogni passo, su accadimenti non proprio sintomo e segnale di una cultura che libera le donne e le difende. A Caserta – a sud – un uomo ha preso a calcio la donna che diceva di amare, sembra per gelosia, e le ha fatto perdere la milza. A Milano – a nord – un ex fidanzato ha sequestrato la sua ex ragazza, l’ha pestata, l’ha mandata – anche in questo caso – in ospedale. Forse, prima di ritrarre una cultura diversa come costituzionalmente arretrata e soffocante, dovremmo occuparci di noi. E cercare di leggere i comportamenti per quello che sono: comportamenti di cui gli individui sono responsabili, prima delle culture e delle fedi. Karima al Mahroug poteva essere descritta come una ragazza difficile, che i genitori non riuscivano a seguire non perché “di umili origini”, ma perché ognuno, e ognuna, ha il carattere che ha. Poi, sulla cultura tradizionale, patriarcale, maschilista di molte parti dei paesi arabi si può ragionare, condannando il tanto che c’è da condannare. Ma non in un’aula di tribunale in cui si deve giudicare un uomo (italiano) accusato di aver fatto sesso con una ragazza minorenne (marocchina). Gli stereotipi e i clichè vanno stigmatizzati sempre, perché le generalizzazioni non fanno bene a nessuno. Proprio a nessuno. E rischiano, peraltro, di sminuire i contenuti più importanti, come quelli del processo a Berlusconi.