Antonio D’Orrico, la Lettura (Corriere della Sera) 12/05/2013, 12 maggio 2013
L’AMATRICIANA E’ MEGLIO A FINE PASTO
Probabilmente state leggendo questo articolo mentre è mezzogiorno, più o meno, di domenica. Ora perfetta per i consigli culinari. 1) Quando fate gli spaghetti al pomodoro mettete «il basilico intero, con gambo e tutto, a tre quarti della cottura del sugo». E ricordatevi di toglierlo quando è pronto.
2) I bucatini all’amatriciana non mangiateli come primo «ma alla fine di una cena in cui magari non si è esagerato nel bere e nel mangiare». Ne avrete «una soddisfazione quasi mistica». 3) Massimo rispetto per l’insalata che esalterete con un olio di noci (al posto del tradizionale olio extravergine d’oliva). 4) Non dimenticate che le polpette hanno qualcosa di mitologico. 5) Non sottovalutate mai l’uovo al tegamino e mettete il sale sul fondo della pentola e mai sopra l’uovo. I cuochi sono diventati invadenti e onnipresenti come accadde agli stilisti (eccetto il mio prediletto Romeo Gigli) e, successivamente, alle archistar (eccetto il mio prediletto Renzo Piano). La televisione, come fa con quasi tutti (eccetto il mio prediletto Montalbano), li ha resi particolarmente antipatici. Il più antipatico di tutti risulta Carlo Cracco, autore di questo libro e dei consigli che vi ho testé fornito. Un amico fraterno che è andato l’altra sera a cena da Cracco mi ha assicurato che è, invece, molto simpatico. A giudicare dalla passione e dalla felicità con cui ha lavorato a questo libro, non stento a crederlo.
Per finire una cosa letteraria. C’è un passo bellissimo di Gadda in cui, per descrivere un personaggio femminile triste e smorto, dice che aveva gli occhi vuoti di chi non ha mai mangiato una bistecca dal Troia (il Sostanza, detto il Troia, è una delle più antiche trattorie fiorentine). Oggi di quel personaggio si potrebbe dire che ha gli occhi di chi non ha mai mangiato il «Musetto di maiale fondente con pomodori verdi e scampi» di Carlo Cracco.
Antonio D’Orrico